Un viaggio di nozze all inclusive

STORIE DI COLOMBE AL TEMPO DEL COVID

Solo una pandemia poteva riportare tanti volontari di Operazione Colomba in Italia.
Una condivisione “fisica” che si è interrotta, uno strappo doloroso e inaspettato, che mai avremmo scelto.
Abbiamo cercato di trasformare anche questo dolore in speranza, rimanendo vicini, in tutti i modi possibili, alle persone che accompagniamo e proteggiamo in diversi conflitti nel mondo, cercando di dare sempre voce al loro grido nonviolento di pace e giustizia.
Ma si è “Colombe” sempre, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi.
E una Colomba non riesce a stare a guardare di fronte ai bisogni degli ultimi, siano essi vittime delle guerre, della povertà o di un virus.
Per questo tanti di noi hanno scelto di agire.

La Pace si costruisce anche attraverso la solidarietà, i legami di comunità, la risposta all’urgenza dell’umanità ferita.
Abbiamo così deciso di raccontare le storie di Colombe al tempo del Covid: azioni realizzate attraverso realtà differenti in contesti diversi, ma tutte unite dall’esperienza formativa e sul campo di un Corpo Civile e Nonviolento di Pace.

Pubblichiamo sul sito di Operazione Colomba il primo racconto, di Christopher e Anna.
Le successive storie verranno pubblicate esclusivamente sulla nostra pagina facebook.

UN VIAGGIO DI NOZZE ALL INCLUSIVE

Ci siamo sposati il 28 settembre 2019 a Rossano Veneto, un paesino in provincia di Vicenza, e desideravamo fare un viaggio di nozze speciale. Anna, mia moglie, come Servizio Civile all’estero con la Comunità Papa Giovanni XXIII, ed io come volontario.
La destinazione sarebbe stata la Bolivia con partenza prevista per fine marzo 2020.
Perché questa scelta? Anna sentiva la voglia di mettersi in gioco, di sporcarsi le mani e finalmente, al termine degli studi, aveva il tempo per poter vivere questa esperienza. Io la Comunità la conosco dal 2010, grazie al Servizio Civile in Zambia, al tempo trascorso come volontario in varie strutture di accoglienza in Italia e successivamente all’esperienza di tre mesi in Colombia con Operazione Colomba; sentivo che sarebbe stato un viaggio molto ricco per il nostro cammino di coppia grazie alle persone che avremmo incontrato lungo il percorso.
Era da poco iniziata la formazione dei Caschi Bianchi (Servizio Civile all’estero) quando è scoppiata l’emergenza Covid-19, perciò ciascuno ha dovuto far rientro presso il proprio domicilio. Inizialmente abbiamo cercato di restare “positivi” e speravamo che tutto si sarebbe risolto in tempi brevi. Quando però i numeri dei contagi sono cominciati ad aumentare e l’emergenza si è fatta più seria, abbiamo realizzato che non avremmo potuto prendere l’aereo e partire per il nostro viaggio in Sud America. In quei giorni ci interrogavamo spesso su come avremmo potuto dare il nostro contributo in quel momento di totale smarrimento. Poi una mattina inaspettatamente arriva una chiamata da un “agente di viaggi” particolari: un responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII ci chiama per proporci di andare a vivere per un periodo all’Hotel Royal di Cattolica. La proposta era allettante: albergo vicinissimo alla spiaggia e camera con terrazzo vista mare, l’unico dettaglio era che l’albergo per un periodo di tre mesi avrebbe ospitato persone malate di Covid-19 dimesse dagli ospedali ma impossibilitate a fare l’isolamento domiciliare in attesa dei due tamponi negativi che ne attestassero la guarigione. Il nostro compito sarebbe stato quello di gestire l’albergo insieme ad altri cinque ragazzi, prenderci cura degli ospiti pur non avendo contatto diretto e rimanere in auto-isolamento all’interno dell’hotel per tutta la durata del servizio.
Dopo un breve confronto abbiamo scelto di preparare i bagagli e partire per questa “particolare” luna di miele; un sì per quanto mi riguarda dettato anche dallo spirito di Operazione Colomba e da quanto vissuto nella Comunità di Pace in Colombia. Infatti la cosa che più mi ha colpito di quell’esperienza in Centro America è stata la forza di quelle persone nel rimanere saldi nei valori in cui credono, la prontezza e la velocità con cui reagiscono alle situazioni più emergenti.
Ormai siamo qui da due mesi e mezzo, le giornate scorrono veloci, scandite dai compiti che ciascuno di noi deve svolgere.  Con attenzione e con le dovute precauzioni siamo qui e ce la stiamo mettendo tutta per fare sentire gli ospiti il più possibile a loro agio, a volte basta poco: il rito del caffè dopo pranzo, un gelato servito a sorpresa, una chiacchiera scambiata dal balcone.
Per non dimenticarci che nonostante tutto è il nostro viaggio di nozze, io ed Anna cerchiamo comunque di ritagliarci dei momenti per noi e dal nostro terrazzo vista mare ci fermiamo ad ammirare il tramonto, sperando che a breve si torni alla normalità.