BBC: I bambini intrappolati dalle vendette di sangue albanesi

bbc albaniaAnche la BBC si occupa del fenomeno delle vendette di sangue. Riteniamo che sia importante raccontare questo fenomeno  fare informazione ma anche pressione sulle istituzioni perché collaborino con la società civile per eliminare questa piaga dall’Albania. I volontari di Operazione Colomba supportano le famiglie coinvolte nel fenomeno e cercano di collaborare con le istituzioni per questo cambiamento.

Di seguito la traduzione dell’articolo

“I bambini intrappolati dalle vendette di sangue albanesi”

di Andrew Hosken e Albana Kasapi, da The World Tonight, BBC Radio 4, 12 November 2017.
Si dice che la vendetta sia un piatto che vada servito freddo e in Albania può essere servito molto freddo infatti. Dispute note come vendette di sangue possono durare generazioni, risucchiandovi discendenti che non hanno nulla a che fare con l’offesa o l’omicidio iniziale.
Nonostante abbiano un’origine risalente nel tempo, le vendette di sangue restano forti anche oggi, con 68 famiglie nella regione di Scutari, nel nord dell’Albania, attualmente impossibilitate a lasciare le proprie abitazioni per tale motivo.
Siamo andati a trovare Niko, un ragazzo di 13 anni, nel suo minuscolo villaggio nel nord dell’Albania, Niko è definito “in sangue”, in altre parole sotto minaccia di morte per presunti “crimini” commessi addirittura prima che fosse nato.
Niko vive con i suoi nonni anziani ed è in pericolo ogni volta che esce di casa. Dozzine di altre famiglie nella regione settentrionale di Scutari vivono anch’esse in una sorta di arresto domiciliare virtuale autoimposto, temendo per le proprie vite.
Siamo stati trasportati via terra e via barca a trovare Niko nella sua comunità isolata dalla sua maestra Liljana Luani. La signora Luani è specializzata nell’insegnamento a “bambini in sangue” a casa loro. La vendetta di sangue pretende che non lascino le loro case, nemmeno per andare a scuola.
Le regole alla base della vendetta di sangue sono state codificate in una raccolta di leggi, chiamata Kanun, che risale al XV secolo. Il Kanun aiutava a mantenere l’ordine nella vita delle tribù dell’Albania settentrionale, in particolare durante la sua annessione all’impero Ottomano.
Ma la signora Luani ci ha detto che si è spesso abusato del nome del Kanun da parte di chi era coinvolto nelle vendette di sangue.
“Se seguissero le regole del Kanun… non ucciderebbero bambini e donne. Ma oggigiorno non vengono seguite né il Kanun, né le leggi dello Stato”, ha spiegato.
“E’ successo che siano state uccise donne e siano stati uccisi bambini. Penso che le autorità statali che si occupano del rispetto della legge debbano fare di più e che non stiano lavorando adeguatamente”.
La faida che coinvolge la famiglia di Niko iniziò subito dopo la profonda crisi economica causata in Albania dal collasso dei cosiddetti schemi piramidali di vendita. Il caos condusse al collasso della fiducia nelle istituzioni statali e giudiziarie.
La famiglia si trovò invischiata in una controversia sulla terra con una famiglia di un villaggio vicino. Un membro della loro famiglia uccise uno dei vicini. Questo portò ad altre faide e controversie relative alle comunità limitrofe.
Di conseguenza, nessuno dei genitori di Niko vive nella casa di famiglia, lasciando che fossero i nonni a crescerlo, accanto alle abitazioni delle altre famiglie coinvolte nella faida.
La signora Luani ci ha detto che Niko sa poco della faida. “Sente le altre persone parlare di tutti i problemi relativi alla faida. E tutto ciò che fa è stare lì in silenzio. Ma si vede che è molto arrabbiato. Sa di essere “in sangue”, come si suol dire, e che la sua vita è in pericolo e deve stare molto attento”.
Il colonnello Gjovalin Loka, capo della polizia della regione di Scutari, ha riferito che sta facendo tutto il possibile per prevenire e indagare sulle vendette di sangue.
“Abbiamo svolto intense indagini sui casi di possibili omicidi come conseguenza delle vendette di sangue”, ha detto. “E siamo intervenuti dopo aver ricevuto informazioni che c’erano i indizi preparatori di una violazione della legge”.
Il colonnello Loka inoltre lamenta che le persone stanno abusando del Kanun, aggiungendo: “Diverse persone lo stanno interpretando secondo quanto fa loro comodo. Non viene applicato correttamente. Oltretutto, oggi abbiamo le leggi moderne dello Stato albanese – che sono in accordo con la normativa europea – ed è tempi di abbandonare il Kanun. Il suo posto è solo negli archivi.”
E’ opinione diffusa che le riforme in corso delle istituzioni statali e giudiziarie dovranno avere successo affinché la vendetta di sangue sia estirpata dalla vita albanese.
Il dottor Olsi Lelaj, ricercatore all’Istituto di Studi di Antropologia sociale e Arte di Tirana, la capitale dell’Albania, ci ha detto: “Non è una questione di avere istituzioni statali forti, quanto piuttosto di avere istituzioni statali giuste. E’ un problema di giustizia e una giustizia che è condivisa collettivamente”.
Nel frattempo, la signora Luani continua a preoccuparsi del futuro di Niko.
“Penso che questo sia un problema che può essere risolto da tutti noi. Lavoro molto anche con i genitori, particolarmente con le madri di questi bambini perché le madri sono coloro che insegnano e trasmettono ai loro figli la tolleranza, il perdono e come perdonare e lasciar andare, e non continuare il ciclo della violenza”.
(Nel riquadro centrale)
Le vendette di sangue in Albania:
– “Gjakmarrja” significa presa del sangue: la faida. “Hakmarrja” è l’obbligo di togliere la vita per ristabilire un torto precedente, per salvaguardare l’onore.
– Leggi orali che regolano la vendetta di sangue risalgono fino all’Età del Bronzo. Il Kanun risale alla fine del XV secolo.
– Il Kanun è diviso in 12 sezioni e aiutava a regolare la vita delle tribù nell’Albania del Nord.
– 1945-1991: la dittuatura comunista soppresse il Kanun e il suo codice d’onore. Chi prendeva parte alle vendette di sangue veniva giustiziato o incarcerato in campi di lavoro.
– 1997: la crisi economica causata dagli schemi piramidali condusse a diffusi disordini sociali. Il Kanun tornò in auge.
– IL governo albanese riforma le istituzioni statali e i tribunali e spera che questo porti al declino delle vendette di sangue.
– La polizia arresta chi commette vendetta e indaga sugli omicidi per faida, portando a processo i colpevoli.