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Un popolo cammina contro le vendette di sangue

Dieci anni fa si concludeva a Tirana la marcia Marcia Internazionale per la Pace “Një Popull Lëviz Për Paqen, Kundër Gjakmarrjes” “Un popolo cammina contro le vendette di sangue” in Albania organizzata da #OperazioneColomba assieme alla società civile albanese.
In quei giorni Sara scriveva:

Marcia per la pace contro le vendette di sangue
Albania 22 giugno – 1 luglio 2014
10 giorni di marcia da Bairam Curri a Tirana.
Circa 130 km percorsi a piedi.
Hanno marciato con noi 200 albanesi tra giovani, anziani, famiglie.
2700 firme raccolte per l’appello contro la violenza.

Decine di autorità locali ci hanno accolto e ascoltato. Abbiamo incontrato centinaia di persone durante la marcia, gli abbiamo lasciato messaggi di pace, riconciliazione, speranza. Ho vissuto una Colomba che vive e vivendo porta la vita. Vive scegliendo non solo di vivere con chi è costretto in un conflitto ma per questi si mette in moto, è energia creatrice che crea a volte spazio, altre trampolini di lancio, altre un’alternativa concreta. Abbiamo percorso il nord dell’Albania, da italiani, dicendo che eravamo lì per la pace per il popolo albanese, per proporre il perdono come alternativa alla vendetta di sangue. Questo movimento, insieme all’impegno concreto chiesto alle Istituzioni e alle storie raccontate di altri popoli coraggiosi, è creatore di vita. Le facce di chi ci incontrava erano a volte scettiche, altre curiose, molte cambiavano espressione in un sorriso deciso, come a dirci “eccovi, stavamo aspettando un’alternativa, che alla violenza venisse dato un nome preciso”. Ancora una volta scopro quella presenza umile, quel farsi accanto che genera movimenti: diminuisce la paura e cresce la speranza. Piccoli movimenti che generano grandi cambiamenti.

Una porta sempre aperta

Il ritorno in Albania è stato tanto atteso, dopo la pandemia.
Rivedere una terra che ti è entrata dentro e scrutarla in costante cambiamento, le sue città in perenne trasformazione per stare al passo con un’Europa disorientata. E anche se il clima è mutato in questi ultimi anni, ho ritrovato lo stesso sole forte di sempre, quel calore che brucia la pelle e la nuca.
Un calore che ho provato durante tutti gli incontri di questi giorni: dall’emozione di ricongiungerci ai nostri amici e collaboratori con cui per anni abbiamo costruito il progetto contro le vendette di sangue in Albania, all’ansia di riabbracciare i membri delle famiglie di cui, con Operazione Colomba, ci siamo presi cura per molto tempo nel nord del Paese. (altro…)

Tornare in Albania

Temevo che tornare in Albania avesse il sapore nostalgico del fuori sincrono, fuori tempo, fuori fuoco. Invece significa riconoscere i luoghi, i profumi, le ombre dei palazzi e le buche per la strada. Il ponte di Bahcallek con la tekke bektashi verde acqua ci danno il benvenuto, sotto lo sguardo del castello Rozafa. L’imponente cattedrale cattolica e la moschea bianca circondata dal verde sono sempre a guardia dei due capi della zona pedonale di Scutari.
Non c’era percorso per andare a trovare le famiglie che avevamo conosciuto, che avessimo dimenticato: dove abitavano, com’era il cancello di ingresso, che cosa piantavano di solito nell’orto a primavera. Sono passati quasi quattro anni e ci sembrava di averli salutati il giorno prima.

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Nemico comune

Il Sole 24 Ore riporta che dall’inizio dell’epidemia in Albania sono morte 34 persone.
Solo il 4 giugno in una cittadina vicino a Tirana sono morti due giovani fratelli.
Uccisi.
Ma non dal corona virus.
Uccisi da un altro ragazzo.
Uccisi per un male micidiale che non dà scampo alla meravigliosa terra delle aquile. (altro…)

Anche durante la pandemia dovuta al Covid-19, la vendetta non si placa.

Anche durante la pandemia dovuta al Covid-19, la vendetta non si placa. In Albania, solo questo mese, tre uomini sono stati ammazzati per questioni legate a faide passate. Nel 2012, durante una manifestazione contro la pratica della vendetta di sangue, i volontari di Operazione Colomba paragonarono metaforicamente questo fenomeno a un virus poiché la mentalità da cui scaturisce può diffondersi rapidamente e può provocare una scia di morte senza fine.

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