Report attività Febbraio 2017

report febbraio per blogoSituazione Attuale

Questo mese la polizia albanese è riuscita a fare numerosi passi avanti rispetto alle indagini che riguardano un caso di hakmarrje (omicidio per onore) iniziato nel 2016. Il conflitto è scoppiato ad Elbasan e i protagonisti sono due clan. Questa guerra tra famiglie ha comportato l’uccisione di 5 persone e il ferimento di altre 7. I risultati delle indagini non sono stati resi del tutto noti, ma sembra che uno dei principali autori dei crimini sia stato identificato. Questo fatto lascia sperare che le indagini possano chiarire anche altri atti di vendetta. Inoltre, all’inizio di febbraio, in Kossovo un uomo di Tropoja ha investito con l’auto 3 persone, uccidendone una. Durante i funerali, la famiglia del ragazzo ha deciso di perdonare l’autista e la sua famiglia per evitare l’escalation del conflitto. Il gesto distensivo compiuto denota come le usanze tradizionali possano essere ancora utilizzate per evitare il proseguimento delle faide.

Condivisione, lavoro e novità sui volontari

Frequentando quotidianamente le famiglie in vendetta, abbiamo modo di constatare sempre più spesso come il nostro intervento sia prezioso non solo per mediare i conflitti, ma anche per altri motivi. Per esempio, abbiamo effettuato diversi incontri con una psicologa per decidere come intervenire in una situazione di violenza domestica causata dalla dipendenza dall’alcol del capofamiglia.
Inoltre, alcune visite di monitoraggio ci hanno permesso di continuare a seguire la situazione di vendetta di un giovane richiedente asilo in Italia.
Questo mese abbiamo anche sostenuto la difficile situazione socio-sanitaria che stanno attraversando due famiglie in vendetta, attraverso accompagnamenti in ospedale destinati ai loro figli. Le visite hanno avuto lo scopo di favorire l’ottenimento di un contributo economico a due bambini che, oltre a vivere in condizioni critiche per il problema della vendetta, si sono visti revocare l’aiuto statale. Durante l’accompagnamento le due mamme si sono incontrate e si sono confrontate, sia sulla loro situazione di vendetta, sia sulle rispettive condizioni di vita. Ne è sorto così un interessante scambio di opinioni e ne è scaturita una profonda empatia.
Il confronto e la solidarietà nascono anche attraverso lo sport. Per questo abbiamo organizzato una partita di calcetto tra il gruppo di ragazzi in vendetta che seguiamo e i giovani della Comunità terapeutica della Comunità Papa Giovanni XXIII. Lo sport serve anche a creare maggiore relazione con i volontari presenti in progetto. A tal proposito, ringraziamo Anna per il suo affetto e le parole di coraggio che hanno scaldato le case delle nostre famiglie negli ultimi tre freddi mesi invernali in Albania. Grazie anche a Sara e Giulia, che continuano a ritornare nella loro casa albanese, nonché a Daniele e Mirjona, che, ritornando nel progetto, continuano a portarlo avanti.

Rapporto con le istituzioni e lavoro in rete

Siamo stati contattati da un delegato del Ministero della Giustizia che sta cercando di fare chiarezza sul fenomeno delle “vendette di sangue” e sul rilascio dei certificati che attestano l’appartenenza a famiglie in vendetta. Notiamo che c’è interesse istituzionale su questo fenomeno e pertanto potrebbe essere il momento giusto per fare nuovamente pressione sul Parlamento albanese e per portare a implementazione la legge del 2005 sulla creazione di un Consiglio di Coordinamento contro il fenomeno della “vendetta di sangue”.