Luglio 2015

SITUAZIONE ATTUALE

In Albania, nel mese di luglio, si sono verificati alcuni episodi di hakmarrje che hanno visto il ferimento di alcuni uomini per diversi motivi tra cui i principali: la proprietà della terra, il pagamento di alcuni debiti e il rispetto dell’onore. A questo proposito, spicca un caso avvenuto in Italia, vicino Pesaro, in cui due giovanissimi albanesi hanno ucciso a coltellate un loro coetaneo connazionale per questioni sentimentali legate all’onore – ancora una volta, una delle cause principali della vendetta di sangue: link1, link2, link3, link4, link5, link6. Un caso di dubbia gjakmarrja, invece, è quello avvenuto a Struga, in Macedonia, ove è stato ucciso il vice direttore dell’ufficio delle imposte da alcuni colpi d'arma da fuoco partiti da un’automobile in corsa: link7.
Sul fronte delle evoluzioni della giustizia statale, si nota un generale inasprimento delle pene previste per chi commette omicidi legati alla gjakmarrja; in un caso di vendetta avvenuto nel villaggio di Fushë-Krujë (Albania centrale), che ebbe origine nel 1991, la Procura ha chiesto la condanna all’ergastolo degli accusati di omicidio: link8, link9, link10.
Continuano a essere molti i cittadini albanesi richiedenti asilo politico all’estero a causa della vendetta di sangue (link11), evidenziando che si trovano in pericolo di vita; tra le numerose richieste, ve ne sono alcune volte solo ad aggirare le severe leggi sull’immigrazione degli Stati Europei (link12, link13).

CONDIVISIONE E LAVORO


Anche questo mese è proseguito il lavoro con le famiglie coinvolte nel fenomeno delle vendette di sangue. Nello specifico, menzioniamo la realizzazione di alcuni interventi ad hoc per casi più urgenti. Un cruento caso di hakmarrje avvenuto nel mese di giugno e uscito anche sui maggiori quotidiani albanesi, ha visto i volontari impegnati nel tentativo di trovare soluzioni immediate ed efficaci per proteggere i membri delle famiglie più a rischio. Questa azione ha portato l'equipe a confrontarsi con diverse realtà associative in loco per cercare di costituire un network di appoggio atto a trovare rimedi creativi alla situazione.
Un altro caso urgente, riguardante una situazione di violenza domestica che si ripete da diverso tempo e sempre legata al problema della vendetta di sangue, ha spinto i volontari ad intervenire in modo repentino per cercare di offrire ai membri della famiglia colpiti diverse strade per uscire da tale condizione.
Sempre all'interno delle attività con le famiglie, procede poi l'azione di mediazione mirata al raggiungimento di un riavvicinamento tra due nuclei familiari fortemente legati tra loro. Il conflitto che li vede coinvolti rimane molto acceso nonostante il lutto si sia verificato diversi anni fa. I volontari hanno cercato attraverso il dialogo e l'incontro con alcuni parenti delle vittime di abbassare il livello di tensione tra le parti e di realizzare proposte che permettano loro di incanalare positivamente il dolore provato.
In questo senso si segnala anche la prosecuzione del percorso di superamento della rabbia e del dolore nei confronti di una madre a cui è stata uccisa la figlia adolescente per motivi di vendetta nonostante non fosse toccata direttamente dalla faida.
Questo tipo di percorso è stato portato avanti anche questo mese in un'altra situazione conflittuale: un padre e una madre che hanno subito l'uccisione del figlio di 20 anni. Anche il fratello di quest'ultimo è stato coinvolto in tale attività. Se con i genitori l'intervento si è basato soprattutto sull'impiego dell'ascolto attivo, del dialogo e dello sviluppo dell'empatia, con il loro figlio ci si è concentrati invece sul suo coinvolgimento, della moglie e della figlia in alcune attività ricreative e di riflessione.
Questo mese sono state poi realizzate anche diverse visite di monitoraggio nei confronti di famiglie in cui il problema della vendetta rimane ancora cruciale. La vicinanza dei volontari ai membri di questi nuclei ha permesso non solo di rimanere aggiornati sulla reale situazione di conflitto, ma anche di portare un po' di gioia e di speranza in queste realtà. Per esempio è stata una sorpresa  positiva venire a sapere che alcune delle donne in vendetta, che hanno partecipato alle attività  di Operazione Colomba, hanno iniziato da diversi mesi corsi professionali di cucina, cucito e parrucchiera.
In vista dell'imminente realizzazione del campo estivo a Tropoja, che avverrà la prima settimana di agosto, luglio è stato dedicato alla preparazione delle attività previste. Il campo estivo a Tropoja verrà quindi effettuato per il quarto anno di seguito e avrà come tema “la costruzione di un futuro di pace in Albania”. Le donne, gli uomini, gli adolescenti e i bambini dei villaggi di Tropoja saranno coinvolti in attività ludico-ricreative contenenti riflessioni sul tema della pace e della riconciliazione. Le attività del campo permetteranno ai volontari di rafforzare la loro presenza in loco e di incrementare la vicinanza alle famiglie colpite dal fenomeno. Per preparare questo lavoro e monitorare la situazione prima dell'inizio del campo estivo, i volontari di Operazione Colomba hanno trascorso qualche giorno a Tropoja, cogliendo l'occasione per far visita alle famiglie vittime del fenomeno delle vendette di sangue.
Oltre a cercare di accompagnare e sostenere le famiglie in vendetta su un percorso di perdono e superamento della rabbia, Operazione Colomba lavora anche su un livello istituzionale. Nel mese di luglio i volontari, infatti, hanno incontrato l'Avvocato del Popolo per affrontare insieme  tre temi importanti. Il primo riguarda i nuovi casi di vendetta esplosi nel corso del mese in Albania; il secondo riguarda il tentativo di far pressione sul Governo albanese affinché implementi e renda effettiva la Legge n. 9389/05 che prevede l'istituzione di un Consiglio di Coordinamento per la lotta contro il fenomeno delle vendette di sangue; il terzo riguarda la campagna di sensibilizzazione lanciata da Operazione Colomba in occasione delle elezioni dei sindaci albanesi in tutte e 61 le municipalità del Paese, avvenute a giugno. L'Avvocato del Popolo si è mostrato molto disponibile e collaborativo e ha promesso di registrare un appello video nel quale inviterà i sindaci a partecipare attivamente alla campagna e ad impegnarsi nella lotta contro il fenomeno.
E a proposito di campagna... La campagna “Un popolo contro le vendette di sangue” prosegue a gonfie vele. Dopo l'elezione dei sindaci albanesi, avvenuta il 21 giugno, i volontari di Operazione Colomba hanno deciso di proseguire la campagna e tenere monitorato il lavoro dei 61 sindaci neo-eletti. Durante la campagna elettorale, Operazione Colomba ha interrogato i candidati sulla questione delle Vendette di Sangue, chiedendo quale fosse il loro impegno per far sì che il fenomeno venisse eliminato. Il questionario è stato riproposto a tutti i sindaci eletti e la campagna prosegue con l'obiettivo di fare pressione anche alle istituzioni locali affinché intraprendano una strategia dedicata a combattere la vendetta di sangue.
Sul fronte delle buone notizie bisogna annoverare le attività del Gruppo Ragazzi che regalano sempre grandi emozioni e soddisfazioni. All'inizio del mese di luglio è stata realizzata una gita al mare a Durazzo con i membri del gruppo. La gita ha permesso di consolidare i rapporti tra i partecipanti, di divertirsi insieme e di riflettere sulle attività svolte quest'anno. Il feedback è stato fortemente positivo da parte di tutti, cosa che spinge i volontari a destinare sempre maggiori energie in questo meraviglioso percorso. Inoltre, il Gruppo Ragazzi ha partecipato a ben due incontri pubblici, durante i quali hanno presentato il cortometraggio da loro realizzato e parlato apertamente di vendetta di sangue, perdono e riconciliazione. Gli incontri pubblici sono poi stati rielaborati durante una riunione del gruppo nella quale ci si è soffermati molto sulle emozioni, su come ci si sente prima, durante e dopo gli incontri. Infine, i ragazzi del gruppo hanno sfidato a calcetto i ragazzi della Comunità Terapeutica di Nenshat. Una partita emozionante di cui nessuno conosce il risultato, terminata con una allegra cena tutti insieme.
Come sempre, anche questo mese, si è svolta la consueta manifestazione contro le vendette di sangue. Il 12 luglio i volontari di Operazione Colomba hanno coinvolto la popolazione di Scutari utilizzando un proverbio albanese che recita: “Ciò che facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano non esisterebbe”. La popolazione di Scutari  ha quindi voluto compiere un gesto simbolico fermandosi a riempire un bicchiere di acqua su cui era scritta la parola “pajtimi” (riconciliazione) e rovesciandolo in un bidone trasparente sovrapposto ad un cartellone contenente la cartina geografica dell'Albania graduata. In questo modo, ogni passante ha avuto la possibilità di dimostrare il proprio impegno personale per la riconciliazione nazionale. Maggiore era il numero di bicchieri d'acqua versati nel bidone, maggiore era il livello di riconciliazione desiderato in Albania, rappresentato fisicamente dal livello di acqua che poco alla volta si alzava. Il bidone è stato riempito fino all'orlo e la manifestazione ha avuto grande successo.

VOLONTARI


Il mese di luglio è stato ricco di nuovi arrivi. Il primo luglio è arrivato Matteo, già coinvolto negli anni passati nel progetto di Operazione Colomba come volontario di Progetto Colomba, in Trentino, per sostenere le attività del campo estivo a Tropoja.
Dopo qualche giorno, è venuto come ogni mese Fabrizio, coreferente dall'Italia del progetto di Operazione Colomba in Albania. Il suo apporto e la sua lunga esperienza  in Operazione Colomba sono sempre elementi di forte arricchimento per il progetto.
Inoltre ringraziamo Laura, ex volontaria di Operazione Colomba, per aver scelto di trascorrere con la sua famiglia qualche giorno insieme ai volontari per conoscere il progetto, le sue attività e la realtà delle vendette di sangue. A dare nuova forza ed energia al gruppo e al progetto sono poi finalmente arrivati Angela, Alessio e Paolo, tre ragazzi in servizio civile presso il progetto di Operazione Colomba in Albania. Le loro precedenti esperienze e la loro pregressa conoscenza di Operazione Colomba saranno utili basi per affrontare un anno di progetto. All'interno del mese di luglio, dopo un brevissimo stacco di una settimana sono poi rientrate anche Sara, volontaria di lungo periodo in Albania, e Giulia, coreferente del progetto dall'Italia. A fine luglio, è arrivato poi a dar man forte Franco, volontario che già da qualche anno dedica parte delle sue ferie estive al progetto in Albania. Di seguito sono poi arrivate Carmen e Federica, volontarie di Progetto Colomba venute a sostenere il gruppo nella realizzazione delle attività del campo estivo a Tropoja. A tal proposito, è tornato a trovarci Padre Gianfranco Testa, il cui sostegno nella zona di Tropoja sarà di fondamentale importanza per continuare a “seminare” pace e riconciliazione. Sono poi passati a trovarci un gruppo di volontari di diversi progetti di Operazione Colomba: Sara, Marco, Jovan ed Elena. Riserviamo loro un ringraziamento per la piacevolissima visita. Infine, vanno ringraziati i giovani del Gruppo Ragazzi, ormai presenza attiva e costante delle attività del progetto nonché le ragazze del Convitto delle Suore di Ravasco, volontarie attive nel sostenere le manifestazioni mensili. Un ringraziamento speciale va anche a Francesca K., che da anni supporta tutte le attività di sensibilizzazione condotte da Operazione Colomba.