Dicembre 2016

SITUAZIONE ATTUALE

Nonostante gli anni di carcere fatti per omicidio, un uomo e la sua famiglia vivono autoreclusi in casa a Tirana da sedici anni. Anche se la giustizia ha fatto il suo corso, quest’uomo teme che la vendetta possa continuare e, per paura, costringe i suoi figli a stare chiusi nella propria abitazione. Il ricorso alla giustizia privata non dipende solo dal mal funzionamento della giustizia statale, ma anche dalla mentalità diffusa secondo cui il sangue si deve “lavare” con altro sangue. A Scutari, questo mese, un uomo è stato ucciso con due colpi di arma da fuoco mentre si trovava all’ingresso della città con sua moglie. La polizia brancola nel buio e, al momento, le piste più seguite sono due: un conflitto con altre persone o un regolamento di conti dato che la vittima era stata in carcere per furto. In entrambi i casi, si tratterebbe di vendetta.
Questo mese, però, è stata anche festeggiata la fine di un conflitto tra due famiglie in vendetta che hanno scelto di riconciliarsi. La riconciliazione ufficiale è avvenuta attraverso l’intervento dell’Arcivescovo di Scutari e si è tenuta per la festa di San Nicola, evento molto sentito dalla cittadinanza.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

In questi mesi, in cui il numero di volontari è esiguo, si cerca di essere il più presenti possibile e di far visita alle famiglie che seguiamo, in particolare per gli auguri per le feste e per un’azione di monitoraggio. Approfittando del compleanno di uno dei minori in vendetta e delle feste natalizie, abbiamo cercato di far sentire il nostro calore e il nostro sostegno.
Abbiamo organizzato una partita di calcetto a cui hanno preso parte i ragazzi in vendetta che seguiamo e un volontario che ha dato prova di grande agilità. I partecipanti si sono divertiti ed è stato un importante momento di svago per loro.
Questo mese abbiamo accompagnato una signora con le sue due bambine a trovare il marito, che si trova in carcere a causa di un omicidio che ha coinvolto il suocero della sorella del marito. Con noi è venuta anche la madre della signora, che ci ha raccontato di aver perso il marito da giovane per vendetta e che, nonostante abbia allevato tre figli da sola, decise di perdonare la famiglia avversaria. Convinta della sua scelta, ha detto che la vita passa troppo in fretta per non perdonare.
Con la “consulenza” di un membro della Associazione Papa Giovanni XXIII, abbiamo redatto la bozza di una lettera che pensiamo possa facilitare la riconciliazione tra due famiglie in vendetta che vivono nelle montagne. Ci ha dato mandato il fratello di colui che ha commesso l’omicidio: la lettera servirà a chiedere scusa alla famiglia che ha subito il lutto. Pur sapendo che il percorso di riavvicinamento è lungo e che questo gesto non è sufficiente a placare il dolore della famiglia della vittima, appena diciottenne, speriamo che possa essere un altro dei semi di pace per mediare il conflitto.
Molte famiglie a cui abbiamo fatto visita per le feste ci ritengono parte della loro, e per questo ci hanno accolto molto calorosamente nell’ultimo periodo di festa del mese.
Infine, siamo stati contattati da una nuova famiglia in vendetta, originaria delle montagne del nord del Paese, che a breve conosceremo.

Rapporto con le Istituzioni e lavoro in rete

Abbiamo redatto un Report volto a documentare l’evoluzione dei casi di vendetta all’interno delle carceri. Il nostro lavoro di ricerca e di informazione sul fenomeno continua e continuerà ad essere diffuso a livello europeo. In questo modo, le Istituzioni Internazionali e gli avvocati che tutelano i Diritti Umani potranno avvalersi di fonti aggiornate. La collaborazione con i volontari dell’associazione “Ambasciatori di pace” ha permesso a una decina di bambini in vendetta di partecipare alla festa di Natale da loro organizzata. Il rimando delle famiglie è stato molto positivo.
Ringraziamo profondamente per il fondamentale aiuto Anna, Giulia, Daniele, Martina, Mirjona e Sara che anche questo mese hanno condotto le attività con passione.