Mischiare le lacrime

Libano/Siria

Quando un volontario torna a casa deve spesso fare i conti con le esperienze e le emozioni che i mesi di condivisione portano con sé. Quando sei sul campo non c'è sempre il tempo per elaborare, si cerca di decodificare i sentimenti, tenerli in un angolo del cuore per poi comprenderli una volta a casa, con calma. Almeno per me è sempre stato così.

Ieri ho riletto questo testo, scritto in un momento molto difficile della mia presenza in Libano e durante "l'assedio finale" di Aleppo. Vivere questa vicenda al campo, a fianco di chi Aleppo la chiama ancora casa, tra le lacrime, è stata dura: leggere i dispacci, vedere le fotografie, scorrere i messaggi degli amici rimasti là... Che altro potevo fare io, se non abbracciarli e mischiare le mie lacrime con le loro? Ho sempre tentato di essere forte, di portare un sorriso, un po' di spensieratezza, un po' di musica per ballare insieme. Poi una sera una nube grigia si è posata anche sui miei pensieri e ho scritto questo. Lo sento ancora molto mio perché condividere significa anche soffrire insieme per poi rialzarsi. Sempre insieme.
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Ho gli occhi della rabbia; la penna calca come uno scalpello; ho voglia di urlare.
HO VOGLIA DI URLARE, perché oggi ho solo spalle pesanti e pensieri cupi; mi fa male la schiena a raccogliere i cocci.
Fare esperienza della nonviolenza insegna a trasformare la rabbia in energia creativa, ma come molti sentieri che la vita ci propone, anche questo è tortuoso e in salita; stasera ho deciso di accogliere anche questa debolezza e lascio che sia la musica dal volume che quasi fa male a zittire queste voci. Stasera mi lascio urlare dalla musica per difendere il mio silenzio; per difendere e godere di quest'ora di energia distruttiva.
A vivere in una tenda prima o poi ci si sente come un leone in gabbia e allora non puoi far altro che ballare dentro la tua testa, ballare di brutto, rimandando indietro le lacrime che da un pezzo non servono più e poi si sa, i duri non piangono.
Non mandi via nemmeno le mosche ce ti mangiano la faccia, perché non vale la pena di combattere contro nulla stasera, tanto alla fine vincono sempre loro. Sono di più e sono più forti.
Quanto vorresti uscire ed urlare, ma nessuno le ascolta le tue urla. Come quella volta che ti hanno sparato addosso o come l'altra volta, quando ti hanno detto che quello che stavi urlando non era vero.
Eppure hai tutte le ragioni per urlare; non ti conviene nemmeno provarci ad elencarle perché sai che non basterebbero tutti i fogli del mondo per dar loro dimora. Nemmeno la Ragione ha una casa di questi tempi.
Sai che sei vivo per miracolo, come un gatto dalle 7 vite, ma a te basta questa di vita e stasera, forse, è pure troppo.
E allora vai sopravvissuto, fatti urlare dalla musica e balla dentro fino a non riuscire più a respirare, perché stasera questa vita che ti senti regalata merita di essere spremuta di tutto il suo dolore.

P.