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AL SUMUD – RESILIENZA صمود. Resiliente è colui che il mondo piega ma non riesce a spezzare. / Manaal è una donna che pensa di essere stata svuotata di tutto, ma che continua a lottare anche se non ne ha più nessuna voglia. Qui in Libano non c'è la pace che speravano di trovare, la paura e le fatiche continuano anche senza gli aerei militari sulla testa. Piange spesso, lei, ma piange anche di commozione parlando di come gli aiuti più significativi li riceva da alcune famiglie del nostro campo. "Perché è successo tutto questo al popolo siriano?" chiede Omar, suo marito. La più difficile delle domande, chissà quante volte gli rimbomberà nella testa. Forse è risuonata ancora più forte quando ieri mattina alcuni libanesi di un'Associazione, affermando che in Siria non ci sia più la guerra, gli hanno chiesto perché siano venuti fino a qua. Sono in tanti a fare questa domanda, anche in Italia, e deve proprio fare l'effetto del sale su una ferita. A volte viene da gente che genuinamente non ne conosce la risposta, altre invece da chi ha la presunzione di saperlo e si mette dalla parte di chi bombarda, uccide e tortura. Manaal e Omar avrebbero potuto rispondere vomitando tutta la loro rabbia ed il loro dolore, avrebbero potuto parlare delle atrocità che hanno visto durante il massacro, della paura che hanno i loro figli la notte quando sentono il rumore dei tuoni. Forse l'hanno fatto, ne hanno tutto il diritto. Ma la risposta più semplice è che loro vogliono ancora vivere, anche dopo essersi trovati faccia a faccia con la morte. In ogni tenda ammaccata, garage umido o casa in costruzione, c'è un'umanità che si rifiuta di arrendersi al proprio destino, che chiede ancora vita, pace e dignità. (Tel Abbas, Akkar, Libano). / Fotografia di Luca Cilloni