Dalla parte del più debole

E' cominciata con la proposta da parte del governo di rendere reato la clandestinità: chi si occupa di immigrazione sa che questo reato non scoraggerebbe nessuno disposto a rischiare la vita per cercare fortuna in occidente e scappare dalla povertà.
Poi la proposta di invadere (il termine è un po' forte? allora trovatene uno migliore, a me sembra appropriato) le città italiane con l'esercito italiano: per ora piccole cifre, se la cosa funziona e piace il numero può crescere, allo scopo di affrontare problemi come immondizia e immigrazione.
Poi è stato decretato lo stato di emergenza sulla questione rom.
Poi si è proposto di  schedare con impronte digitali i bambini rom, per ovviare al fatto che vivono in condizioni terribili e sono costretti a chiedere l'elemosina.
Riuscite a vedere un tratto comune in queste proposte? A me pare che sia il fatto di risolvere i problemi con la forza e di utilizzare questa forza contro le categorie che meno sanno difendersi.
Mettete insieme i vari pezzi: avrete un clima di ostilità e sospetto crescente verso i poveri,  si legittima la violenza, si rende di fatto sempre più difficile la convivenza.
La convivenza è difficile, chiede attenzione, fatica,  desiderio di mettersi in discussione, è un arte. La forza ha solo il fascino della semplificazione: non risolve i problemi e produce dipendenza.
E' solo un enorme balla: non si può evitare la fatica del dialogo e del rapporto con chi è diverso da noi, se non a prezzo di non essere più umani.
Nel dubbio io ribadisco che voglio stare dalla parte del più debole, non di chi usa la forza, di chi odia, di chi ha paura.
K