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Corpo Nonviolento di Pace della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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IN PRIMO PIANO



Cosa succede nell’Egeo: saprò ancora soffrire?

  • Emergenza Confini
  • 05 Dicembre 2023

Siamo arrivati da poche settimane in Grecia e abbiamo già ricevuto notizia di tre respingimenti nelle acque dell’Egeo, tra Grecia e Turchia. Le poche informazioni che abbiamo, grazie al lavoro dell’organizzazione Aegean Boat Report, ci dicono di un primo respingimento due settimane fa di 41 persone, tra cui più di 20 bambini al largo dell’isola Chios, della morte di una donna durante i soccorsi di un barcone, e infine di 23 persone di origine afgana che sono state picchiate, torturate e respinte al largo di Lesbo.
La frequenza con cui avvengono questi eventi rischia spesso di normalizzare il fenomeno e di rendere queste violazioni del Diritto internazionale la norma, piuttosto che un reato. La visibilità e la copertura mediatica di questi fenomeni ormai si riduce all’impegno delle ONG presenti sul campo, il cui lavoro viene sempre più ostacolato dalle forze di polizia greche e dalle autorità, che spesso negano questi avvenimenti.

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La meraviglia che si compie

  • Emergenza Confini
  • 25 Novembre 2023

Ci sono una donna eritrea, una coppia afghana, una donna kenyana, una coppia italiana che vive da 10 anni ad Atene e una volontaria che vive con loro da due anni, tre volontari/e del progetto Corpi Civili di Pace e un numero imprecisato di bambini e bambine con l'energia di un tornado.
No, non è l'inizio di una classica barzelletta ma la scena a cui ho assistito questa sera, nella Casa Famiglia di Atene.
Qui basta qualche coscia di pollo e un po' di musica trash per unire mondi solitamente lontanissimi e per far sentire le persone migranti solitamente indesiderate, desiderate.
"Desiderare: dal lat. desiderāre, comp. di dē- ‘de-’ e un deriv. di sīdus -ĕris ‘stella’; propr. ‘smettere di guardare le stelle a scopo augurale’, da cui ‘sentire la mancanza’, quindi ‘desiderare’." (Garzanti linguistica).
Ecco stasera, mentre tutti insieme ballavamo felici per salutare Fajza, la ragazza afghana che domani partirà, mentre la vedevo farsi i selfie con Janine, donna eritrea con cui ha condiviso una casa, pensavo che per queste persone è un dono anche la nostalgia. Pensare che dopo la partenza ci sarà qualcuno che parlerà di te, qualcuno che farà vedere le tue foto, qualcuno a cui mancherai, dona dignità e umanità. Soprattutto dopo mesi, anni, di soprusi, di violenze e umiliazioni.

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Un passo indietro

  • Palestina/Israele
  • 14 Novembre 2023

Quando faccio un passo indietro non sto perdendo contro l’occupazione. Me lo devo scrivere, per imprimerlo nella memoria.
I bambini di Tuba, gli shebab e i palestinesi ne hanno fatti di passi indietro, ma non si sono mai arresi. Per attuare una resistenza bisogna avere pazienza e lungimiranza. Fare un passo indietro per poi un domani farne mille avanti. Perché ne servono mille per riprendersi quella strada. Ma serve che si facciano nel giusto momento.
I soldati l’altro giorno ci hanno minacciato di fermare i bambini che stavano scortando. Li scortano per accompagnarli a scuola, per proteggerli dai civili israeliani che li attaccano con pietre, bastoni e coltelli.
Dovevamo spostarci, fare un passo indietro; esattamente un passo dietro al muretto, quello che segna il “confine di Havat Ma’on”, la terra dei coloni. Quel passo indietro ha un significato profondo, vuol dire che quella terra, libera e palestinese, vogliono che diventi un arido pezzo della colonia, pieno di razzismo e violenza. Rabbia, frustrazione e impotenza. Ma i bambini la scuola la devono raggiungere, devono studiare, devono fare quel passo avanti con la gamba che da anni l’occupazione cerca di amputare: l’istruzione, il gioco, la socialità.

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Diario

  • Palestina/Israele
  • 14 Novembre 2023

Martedì 10 ottobre 2023.
Volevo scrivere questo pezzo da un po', ma non ho avuto tempo.
Ecco cosa fa l'occupazione, non ti lascia tempo per scrivere, pensare, sognare, perché vivi nell’incertezza.
Non sai cosa accadrà tra una settimana, ma neanche domani.
Come quando le “colombe” si sono svegliate con gli attacchi da Gaza verso Israele, ed è stato subito un correre.
Correre per andare a filmare coloni armati fino ai denti che minacciano e dettano legge, o soldati che caricano e picchiano, perché sono arrabbiati con i palestinesi, come se tutti avessero premuto il grilletto o lanciato razzi.
E anche tu, volontario, sei visto peggio perché sei con loro che sono considerati tutti terroristi.
I livelli di tensione non sono mai stati così alti; coloni e soldati sono ciechi di rabbia e odio, e al villaggio se ne stanno già vedendo gli effetti. I campi sono stati danneggiati da coloni con il bulldozer, molto materiale è stato sequestrato e volano proiettili di avvertimento se ci si avvicina alle proprie terre.

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Non c’è tempo!

  • Palestina/Israele
  • 07 Novembre 2023

Giovedì 28 settembre 2023.
Sono tornata frastornata da questo viaggio incredibile in Palestina, come quando si riemerge in superficie dopo un’immersione in mare e finalmente si torna a respirare a pieni polmoni. I pochi giorni del viaggio sono stati così pieni e intensi che mi è sembrato che le giornate durassero 48 ore e che la mia vita scorresse al doppio della velocità normale.
Ma del resto in Palestina – a dispetto della cultura che si perpetua generazione dopo generazione, al ritmo lento delle tradizioni – la vita quotidiana scorre velocissima: ogni giorno potrebbe essere l’ultimo per calcare il suolo del proprio uliveto, o per abitare la propria casa, o per pregare nella moschea sotto casa. Non c’è tempo per stare a piangersi addosso: la vita è adesso, e ciascuno sa benissimo che per garantirsi il mantenimento dei propri Diritti – per quanto già molto compressi – dovrà fare la sua parte, che sia un ragazzino che va a scuola, o un anziano che vuole solo raccogliere le olive nel proprio giardino.
Ho avuto la fortuna di incontrare chi ha deciso di sfidare questa situazione e per questo corre come un atleta; qualcuno batte lo scorrere accelerato degli eventi in velocità, qualcun altro in resistenza, qualcuno in strategia, come un pugile intelligente che studia le mosse altrui per prevenire il colpo fatale sul ring.

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