Sembra che faremo questo viaggio, sembra che sia tutto organizzato, sembra che ci faranno passare la frontiera tra Libano e Siria… sembra.
Ma io ancora non ci credo.
E quindi mi concentro su ogni attimo presente, senza aspettative, solo sul qui e ora.
Poi però arriviamo davvero alla frontiera e veramente dopo poco siamo su un’auto che viaggia a velocità sostenuta in territorio siriano, sulla strada che arriva a Damasco.
Inizio a realizzare che siamo davvero entrati, comincio a commuovermi, mi mancano le parole.
Ma la potenza di quel che sta accadendo mi travolge quando arriviamo in un quartiere periferico dell’affascinante capitale siriana, e dal balcone ci guarda, ci saluta e ci corre poi incontro la nostra amica siriana.
In quell’abbraccio scoppiamo a piangere: siamo davvero qui insieme, nella tua Siria, nella vostra Siria, che tanto vi è mancata e tuttora manca a tantissime compagne e compagni di strada, una strada per me, che sono straniera, lunga 10 anni.
“Non ci credo, non ci credo, stiamo sognando? Dammi un pizzico, pizzicami che forse mi sveglio”. Ce lo ripetiamo il primo giorno e questa frase ci accompagnerà per tutta la settimana, tanta è l’incredulità che davvero a parole è molto difficile da consegnare.
Lei è da due giorni a Damasco, è stata qui per una conferenza sulla giustizia di transizione in Siria, ma non metteva piede nella sua terra da 13 lunghi anni.