In Cile un’attivista Mapuche è scomparsa misteriosamente in circostanze sospette, riaccendendo il dibattito sulla persecuzione dei difensori delle terre ancestrali. La sua comunità chiede giustizia, mentre le indagini procedono tra silenzi e incertezze.

 L’8 novembre 2024, Julia Chuñil Catricura, leader e attivista Mapuche di 72 anni, esce di casa in cerca di alcuni animali insieme al suo cane Cholito, su una collina nei pressi di Máfil, Regione de Los Ríos, nel centro-sud del Cile. Da allora di lei non si hanno più notizie.

Julia Chuñil è la Presidente della comunità indigena Putraguel, dove si è distinta per la sua lotta per i Diritti ambientali, in particolare per la protezione di circa 900 ettari di foresta nativa. Proprio la difesa della terra della sua comunità le è valsa numerose minacce e vessazioni, andate avanti per anni. Come riportano numerose testate locali, il terreno rivendicato dalla comunità Putraguel è stato, infatti, oggetto di contesa con un imprenditore locale interessato alla vendita del legname, discendente di uno dei più noti coloni tedeschi del XIX secolo, nonché beneficiario del processo di acquisizione delle terre sotto la dittatura di Pinochet.

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Intervento della delegazione APG23 alle Nazioni Unite durante il dialogo interattivo con il Meccanismo di esperti sul diritto dei popoli Indigeni sul tema "Leggi, politiche, decisioni giudiziarie e altre misure adottate dagli Stati per raggiungere gli obiettivi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni".
Per vedere tutti gli interventi: https://webtv.un.org/en/asset/k18/k1849bhm3y

Intervento della delegazione APG23 alle Nazioni Unite alla tavola rotonda annuale dedicate ai Diritti dei popoli Indigeni dal tema "Leggi, politiche, decisioni giudiziarie e altre misure adottate dagli Stati per raggiungere gli obiettivi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli Indigeni" durante la 57° sessione del Consiglio dei Diritti Umani.
Per vedere tutti gli interventi: https://webtv.un.org/en/asset/k19/k19m9xl7lf

di Giuseppe Santaguida
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Il Cile è un Paese di 18 milioni di abitanti. Al suo interno vivono 10 minoranze etniche ufficialmente riconosciute dalla Ley Indigena 19.253, ma non dalla Costituzione. Secondo un censimento del 2017, esse rappresentano circa il 12,8% della popolazione. Tra queste, la più numerosa è quella dei Mapuche. Il Wallmapu è il territorio ancestrale di questo popolo, che in passato comprendeva i territori della parte centrale del Cono Sur, attraverso gli attuali stati di Cile e Argentina: dal fiume Limarí, fino all’arcipelago di Chiloé, dalla Provincia di Buenos Aires fino alla Patagonia. Tuttora, in Cile questo territorio corrisponde alla cosiddetta “Macrozona Sur”, che comprende le regioni del Biobío, Araucania, Los Riós e Los Lagos. Questa macroregione è tradizionalmente segnata dal “conflitto mapuche”, un conflitto di lunga data che vede le comunità indigene contrapporsi quotidianamente agli interessi di molte aziende private e allo Stato cileno. Nella loro millenaria storia, i Mapuche hanno dovuto resistere a diversi tentativi di invasione. I primi furono gli Inca, che non riuscirono mai ad espandere il loro impero a sud del fiume Biobío. In seguito, gli Spagnoli cercarono di invadere i territori a sud in cerca di metalli preziosi. Anche in questo caso, i Mapuche opposero una fiera resistenza, tra le più eroiche mai attuate nelle Americhe, costringendo gli invasori europei a rivedere le loro pretese. Raggiunta la sua indipendenza, la Repubblica del Cile decise di mettere fine una volta per tutte alle aspirazioni di libertà di questo popolo, attraverso una campagna militare che verrà definita “Pacificazione dell’Araucania”.

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