
Qui nel progetto in Grecia, in queste prime settimane ricche di incontri, di scambi di sguardi e di silenzi, ho ripensato molte volte alle parole della poesia di Pablo Neruda: “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati”.
Mi ritornano in mente ogni volta che andiamo al campo di Ritsona o di Malakasa, e vedo le mura di cemento e il filo spinato che delimitano lo spazio, sento l'odore dell'industria chimica che volteggia nell'aria e vedo le guardie all'ingresso che osservano con attenzione ogni spostamento.
Sono sempre stata convinta, e lo sono ancora di più oggi che porto una vita in grembo, che il dono della vita sia una cosa grandiosa, un urlo di gioia verso una nuova dimensione, dove tutto prende una nuova forma, un nuovo rumore, un nuovo odore e un nuovo colore, impariamo pian piano a conoscere questo immenso mondo e a capire le sue magiche dinamiche.
Non siamo mai soli in tutti questi passaggi, veniamo aiutati a nascere dalle mani sicure di un'ostetrica, poi accolti dagli abbracci caldi della nostra famiglia e cresciuti da un'intera comunità educante, insomma crescere è un grande lavoro e una grande impresa.
Qui in Grecia, nel sud dell'Europa, all'interno di un campo per richiedenti asilo è ancora così magico nascere?