Una sconfitta costosa? Almeno fosse l'ultima...

 

Un conflitto è doloroso.
Fa male perché ci costringe a vedere qualcosa che in noi non vogliamo riconoscere, qualcosa che è violento e va cambiato; ci costringe a vedere quanto siamo incapaci di relazionarci con l'altro. Ma è anche una grande possibilità: rompe la mia verità, che mi dava sicurezza, ma in cambio mi spinge a cercarne una più viva; ci schioda da qualcosa che chiamiamo vita e invece a volte è solo ripetizione esangue.

Un conflitto, ad esempio quello che l'Italia ha in corso con la libia, ci dice cose spiacevoli del nostro paese: che abbiamo armato per lunghi anni un governo immorale e violento come quello di Gheddafi e che ora armiamo i ribelli, per altro responsabili, pare, della morte di centinaia di civili.

Li riforniamo, in segreto, ipocriti come siamo, di armi provenienti dalla guerra tra croati e serbi del '92, utilizzando addirittura i traghetti civili tra la Sardegna e Civitavecchia, tutto coperto dal segreto militare. Questo conflitto ci dice che siamo pronti ad uccidere per il petrolio (quante vittime? Segreto). Ci dice che mentre tagliamo i fondi alla sanità e alla scuola spendiamo, per il bombardamento sui libici (parole del Ministro degli Esteri italiano: “durerà solo qualche giorno”... è cominciato il 20 marzo) almeno 47 milioni di euro al mese. Un caccia Eurofighter ci costa 61 mila euro l’ora, un missile Harm o uno Storm Shadow dai 200 ai 300 mila euro, l’uno, (un solo missile, che serve solo ad uccidere e distruggere, costa più del bilancio annuale di tre progetti di accompagnamento e protezione nonviolenta dell'Operazione Colomba...).

Naturalmente le cifre vere non le sapremo mai, menzogna e guerra vanno d'accordo. Inutile. Immorale. Costosa. Superata. Spudoratamente bugiarda.

Fonte di nuovo odio verso l'occidente. Insomma, se abbiamo ancora un cuore, una coscienza, questa guerra ci dice di cambiare strada.

K.