Credere


Credere, cioè fidarsi.
Sospendere il dubbio e, su qualcosa, impegnarsi.
Credere, cioè scegliere di attuare quel che sento vero e essere ateo rispetto al resto, a quel che si dice, che è normale, prudente, tradizionale.
Credere, non aver paura di essere quel che sono, anche se controcorrente.
Anche se ci credo solo io.
Anche se è più politically correct il cinismo e la sufficienza o chi si rassegna ad una vita di quieta disperazione.
Non sto parlando di una religione però!
Parlo di un futuro che scopro essere dentro me, più vero di tutto.
Credere, vivere senza fare la brutta copia, subito in bella, come se questa fosse l'unica vita che ho.
Credere che in Albania non dobbiamo portare solo una testimonianza, stare vicino alle famiglie corrose dall'odio e dalla vendetta perché nessuno lo fa: credere significa, per me, che possiamo essere decisivi per fermare le vendette, esserne convinto, cioè vinto, arreso a questa verità, con più forza di chi è vinto dalla necessità della vendetta.
Credere nella nonviolenza e nella riconciliazione come chi uccide crede nella forza della morte. Credere che in Libano e Siria possiamo contribuire a fermare la guerra, incoscienti, vivi e naif come un bambino, coinvolgere i profughi nell'elaborare una proposta alternativa alla guerra.
Non conta molto se sei cristiano o musulmano o agnostico e se, come tutti, credi in soldi, piacere e potere, credere ti costringe ad esporti, a uscire dalla bara, al rischio di cadere e sbagliare, tipico di chi è ancora vivo. Credo, mi arrendo alla verità che mi abita.

K.