Mi presento


La scelta della nonviolenza


Jean Goss, un nonviolento francese, traccia  una definizione in cui mi ritrovo: si può servire la nonviolenza in due modi: alla maniera dei perfetti, cioè, guardate me e imparate (e questo non sono io) o a quella dei poveretti, degli straccioni: amo profondamente la nonviolenza e la tradisco ogni giorno in questo, questo e quest'altro modo.
Sento mia questa forza, unita ad una fragilità umana, mi affascina mettere quel che posso della mia vita, del mio tempo e delle mie capacità per cambiare il mondo nella direzione di un modo di vivere più fraterno e, nello stesso tempo, so che il nemico non è esterno, è dentro me.
Nella mia vita insieme ad altri organizzo interventi nonviolenti in area di conflitto, tentiamo di proteggere senza armi persone minacciate per la loro scelta di pace in Palestina, Colombia, Libano-Siria e sostenere chi vuole riconciliarsi in Albania.
Questa scelta in me risale a quando avevo 18 anni, ho letto un libro di Martin Luther King e sono stato colpito dalla possibilità di una vita così densa di solidarietà e significato, così intessuta nella lotta di un popolo, fino a dare anche la vita.

Di che cosa mi occupo ora

Dall'estate del 2013 abbiamo cominciato a frequentare i campi profughi siriani in Libano, per alcuni mesi abbiamo vissuto in tenda con loro. Ora stiamo tentando di aprire una presenza stabile nel nord del libano e, insieme ad altri, mi occupo di questo: come vivere tra loro e come dar loro occasione di far sentire la loro voce, nel frastuono delle armi e delle uccisioni.
Ci sembra che sia importante far sentire a queste persone disumanizzate dalla violenza della guerra che non le lasciamo sole, e dirlo non a parole ma con i fatti, vivendo tra loro.

Cosa hanno visto i miei occhi

Nord del Libano, profughi scappati dalla guerra in Siria: un occhio, quello realista, vede milioni di persone costrette a lasciare il proprio Paese, casa, lavoro, affetti, vede disperazione, mancanza di futuro, vede  l'assenza del mondo, o il disinteresse verso queste persone, uguali a noi, ma con un futuro difficilissimo. L'altro occhio, quello che a volte riesce a vedere quello che ancora non c'è, vede una possibilità di voler bene, di essere me stesso quindi anche lì, vede che non è tardi per consolare, per fare un pezzetto di strada insieme a loro che non sono tenuti in conto finché non si decidono a fare violenza su qualcuno. Vede che la mia salvezza, parlo di questo mondo e di questa vita, è legata forse alla loro, e che anche se pare strano, è molto umano e ti fa sentire a casa dividere una tenda con chi scappa dalla guerra.

Nonviolenza nel quotidiano

Ogni giorno, ogni relazione ci pone la scelta tra la nonviolenza, cioè mi interessa questa persona, al punto da mischiare la mia vita con la sua,  e l'indifferenza. Ogni persona ha qualcosa da insegnarmi e c'è chi dice che il segreto sia fare anche di un gesto che possiamo considerare scortese, offensivo o negativo nei nostri confronti, un grande favore, una possibilità di cambiamento verso un me stesso più umano. Se tu mi offendi, non mi consideri, mi colpisci in un punto di debolezza, posso reagire e cercare di colpirti a mia volta oppure posso chiedermi che cosa ho fatto, magari senza accorgermene, per farti dare il peggio di te, o posso addirittura accogliere il tuo invito, magari poco gentile, a cambiare, cioè parlo con la persona e non con il suo atteggiamento e definisco io se voglio essere ferito e ferire o se invece voglio diventare più me stesso.

Che cosa mi sta più a cuore in questo momento

Trovare il modo di vivere le capacità che ho e aiutare chi incontro a fiorire, a fare un passo nella direzione di essere più sé stesso. Mi sta a cuore essere un uomo vero e aiutare altri ad esserlo e, ad esempio, non essere indifferente rispetto alle guerre e alle ingiustizie del nostro mondo.

Non ti scoraggi? Chi ti aiuta a guardare oltre?

Mi scoraggio certamente, non voglio essere perfetto, voglio essere umano. Mi aiuta non essere solo, avere una voce piccola, dietro gli occhi, che mi dice di non credere al buio, di credere ad una possibilità di gioia, anche se improbabile.

Chi sono

Sono un essere umano, tutto mi sembra nuovo, mi sembra di dover capire ancora le cose più importanti; sono attirato dall'amore, dalla gioia; come lavoro sogno cambiamenti nonviolenti in mezzo alle guerre e cerco di farli diventare reali; ho una grossa guerra interiore che fatico a pacificare; mi ritengo molto amato, ho nostalgia di un Paese in cui non sono mai stato, in cui siamo davvero tutti fratelli. Sono una persona come te.