Non riesco a respirare, non riesco a vedere

“Non riesco a respirare”, sono le sue ultime parole, dopo più di 5 minuti George Floyd, cittadino nero di Minneapolis, fermato per uso di denaro (20 dollari) falso. Schiacciato sotto il peso delle ginocchia di un poliziotto non ha più aria, il giorno dopo muore.
Attorno le persone urlano al poliziotto di fermarsi, che George non respira e perde sangue.
Dal giorno stesso “non riesco a respirare” è diventato l’urlo che risuona nelle manifestazioni delle principali città americane: la risposta sono repressione, arresti, coprifuoco, poi ancora saccheggi da parte di bande di criminali, il governo minaccia l’intervento dell’esercito contro la stessa popolazione americana.

Cerco di capire ma dentro me una specie di nebbia mi impedisce di scendere in profondità: ma che cosa sta davvero succedendo in America?
La stessa nebbia mi impedisce anche di capire come cambierà il nostro modo di vivere dopo il coronavirus; questa stessa nebbia non mi fa capire cosa succederà dopo le guerre in Siria, dopo le altre guerre che ho visto in questi anni.
Voglio capire da dove arriva questa nebbia, non vedo! Cosa accidenti è ?
Credo che sia una forma di tristezza profonda, di disperazione che nasce dal sentire che niente può cambiare, che il razzismo è invincibile, che questa corsa suicida verso l’odio non si fermerà, che le violenze continueranno, alimentandosi l’un l’altra, che un processo di cambiamento vero non ci sarà. Ogni fatto, come quello che sta succedendo nelle città americane, sembra confermare questa impossibilità di un futuro diverso.

Ma io, come te, come tutti forse, ho bisogno di sognare un futuro diverso e di essere parte integrante di questo cambiamento. Io davvero sogno, come Martin Luther King, che questi disordini in America risveglino le nostre coscienze annebbiate e che portino alla fine del razzismo; davvero sogno che si superi l’idea che i maschi bianchi sono superiori a chi ha la pelle di un altro colore e che debbano esercitare un dominio sul resto del mondo.
Io ho bisogno di lottare perché questi sogni diventino veri, perché la vita di ognuno abbia lo stesso valore, senza mai dimenticare che i neri sono in America da centinaia di anni, portati da bianchi per essere sfruttati a milioni come schiavi. E che a milioni sono morti per creare la ricchezza che ora non possono raggiungere.
Ho bisogno di aver sempre presente che la povertà che tuttora uccide in Africa è figlia anche di questo saccheggio di vite. Vorrei aver sempre ben presente che il sogno di MLK non si è ancora realizzato e anzi che per ora i figli degli schiavisti tengono i figli degli schiavi col collo schiacciato a terra fino a che non smettono di respirare.

E credo che questa nebbia interiore impedisca anche di vedere quello che succede in Italia. Ovviamente non siamo migliori degli americani bianchi che non vogliono perdere il potere di dominare e quando parlano di sicurezza parlano solo della propria sicurezza.
In Italia stiamo discutendo sulla regolarizzazione di 500 mila migranti non perché pensiamo che le persone arrivate in Italia fuggendo da guerra e povertà abbiano gli stessi diritti di chi già qui ci vive. Si parla di regolarizzare perché serve mano d'opera a basso prezzo nei campi, per produrre il cibo che mangiamo.
La condizione di chi senza documenti lavora per meno di un euro all’ora non somiglia a quella di nuovi schiavi? Le baracche in cui vivono sembrano abitazioni degni di uomini come noi?
Come clandestini non hanno neppure accesso a cure mediche. Davvero la nebbia è così fitta che non riusciamo a vedere?
Il 21 Maggio scorso è stato indetto uno sciopero da braccianti e contadini immigrati in tutta Italia, “Volevano braccia e sono arrivati uomini” e “Non sono invisibile” i loro slogan.
“Arriva un momento in cui bisogna parteggiare per difendere la comunità umana dalla pericolosa cultura di devalutazione della vita umana” , il messaggio di un loro portavoce.
Vorrebbero diradare la nostra nebbia, richiamare l'attenzione sul fatto che quello che mangiamo viene raccolto da persone in condizioni simili a quelle di schiavitù.

Sento molto urgente il bisogno di togliere questa nebbia, voglio capire da dove viene questo intorpidimento, questa mancanza di speranza, questa incapacità di vedere nell'altro un fratello.

Provo a darmi delle direzioni:
1. ho bisogno di essere sempre lucido, niente che mi instupidisca mi aiuta;
2. ho bisogno di un collegamento con una forza interiore potente, più potente delle forze che vogliono convincermi che questo è l’unico mondo possibile;
3. ho bisogno di incontrare direttamente, di conoscere le persone che vivono nel mio Paese in situazione simile alla schiavitù;
4. ho bisogno di essere parte di un cammino vero di liberazione, personale e sociale;
5. ho bisogno di sognare.

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