VISIT PALESTINE: CARTOLINE DAI TERRITORI OCCUPATI / 1

Villaggio di Az Zawiya - Espropriazione della terra

“Talla (guarda)! Vedi quelle rovine laggiù?” chiede Amir.
“Lì sono nato e cresciuto. Tutta quella terra è della mia famiglia”.
Il vento soffia forte quasi a restituire la fierezza di quelle parole.
Amir guarda dalla collina quella terra, ora così lontana da lui. Una jeep militare pattuglia la strada aldilà della recinzione con il filo spinato. Si sentono voci in ebraico, e macchinari in funzione provenire dalla cava.
Amir si lascia sfuggire la sua solita risata contagiosa.
“Da bambino mi avvicinavo sempre alla cava per giocare”.
Torna il silenzio. Amir non può più tornare su quella terra.
Ora lì spuntano i palazzoni grigi delle prime città israeliane e poco più in là, Tel Aviv.
Un muro di protezione, per alcuni, da un mondo considerato ostile che ci si rifiuta di vedere e conoscere; per altri, una gabbia che si fa pian piano più stretta e opprimente.
Oggi il muro separa e divide una terra che prima si estendeva libera fino al mare.
Il muro si impone con veemenza, seguendo una linea volutamente non regolare. Delinea spazi, non solo fisici, ma mentali.
Un "fuori" e un "dentro" in cui è facile perdersi.


Az Zawiya è una cittadina palestinese nel governatorato di Salfit, nel nord-ovest della Cisgiordania.
Con gli Accordi di Oslo, circa il 9,5% della città rientra in Area B, mentre il 90,5% è situato in area C.  
Nella quasi totalità di territorio della città, quindi, la gestione della terra, quanto l’edilizia, sono proibite se non attraverso l’ottenimento di permessi e autorizzazioni da parte dell’Amministrazione Civile Israeliana.
Negli anni, la comunità di Az Zawiya ha subito la confisca di ingenti quantità di terre. Sui terreni espropriati sono sorti insediamenti e avamposti israeliani, come la colonia di Elkana e l’avamposto di Magen Dan.
Il muro di separazione, costruito in territorio occupato oltre la linea di armistizio pre-1967, ha avuto un impatto devastante sui residenti. La barriera ha sottratto il 36% della superficie totale della città e separa il villaggio e i suoi legittimi proprietari dalla loro terra, imprigionata nella cosiddetta Seam Zone.
La maggior parte delle terre isolate comprendono aree agricole, divenute quindi zone militarmente chiuse ai palestinesi, il cui accesso è consentito tramite speciali permessi in determinati periodi dell’anno, attraverso check point agricoli.
Entro i terreni di proprietà privata degli abitanti di Az Zawiya, espropriati dal muro e dalla politica d’occupazione, è situata la cava di Nahal Raba. La cava è di proprietà ed è gestita da Hanson Israel, filiale della multinazionale tedesca HeidelbergCement.
Come denunciato da organizzazioni per i Diritti Umani, tra cui Al Haq, la compagnia vende i materiali estratti dalla cava a insediamenti israeliani.