VISIT PALESTINE: CARTOLINE DAI TERRITORI OCCUPATI / 4

Colline a Sud di Hebron - Demolizioni

È un giorno come gli altri. Colazione attorno al fuoco e poi via di corsa zainetto in spalla. Aissa è scattante come sempre. E come ogni mattina, la sua parlantina tiene compagnia agli altri bambini nel percorso verso scuola.
Suona la campanella. Aissa si unisce in classe ai suoi compagni. Sorride al maestro, penna alla mano già pronto a seguire la lezione. Le gambe penzolano da una sedia troppo alta per la sua piccola statura e faticano a rimanere ferme.
Terminate le lezioni, Aissa corre verso casa pregustando già la libertà pomeridiana.
Ma lo spettacolo che lo accoglie quel giorno è diverso dal solito.
I suoi occhi sorridenti in un attimo lasciano spazio ad uno sguardo perso, confuso. Si lascia cadere lo zaino dalle spalle.
La sua casa non c’è più. Al suo posto, un cumulo di macerie.
Il bambino si china tra i detriti ed inizia a raccogliere quei pochi giocattoli che riesce ancora a trovare integri.

La sorella lo prende per mano. “Vieni Aissa, sarai affamato”. La madre li raggiunge. Si siedono a mangiare in cerchio in mezzo a quelle rovine, quasi a riprendere quella quotidianità spezzata.
La madre racconta al figlio quanto successo la mattina.
Com’è triste che un bambino debba subire tutto questo. E com’è triste leggere nel suo volto che questi racconti per lui sono la normalità.
I bulldozer li avevano colti di sorpresa. Pochi minuti nel tentativo di mettere in salvo i propri averi e quella casa, costruita mattone dopo mattone, era stata demolita. Il cugino di Aissa aveva tentato di opporsi, di fermare quell’atrocità. Non c’era stato nulla da fare. I soldati lo hanno ammanettato e caricato con forza dentro la camionetta. La madre di Aissa disperata lo teneva per le braccia, ma una soldatessa l’ha allontanata con violenza.
“E ora?” chiede il piccolo.
La madre lo guarda con tenerezza.
Questa notte dormiranno tutti in grotta. Ma domani è un altro giorno, e mentre Aissa andrà a scuola, i suoi fratelli tornati dal lavoro si daranno da fare, ricostruiranno una nuova casa.
“Sarà ancora più bella Aissa, vedrai” gli sussurra la madre per strappargli un sorriso.


A seguito degli Accordi di Oslo, la Cisgiordania è stata divisa in area A, B e C. L’area C comprende circa il 61% del territorio, dove Israele ha piena giurisdizione sia civile che militare.   
La prima significativa conseguenza di ciò è che l’autorizzazione a costruire nell’area per i palestinesi deve essere concessa dall’Amministrazione civile israeliana. Questi permessi sono difficilmente rilasciati, ostacolando ed impedendo lo sviluppo di alloggi adeguati, infrastrutture e mezzi di sussistenza per i palestinesi.
Questi non hanno quindi altra scelta che costruire senza autorizzazioni. Ma tali strutture vengono regolarmente soggette ad ordini di demolizione, lasciando le famiglie in uno stato di incertezza cronica e minaccia fintanto che la demolizione non viene eseguita dalle autorità israeliane.
Secondo i dati forniti da B’Tselem, dal 2006 al 30 Aprile 2020, Israele ha demolito almeno 1.552 unità abitative palestinesi in Cisgiordania (esclusa Gerusalemme Est), lasciando senza casa circa 6.780 persone - tra cui almeno 3.403 minori.