VISIT PALESTINE: CARTOLINE DAI TERRITORI OCCUPATI / 13

Tuba/At-Tuwani – School Patrol

Come tutte le mattine gli studenti camminano per andare a scuola.
Tra gli schiamazzi Said cerca di allungare lo sguardo per assicurarsi che ci sia l’esercito israeliano, che ha il dovere di scortarli lungo la strada tra due insediamenti israeliani.
Said non vede il lampeggiante della jeep. Significa che sono in ritardo.
Passano 30 minuti, ma dei militari nessuna traccia.
I ragazzi continuano ad aspettare nel punto di ritrovo.
Sono pericolosamente vicini all’avamposto israeliano, se i coloni volessero attaccarli non ci metterebbero niente.
A questo punto ci sono tre possibilità: tornare a casa, ma loro vogliono andare a scuola; percorrere un tragitto che si snoda fra le colline cercando di tenersi il più lontano possibile dall’avamposto, ma arriverebbero a scuola ancora più in ritardo; percorrere la strada senza scorta, che pare la scelta migliore.

Said chiede ai volontari di Operazione Colomba, con cui è in contatto da quando sono partiti da casa e che li stanno aspettando alla fine della strada, di raggiungerli così da camminare insieme.
Proprio nel momento in cui arrivano i mutatawain – volontari – con le loro telecamere alla mano, una macchina si ferma davanti a loro.
Scende un colono che con fare aggressivo ordina ai bambini di tornare indietro, minacciando di chiamare la polizia israeliana.
“Vogliono solo andare a scuola, e farlo è un loro Diritto” dice una delle due volontarie.
Il gruppo si allontana cercando di ignorare le minacce del colono che inizia a seguirli.
Said sollecita i più piccoli così da aumentare il passo e seminarlo.  
“Tra pochissimo siamo arrivati” si ripete Said.
Si gira e vede il colono allontanarsi.
Tira un sospiro di sollievo.
Senza dire nulla tutti rallentano un po’ senza comunque fermarsi, non sono ancora arrivati.
Said sente il rombo di un motore.
Si gira e vede il colono alla guida della macchina che li tampina, poi li sorpassa e sterzando blocca la strada con la macchina.
Il colono esce dal mezzo urlando, i suoi occhi sono pieni di odio, trema dalla rabbia, il viso è rosso paonazzo mentre gridando li accusa di essere pericolosi,  ladri, terroristi.
È armato, Said vede la pistola.
I bambini, dietro le volontarie, cercano di aggirare il colono: vogliono solo arrivare a scuola, ma lui gli si piazza davanti ogni volta che cercano di farsi strada per passare.
Said sente le manine tremanti di Mariam, la più piccola del gruppo, stringersi intorno alla sua gamba e nascondersi dietro di lui.  
I militari arrivano correndo.
Con modi gentili invitano il colono a tornare a casa, ma lui non smette di gridare ordinando ai militari di arrestare tutti.
Potrebbero farlo, Said lo sa.
I militari tranquillizzano il colono che, dopo aver lanciato un ultimo sguardo pieno di odio, si gira e se ne va.
Poi un militare dice “avanti andate, non è successo nulla.”
Said si guarda intorno, sono tutti immobili.
Sarebbe potuta finire in modo diverso, probabilmente la presenza dei volontari ha impedito che ciò accadesse.
Said si ricorda quando i coloni li hanno rincorsi lungo quella strada con catene e bastoni, e anche quando sua cugina era stata picchiata: il suo viso sconvolto, bagnato dalle lacrime e dal sangue che le colava dalla ferita alla testa è un’immagine che non dimenticherà facilmente.
Eppure, nonostante gli incubi e la paura, Said e gli altri vogliono andare a scuola.
E per farlo sono disposti a percorre quella strada ogni giorno.

Da più di quindici anni gli scolari dei villaggi palestinesi di Tuba e Maghayir al-Abeed hanno difficoltà a raggiungere la scuola del villaggio di At-Tuwani, l’unica presente in tutta l’area, a causa dei numerosi attacchi dei coloni subiti lungo il tragitto che passa tra due insediamenti israeliani.
Dopo un violento attacco, in cui sono stati coinvolti anche gli attivisti americani di Christian Peacemaker Teams, il Parlamento israeliano, mosso dall’indignazione dell’opinione pubblica e della stampa, ha stabilito che i bambini siano scortati lungo la strada dall’esercito israeliano tutti i giorni, per andare e tornare da scuola, così da proteggerli in caso di pericolo.  
La scorta però non garantisce ai bambini totale sicurezza: i coloni israeliani spesso attaccano comunque gli scolari e di frequente i soldati arrivano in ritardo o addirittura non si presentano.
Le negligenze della scorta e la violenza dei coloni comportano la violazione del Diritto alla libertà di movimento e del Diritto all’educazione dei bambini di Tuba e Maghayir al Abeed, (articoli 2, 19, 28, 38 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza).
Negli ultimi cinque anni l’esercito israeliano non si è presentato 44 volte, con la perdita di oltre 55 ore di scuola, e causando più di 220 ore di attesa col rischio di subire violenze da parte dei coloni.
Lungo il tragitto sono stati rilevati 26 casi di violenze e oltre 1000 casi di negligenza da parte dell’esercito.