VISIT PALESTINE: CARTOLINE DAI TERRITORI OCCUPATI / 14

Betlemme/Ramallah – Strade proibite

Khaled ha un esame all’università oggi.
Sebbene Ramallah non sia così lontana da casa sua, poco fuori Betlemme, la sveglia suona puntuale alle quattro di mattina.
Il sole ancora non è sorto, quando mette le scarpe e prende lo zaino, con dentro i pochi beni necessari per quella giornata.
Durante il primo tratto di strada, Khaled ripete tra sé e sé gli argomenti su cui verterà l’esame: ha scelto giurisprudenza, una scelta che i suoi genitori subito non avevano compreso, avrebbero preferito altro, ma che ormai sta portando a conclusione.
Ancora un anno e avrò finalmente una laurea in mano, si ripete Khaled, tra una definizione e l’altra di Diritto.
Quando arriva sulla strada principale, i primi due service (minibus) che passano sono pieni.
Lavoratori, studenti, chiunque si muove a quell’ora di mattina, e trovare un service non è mai facile. Avrebbe dovuto prenotare in anticipo, quando finalmente il furgoncino arancione accosta e lo fa salire.
La strada tra Betlemme e Ramallah non è lunga, passando per Gerusalemme.

Ma Khaled è palestinese, non può entrare in città, né in Israele, per cui il percorso è molto più lungo.
Il tempo raddoppia, bisogna aggirare Gerusalemme, poi passare per Ubeidiya, El Eizariya, Wadi Nar, fino al checkpoint chiamato Container.
Khaled sussurra un ringraziamento quando vede che la fila per i controlli è scorrevole, che non fermano nessuno.
Poi arriva il suo service.
I soldati fanno un cenno, il mezzo accosta, e i volti di quei ragazzini si fanno reali, dentro al service: vengono chiesti i documenti a tutti e la destinazione.
Khaled vede che non vi è reale interesse in quelle domande, ma solo la voglia di dimostrare forza e superiorità.
Quei quattro ragazzini appena usciti dalle scuole superiori vogliono ricordargli che, come ogni volta, la sua vita dipende dalle loro decisioni.
Passa quasi un’ora, quando il service riparte.
Una donna è stata costretta a scendere col figlioletto, nessuno ha osato fiatare.
Khaled guarda il telefono, è in ritardo, manca ancora molta strada e non arriverà in tempo per l’esame.
Dovrà solo sperare che, ancora una volta, il professore gli dia la possibilità di iniziare il test più tardi, o perderà la possibilità di laurearsi in tempo.
A volte Khaled si chiede se abbia senso vivere così.
Non sa darsi una risposta e osserva la strada muoversi velocemente, fuori dal finestrino.


Dal 2004 Israele ha contratto ulteriormente il Diritto di libera circolazione dei palestinesi, creando una policy differenziata di utilizzo delle strade nei Territori Occupati, vietandone la percorrenza di alcune.
Israele collega l’imposizione di questo regime alle questioni di sicurezza, dovendo proteggere i coloni israeliani da eventuali attacchi, basandosi sul principio che tutti i palestinesi siano un rischio alla sicurezza dello Stato.
Israele implementa questo regime in diversi modi: checkpoint fissi, strade vietate, chiusure temporanee delle strade e continuo pattugliamento.
Le strade sono divise in tre categorie: strade in cui ai palestinesi è vietato circolare (che portano a insediamenti e colonie), strade in cui è proibito solo parzialmente (in cui i palestinesi possono viaggiare solo con un permesso speciale dell’Amministrazione Civile Israeliana) e strade il cui ingresso è limitato da un checkpoint (con un controllo da parte dei soldati).
Per il Diritto internazionale questo regime vìola ben quattro principi: libertà di movimento, proporzionalità, divieto di punizioni collettive (in quanto discrimina tra palestinesi in maniera casuale, garantendo la libertà di movimento solo a coloro che soddisfano criteri imposti dallo Stato occupante) e discriminazione basata sulla nazionalità.
Inoltre, ai checkpoint si verificano quotidianamente abusi, come confische illegittime dei mezzi e uso della violenza durante i controlli.