VISIT PALESTINE: CARTOLINE DAI TERRITORI OCCUPATI / 19

At-Tuwani – Minorenni palestinesi nelle carceri israeliane

“Correte al Sumud Freedom Garden, ci sono i soldati!”, ci aveva urlato un ragazzino.
Troviamo Hafez, suo fratello e suo figlio Amoudi con qualche soldato. La situazione sembra tranquilla, quando arrivano altre camionette dell’esercito. Il comandante inizia a fare domande ad Amoudi, in maniera insistente e scortese. Un soldato si avvicina minaccioso ai ragazzini, sta palesemente cercando la provocazione. Non facciamo in tempo a scambiarci due parole tra volontarie, che due soldati prendono per il braccio Hafez e lo trascinano via. Le sue figlie cominciano ad urlare.
La situazione degenera in una frazione di secondo, ci giriamo di scatto nel sentire altre urla: le mani di due soldati sono sul collo di Amoudi come tenaglie. Ci si serra la gola nel vedere il piccolo Hussem che corre dietro la jeep che sfreccia via con suo padre, ammanettato e bendato, all’interno. Arrabbiate, fermiamo un soldato che gli corre incontro e lo afferra per un braccio quasi torcendoglielo. A volte è difficile ricordarsi che c’è un uomo sotto quella divisa.
Tutto si conclude con la stessa rapidità con cui la situazione si era aggravata. Ci guardiamo attorno smarrite.

Per tutto il pomeriggio restiamo in contatto con gli attivisti palestinesi e israeliani che seguono la vicenda; Hafez e il fratello vengono rilasciati quella stessa sera, ma del piccolo Amoudi non si sa niente.
Il processo del ragazzo si tiene la mattina successiva, con l’accusa di aggressione ad un soldato. La collera ribolle nelle vene. Veniamo chiamate dagli attivisti, ci chiedono se eravamo lì, se abbiamo dei video, prove che non vi fosse l’aggressione. Come sempre, è il palestinese a dover dimostrare di non essere colpevole.
Iniziamo a fornire agli avvocati tutti i video raccolti durante l’arresto. E finalmente riceviamo una chiamata: i nostri video hanno testimoniato in maniera schiacciante che l’accusa era infondata. Amoudi non si era mai mosso, finché non era stato preso per il collo dagli stessi soldati.
La sera finalmente lo vediamo arrivare. Abbracci, sorrisi, è una festa, come se nulla fosse successo. Solo quando Amoudi chiude il chiavistello della porta e si butta sul divano, inizia a raccontarci le violenze subite: nella camionetta, alla stazione di polizia, durante e dopo il processo. Lo guardiamo mentre racconta, custodendo commosse un momento così delicato. Ha il solito sorriso sul volto, la stessa voglia di scherzare di sempre. Ha solo 15 anni.


Da ottobre 2020 il sistema carcerario israeliano ha smesso di fornire informazioni alle ONG sui detenuti.
A fine settembre 2020, 157 minori erano detenuti nelle prigioni israeliane, come prigionieri o in detenzione amministrativa. Altri due si trovano in prigioni israeliane illegalmente, in quanto la loro detenzione non è mai stata concordata con i loro avvocati.
L'arresto avviene generalmente da parte dell'esercito su una possibile accusa mossa contro la persona. Se ci fossero accuse più serie, sarebbe lo Shin Bet stesso a interrogare l'accusato.
Pochi giorni dopo l'arresto, l’accusato palestinese è portato davanti a una corte militare, dove il giudice decide se rilasciare la persona o se mantenerla in detenzione fino alla fine del procedimento. La prima udienza è solitamente anche il momento in cui l'accusato incontra per la prima volta il suo avvocato. La percentuale di condanne è superiore al 99%: di solito i processi si concludono con un’ammissione di colpa, anche se non corrisponde a verità, per terminare in maniera più veloce il procedimento. Nel settembre 2009 una Corte giovanile è stata istituita nelle medesime Corti militari. Sebbene in principio era previsto che avesse un proprio Statuto, questa previsione non è mai stata implementata. Ad oggi i bambini fino all'età di 11 anni non possono né essere arrestati né perseguiti in una Corte (sebbene gli arresti avvengano regolarmente), poiché l'imputabilità è prevista dai 12 anni. Per un minore di 15 anni il massimo di pena detentiva è di 1 anno, sempre che l'accusa non riguardi un reato per cui la pena sia di 5 o più anni: in tal caso, non vi sono limiti.