VISIT PALESTINE: CARTOLINE DAI TERRITORI OCCUPATI / 20

Prigione di Ofer - Detenzione amministrativa

Era stata una giornata come le altre per Ghassan. Niente in particolare era successo, se quella che lui chiamava normalità poteva realmente essere definita tale. Alcuni coloni avevano lanciato pietre contro le case del villaggio, spaventando i bambini che giocavano fuori dalla porta, e successivamente alle macchine palestinesi che percorrevano la Bypass Road, la strada israeliana che collega tutte le colonie dell’area.
Ghassan aveva visto crescere, giorno dopo giorno, il numero di colonie e avamposti, li aveva documentati, aveva trascorso le sue giornate tra i campi vicino a Nablus, in quei piccoli villaggi che durante la raccolta delle olive diventano il centro della Palestina.
Era a casa coi suoi genitori a guardare la televisione, quando i soldati sono entrati. Non era la prima volta, nei suoi trent’anni Ghassan aveva vissuto quella scena già diverse di volte.

Non si era scomposto, quando gli avevano legato i polsi con le fascette di plastica e coperto gli occhi con una benda, prima di trascinarlo fuori, nel silenzio e buio della notte, contrastato solo dalle urla degli altri palestinesi accorsi e illuminato dalle luci delle case che si accendevano. Era salito sulla jeep militare, in silenzio, senza proferire parola: sapeva come andavano quelle cose, qualche giorno di prigione e poi un processo sommario ad Ofer, davanti a quella finta legalità di cui si avvalevano le Corti militari israeliane.
Eppure stavolta era diverso, Ghassan lo aveva capito quando il giudice aveva emanato un decreto di detenzione amministrativa. Due parole spaventose, che significavano tutto e niente: rimanere in cella, senza accuse, senza possibilità di difendersi, senza possibilità di sapere perché era lì. Il decreto valeva per due mesi, ma Ghassan sapeva che questo non equivaleva a poter uscire: entrare in quel vortice era la sua paura, come quella di qualunque palestinese, perché potenzialmente sarebbe potuto rimanere lì a vita, senza accuse.
Significava non sapere quando avrebbe rivisto i suoi genitori, i suoi amici, il sole della Palestina.
Ghassan è ancora lì. Dopo due mesi il decreto è stato nuovamente prorogato, la sua detenzione allungata, senza un termine definito. Ghassan è ancora lì, a chiedersi se rivedrà mai il sole della sua Palestina.

La detenzione amministrativa è un unicum nel panorama legislativo di Israele. Si àncora alla presunzione di una violazione futura della legge da parte del destinatario della misura, così da permettere la detenzione senza un processo, né un’accusa precisa, o un limite temporale stabilito. La detenzione amministrativa viene applicata su ordine del Comandante militare regionale sulla base di “ragionevoli sospetti” che vi siano rischi per la sicurezza nazionale. Ha una durata massima di sei mesi, rinnovabile senza limite temporale. Sebbene questa sia una misura eccezionale, Israele la utilizza spesso a scopo di evitare processi o a solo scopo intimidatorio. Secondo il Diritto internazionale, la detenzione amministrativa è illegale. Ogni anno centinaia di Palestinesi, inclusi minorenni, sono tenuti in detenzione amministrativa nelle carceri israeliane.