Un quadrilatero per l'arsenale della Pace.

Italia
L'omelia del Vescovo di Rimini alla Messa del 1° Gennaio, al termine della Marcia della Pace

Come Operazione Colomba è da qualche anno che abbiamo un dialogo aperto con il Vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi.
Siamo tornati da lui ultimamente, in occasione della Marcia della Pace che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato il 1° Gennaio a Rimini
(Foto: www.operazionecolomba.it/galleries/iniziative-in-italia/2013.01.01-/).
Durante questo incontro abbiamo condiviso con lui il nostro rammarico per una Chiesa che a livello ufficiale è ancora posizionata sulla benedizione degli eserciti (vedi l'ultima pubblicazione di propaganda sulle forze armate italiane edita dalle edizioni Paoline e inviata come supplemento di Famiglia Cristiana lo scorso Novembre) e non si espone sulla nonviolenza che, a nostro vedere, rappresenta un segno dei tempi ed un'urgenza.
Abbiamo riletto insieme parte del discorso di don Tonino Bello a Sarajevo e gli abbiamo chiesto un pensiero ed una presa di posizione.
In verità gli abbiamo anche detto che avremmo gradito un sostegno pubblico all'Operazione Colomba in quanto esperienza concreta nata dentro la Chiesa di Rimini, aperta anche ai non credenti, ed impegnata sinceramente in un cammino nonviolento alternativo all'uso delle armi.
Non pensavamo ad una risposta così immediata e precisa.
Non ce l'aspettavamo da un pulpito così importante come l'omelia della Messa solenne del 1° Gennaio presieduta dal vescovo in Cattedrale.
Ci ha piacevolmente stupito e riempito di gioia.
Crediamo di potergli rinnovare la nostra gratitudine ed il nostro grazie per le sue parole forti e chiare anche a nome dei tanti che in Italia e nel mondo si impegnano concretamente per creare un'alternativa alla violenza della guerra e delle armi.
Per noi rappresenta un punto di non ritorno che può e deve essere anche un punto di partenza.

Un quadrilatero per l'arsenale della pace

"...L'arsenale della pace ha bisogno di fondarsi sul pilone della giustizia. Non si può dimenticare che nel lontano 1987 l'ONU aveva avvertito: "il mondo può continuare a perseguire la corsa agli armamenti (...) oppure muoversi verso uno sviluppo sociale de economico più stabile ed equilibrato: non può fare entrambe le cose". Nonostante la drammatica crisi economica, l'industria globale delle armi non ha registrato segnali di sofferenza, mentre le cifre della povertà aumentano e ci interpellano con urgenza. Secondo il progetto ONU di sviluppo del millennio, se ogni paese sviluppato si impegnasse a devolvere lo 0,7% del proprio reddito nazionale lordo ai Paesi in via di sviluppo entro il 2015, il mondo potrebbe porre fine alla povertà estrema nel giro di una generazione. Queste cifre confermano le parole del Concilio: "La corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell'umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri" (GS 81). La corsa agli armamenti è un furto e un omicidio: uccide i poveri facendoli morire di fame. Dunque "addio alle armi? Sì, se facciamo di più che dire buongiorno alla pace" (R. Etchegaray).

Infine l'arsenale della pace si costruisce sul pilone dell'amore. Cinquant'anni fa il Concilio ammoniva: "Ogni atto di guerra è delitto contro Dio e contro la stessa umanità, e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato" (GS 80). E nella Pacem in terris Giovanni XXIII aveva tuonato: "Pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia e di pace è da pazzi (alienum a ratione)".
Non c'è altra scelta: dobbiamo diventare apostoli convinti e contagiosi della non-violenza. Che non è una tecnica ingenua, un lavoretto di buoni sentimenti, o, peggio, un'accettazione supina delle situazioni di ingiustizia, addirittura una forma di vigliaccheria. Condivido queste parole del beato Giovanni Paolo II, pronunciate davanti ai giovani di Lesotho, in piena apartheid: "Non c'è nulla di passivo nella non-violenza, quando questa è dettata dall'amore. Scegliere i mezzi della non-violenza è fare una scelta coraggiosa nell'amore, una scelta che è un fermo impegno verso la giustizia" (15.9.1988).

Mentre condivido, apprezzo e ringrazio l'Operazione Colomba per quanto fa al fine di promuovere una pedagogia della pace e una cultura della non-violenza per risolvere i conflitti e i numerosi focolai di guerra presenti in varie parti del mondo, vi invito a sottoscrivere questa preghiera:
"O Dio, che nel tuo unico Figlio, hai aperto agli uomini la sorgente della pace, per intercessione della beata Vergine Maria, rendi all'umanità che tu ami la serenità tanto desiderata e invocata, perché formi una sola famiglia unita nel vincolo della carità fraterna".
Amen.

+ Francesco Lambiasi