Diario incompleto di 3 mesi in Palestina

Italia - 03/08/2014

Oggi tra le sue montagne in Valle d’Aosta, è mancata una persona che ha dedicato vita, tempo, energie e pensieri al villaggio di At Tuwani. Jean Emile aveva deciso di fare il lungo periodo con Operazione Colomba, ossia di donarsi per due anni alle persone che soffrono l’ingiustizia quotidiana dell’occupazione israeliana, stando con loro, condividendo la gioia e il buio delle ingiustizie subite.

Non si è mai risparmiato Jean e come ci chiamano qua, è stato uno “human right defender”, un difensore dei diritti umani, una persona capace di rendersi disponibile sempre e in qualunque circostanza.
Noi volontari sul campo gli abbiamo voluto bene e abbiamo imparato un sacco da lui e speriamo di fare tesoro, per il futuro che ci aspetta in terra di Plaestina, delle sue qualità più belle : la sua sete di giustizia che l’ha portato sino qua, la sua umanità che l’ha accompagnato in ogni suo passo, la sua semplicità disarmante che ci ha aiutato nei momenti più difficili.
Lasciamo a voi queste righe del nostro caro compagno Jean Emile



DIARIO INCOMPLETO DI 3 MESI IN PALESTINA

Prima di affrontare la vita in Palestina non avevo mai riflettuto così a lungo sul significato della parola “Resistenza”:

Resistenza è camminare

Resistenza è restare concentrati quattro ore di fila per scrutare un boschetto con un cannocchiale malfunzionante

Resistenza è stare concentrato sul video della telecamera quando sei circondato da una decina di soldati che imbracciando il mitra con evidente nervosismo

Resistenza è concentrarsi, dopo una giornata di lavoro, per scrivere un articolo sulla follia. Se va bene hai ancora un’ora e mezza

Resistenza è mangiare colazione alle 6.30 del mattino e pranzo alle 4 del pomeriggio

Resistenza è usare olio di semi per il soffritto perché l’olio d’oliva costa troppo

Resistenza è essere in due a fare le cose che andrebbero fatte in sei

Resistenza è uscire di casa alle 9.15, correre per chilometri in salita e discesa dalle 10 alle 13.30, rientrare a casa, mangiare e cadere finalmente in un sonno profondo… “svegliati dai, ci hanno chiamati, giù alla strada c’è un’emergenza”

Resistenza è correre veloce, più veloce dei tuoi muscoli e polmoni

Resistenza è sopportare un attacco d’asma giocando a palle di neve ai confini del deserto

Resistenza è dormire per terra, insieme a tuoi compagni

Resistenza è “finalmente stanotte dovrebbe arrivare un’altra compagna” – “No, è stata respinta all’aeroporto”

Resistenza è andare a letto alle 20.30 dopo aver bevuto dodici bicchieri di tè e due di caffè arabo, sapendo benissimo che non ti addormenterai prima dell’una di notte

Resistenza è svegliarsi alle tre di notte per andare in bagno e scoprire che alcuni militari dentro una camionetta ti stanno tenendo d’occhio… dall’alto

Resistenza è non dormire affatto, perché la paura di un’incursione notturna dell’esercito israeliano non dà pace alla mente

Resistenza è accompagnare due palestinesi disarmati nel bel mezzo di esercitazioni militari a cui partecipano centinaia di soldati

Resistenza è andare a visitare il villaggio circondato da centinaia di soldati isrealiani per incontrare gli occhi dei suoi abitanti

Resistenza è stare insieme intorno a un fuoco scrutando, nella notte, i soldati con un cannocchiale

Resistenza è accettare di mangiare pop corn mentre le truppe israeliane si stanno esercitando nel buio, a pochi metri di distanza… e due commilitoni stanno visibilmente dirigendosi nella tua direzione

Resistenza è visitare una famiglia che sta costruendo una nuova casa. In questa terra l’unico modo per farlo è farlo illegalmente e spesso sotto una tenda

Resistenza è stare in piedi tra un pastore palestinese e un colono israeliano, sapendo benissimo che se quest’ultimo decide di attaccare non avrai neanche il tempo di pensare

Resistenza è sentirsi dire da un ebreo “You like Nazi?”

Resistenza è assistere al parto di una pecora a qualche centinaio di metri da un avamposto di coloni nazional-religiosi

Resistenza è accompagnare un pastore nello stesso posto in cui era stato picchiato neanche 24 ore prima

Resistenza è apprendere che su quel pozzo c’era scritto, in ebraico: “Morte agli arabi. Rabbino Kahane aveva ragione”

Resistenza è continuare a sentire l’umanità dell’altro, nonostante il conflitto

Resistenza è impiegare due ore per accendere la stufa, perché piove da giorni e la legna è tutta bagnata

Resistenza è utilizzare un sacco di plastica e una maglia per accendere la stufa

Resistenza è rischiare di rimanere intossicati dal fumo che esce dalla parte sbagliata della stufa

Resistenza è cucinare la polenta sul fuoco della stufa

Resistenza è puzzare di fumo e di sudore: sempre e comunque

Resistenza è assistere, di notte, al bendaggio e all’arresto di un palestinese sconosciuto senza poter far molto, se non chiedere spiegazioni e riprendere con la videocamera

Resistenza è ricevere minacce perché stai riprendendo un palestinese sconosciuto, bendato e ammanettato sul ciglio della strada

Resistenza è ascoltare canzoni di donne che inneggiano alla libertà, di fronte a decine di soldati

Resistenza è convincere i soldati a farti riprendere mappe geografiche riportanti confini illegali

Resistenza è assistere allo scivolone maldestro di un soldato mentre sta cercando di raggiungerti per parlare… il fango ha otturato la canna del suo M-16

Resistenza è parlare per decine di minuti con soldati che si esprimono attraverso stereotipi e cliché

Resistenza è spiegare ad un soldato, per l’ennesima volta, che sta violando la sentenza della Corte Suprema Israeliana

Resistenza è scoprire che una soldatessa di leva la pensa come te

Resistenza è ascoltare la sofferenza umana, da qualsiasi parte arrivi

Resistenza è litigare con il tuo compagno per non aver fatto abbastanza

Resistenza è arrabbiarsi con sé stessi per non aver dato abbastanza

Resistenza è guardare in faccia all’ingiustizia, giorno per giorno

Resistenza è essere presi in giro da chi “proteggi”

Resistenza è non riuscire più a capire chi protegge chi

Resistenza è cercare di esprimersi in arabo senza averlo mai studiato

Resistenza è sentirsi giudicati per non aver imparato abbastanza in fretta quella lingua altrimenti sconosciuta

Resistenza è non dare ascolto a quella vocina interiore che dice “se c’era qualcun’altro, sicuramente, avrebbe fatto meglio”

Resistenza è sapere che ci sono palestinesi rinchiusi in carcere da mesi, da anni senza processo e senza motivazioni d’accusa

Resistenza è scoprire che molti di questi palestinesi sono in sciopero della fame da settimane o mesi… e in Europa sono veramente in pochi a saperlo

Resistenza è tornare insieme ai palestinesi sui campi che gli hanno proibito di coltivare… tutte le settimane

Resistenza è assistere all’arresto degli attivisti israeliani che si interpongono fisicamente per difendere i diritti di quei contadini

Resistenza è cooperare. Israelian*, palestinesi, italian*, inglesi, statunitensi, svedesi, cech*, polacch* insieme per raggiungere un unico fine senza confini: la giustizia

Resistenza è fare tutto questo per amore,

E tanto altro ancora…”

Jean Emile