Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra...

Carissimi che ci seguite con amicizia e stima,
come avrete già saputo don Oreste ci ha lasciato ed è tornato al Padre ieri mattina (2 novembre) presto.
Grande il vuoto che ci lascia... era un padre per tanti di noi, grande l'affetto che ci legava a lui, sapeva elevarci tutti di un metro più in alto e farci vedere un metro più in la'. Ci faceva sognare tutti!!!
Ma grande anche il conforto e la gioia che ci ha lasciato... forse non tutti sanno che c'e' un libretto (mensile) che pubblica la Comunità Papa Giovanni XXIII che si chiama PANE QUOTIDIANO e che consiste nelle letture del mese commentate da don Oreste. Quello che segue e' il commento alla prima lettura proprio di ieri, 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, scritto appunto da don Oreste alcuni giorni prima.
 
"Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che  sarà vicina dirà: “E’ morto”. In realtà, è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, a faccia a faccia, così come Egli è (1Cor13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: “Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato”.Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura."

L'Operazione Colomba è nata fin dall'inizio con il suo sostegno. Sempre ci ha incitato ad andare, a non recedere, a non fermarci davanti alle difficoltà. Questo fin da quando ci veniva a trovare a Ploce, nei primi anni '90, sul fronte croato - serbo. Spesso ricordava la messa da lui celebrata ad Acteal, in Chiapas, luogo della strage, o l'incontro carico di tensione ma anche di vita con i volontari ad At-Tuwani quando decisero di rimanere in Cisgiordania, nonostante Johannes fosse all'ospedale perchè selvaggiamente picchiato dai coloni o quando confidò la sua paura di un possibile attacco dei ribelli mentre passava la notte a Minakulu, nel villaggio del nord uganda in cui operava e viveva l'Operazione Colomba....
A noi ora è affidato di continuare a operare credendo in questo grande sogno di una pace possibile, di un futuro in cui i conflitti si risolveranno senza armi!!!