Conferenza sul futuro del Peacebuilding cattolico

Notre Dame University 13-15 aprile 08 - USA

   1.      Il Catholic Peacebuilding Network (CPN)
   2.      Il seminario: contenuti
   3.      Incontri per Sinodo Africano
   4.      Incontri per sostegno all’Operazione Colomba
   5.      Altri incontri interessanti
   6.      Conclusioni sul seminario


1. Il Catholic Peacebuilding Network (CPN)
Il CPN è una rete volontaria di realizzatori, studiosi, sacerdoti e laici, di tutto il mondo che cercano di rafforzare lo studio e la pratica del peacebuilding cattolico, in particolare a livello locale. CPN si pone lo scopo di collegare solidamente i costruttori di pace cattolici, condividendo ed analizzando “buone prassi”, ampliando le capacità di costruzione della pace della Chiesa in aree di conflitto ed incoraggiare lo sviluppo di una teologia della pace giusta. Per CPN un'autentica costruzione cattolica della pace implica dialogo e collaborazione con coloro che sono impegnati per un mondo più giusto e in pace, anche di altre religioni.

La Chiesa Cattolica è benedetta dalla presenza di molti “costruttori di pace” che operano a vari livelli per prevenire lo scoppio di conflitti, risolverli una volta esplosi e riconciliare e ricostruire le società divise dopo i conflitti.

CPN si pone la finalità di servire come complemento e non supplente o duplicato per questi sforzi di costruzione della pace, cercando di rispondere ad alcune esigenze:

*      Solidarietà profonda: CPN riunisce e connette i costruttori di pace al fine di costruire e approfondire relazioni di solidarietà tra loro;
*      Condividere buone prassi;
*      Costruire capacità: spesso i costruttori di pace in aree di conflitto mancano di alcune risorse di competenza. CPN mette in rete i costruttori di pace con chi può fornire formazione, pianificazione strategica o alte risorse che possono essere necessarie per interventi efficaci;
*      Sviluppare una Teologia della Pace Giusta: i leader della Chiesa e altre persone richiamano uno sviluppo di una teologia di una giusta pace / pace giusta che si confronta con la tradizione della Chiesa cattolica in merito all'uso della forza militare. CPN stimola lo sviluppo della costruzione della pace come contributo concettualmente coerente, teologicamente accurato, spiritualmente ravvivato e praticamente efficace, alla riflessione della Chiesa relative alla azione per la giustizia e la pace.


CPN contribuisce allo sforzo della Chiesa Cattolica nella costruzione della pace non attraverso una azione di advocacy o proposta politica, ma connettendo coloro che sono impegnati nella prassi e nello studio della costruzione della pace, facilitando la formazione e il supporto a chi opera ed incoraggiando la ricerca sul tema del peacebuilding cattolico tramite:

*      Convegni su base regolare di persone impegnate nello studio e prassi della prevenzione, trasformazione dei conflitti e riconciliazione post-conflitto;
*      Banca dati: di esperienze e ricerche;
*      Ricerche e pubblicazioni: CPN sponsorizza e stimola ricerche e pubblicazioni sulla teoria e la prassi della costruzione della pace da parte di cattolici. CPN opera consultazioni sullo sviluppo di una spiritualità, teoligia, etica e pressi della giusta pace per ampliare il peacebuilding cattolico;
*      Formazione e supporto: CPN non è una organizzazione che finanzia, ma supporta il lavoro di cattolici nella costruzione della pace in aree di conflitto attraverso programmi di formazione, collaborazione sulle strategie politiche e pastorali e assiste per l'accesso a risorse necessarie.


CPN è nato nel 2002 da una serie di consultazioni tra Kroc Institute for International Peace Studies presso la University of Notre Dame e il Catholic Relief Services, con l'attivo coinvolgimento di Maryknoll (movimento dei missionari americani), l'ufficio internazionale per la Giustizia e la Pace della United States Conference of Catholic Bishops,il Centro per lo Sviluppo Sociale Internazionale presso la Catholic University of America Washington, e la Sant' Egidio Community in the United States. Seppur originata negli USA, CPN è un network mondiale cattolico.

Il coordinamento di CPN è attribuito al Kroc Institute for International Peace Studies presso la University of Notre Dame ma la direzione è a cura di un comitato di 12 componenti ( steering committee ). Esistono gruppi di lavoro su alcuni temi. L'adesione a CPN è aperto a chiunque voglia contribuire ad una migliore comprensione e pratica del peacebuilding cattolico. Gli affiliati contribuiscono come possono.

2. Il seminario: contenuti
Il focus del seminario era il futuro del peacebuilding cattolico anche alla luce delle evoluzioni teologiche e di prassi. Tale seminario si colloca al termine di un percorso di consultazione e ricerca e dovrebbe poi portare alla pubblicazione di un testo ad hoc. Coerentemente con le finalità del CPN il programma ha visto l'avvio affidato a chi opera concretamente nel campo della costruzione della pace, per poi sviluppare un dibattito tra questi e ricercatori / docenti / esperti nelle varie sessioni dei gruppi di approfondimento sviluppatesi nei giorni successivi, concludendo con due, tre sessioni di sintesi sul futuro del peacebuilding cattolico e sulle prospettive continentali in America Latina e Africa.


Tra le sessioni e gruppi di lavoro interessanti:
*      Plenary: Peace as the Church’s Vocation: The Role of Bishops
Archbishop Luis Augusto Castro Quiroga, Archdiocese of Tunja, Colombia
Archbishop Antonio Ledesma, SJ, Archdiocese of Cagayan de Oro, the Philippines
Archbishop John Onaiyekan, Archdiocese of Abuja, Nigeria
Archbishop Evariste Ngoyagoye, Archdiocese of Bujumbura, Burundi

In cui sono state illustrate le esperienze delle diverse diocesi nel dialogo e nella costruzione della pace in ambiti di conflitto anche religioso. Abbiamo il file relativo all'intervento del Vescovo della Colombia, molto interessante. Particolarmente forte la frase del Vescovo di Bujumbura quando ha sottolineato come l'impegno per la pace era indispensabile poiché era in gioco l'avengelizzazione del Burundi e non si poteva non intervenire nel conflitto.


*      Plenary: The Many Dimensions of Catholic Peacebuilding
Msgr. Hector Fabio Henao, Caritas Colombia
Myla Leguro, Catholic Relief Services, Mindanao, the Philippines
Fr. Emmanuel Ntakarutimana, OP, Ubuntu, Burundi

Con una esposizione dettagliata di prassi specifiche di costruzione della pace, tra cui spiccava quella dell'Ubuntu in Burundi attraverso il “teatro narrativo” come strumento di riconciliazione e di relazione tra le persone per recuperare l'umanizzazione dell'altro: partire dalle conoscenze e dalla cultura delle persone con un approccio di inculturazione del vangelo e della costruzione della pace. L'esponente della Caritas Colombiana ha evidenziato la complessità del conflitto in Colombia e dell'importanza di costruire una Teologia della Speranza per le vittime del conflitto e l'importanza di accompagnare e camminare con chi soffre per costruire la pace.


*      Church Intermediaries and Armed Actors
John Paul Lederach, University of Notre Dame
Msgr. Hector Fabio Henao, Caritas Colombia
Msgr. Matthew Odong, Archdiocese of Gulu, Uganda
Fr. Eliseo “ Jun” Mercado, OMI, National Peace Council, the Philippines

Si è parlato del ruolo della chiesa nei conflitti nei paesi di proveneienza dei relatori..
Mons. Odong ha spiegato il processo di pace in Nord Uganda.
Sulla Colombia si è parlato della complessità del conflitto e della delicatezza di un intervento di mediazione .

*      Emerging Norms of Peacebuilding in Key Political Institutions
Maryann Cusimano Love, The Catholic University of America
Respondents: Joseph Donnelly, Caritas Internationalis
Jamie Price, Sargent Shriver Peace Institute

Con una esposizione delle principali evoluzioni normative con particolare riferimento ad ambito Nazioni Unite (Peacebuilding Commission) e agli USA (Dipartimento di Stato). In tale ambito è stato a lungo dibattuto, poi ripreso da altri gruppi, il tema delle prassi per un IUS POST BELLUM da parte delle forze che vincono in un conflitto o devono gestire il post-conflitto. Una riflessione molto “americana” con riferimento soprattutto a Iraq. Tutti i relatori hanno evidenziato i limiti delle attuali strutture istituzionali, limiti politici e di risorse, frutto anche di concezioni limitate e differenti: se l'ONU parte dalla necessità di riconciliazione e giustizia, gli USA evidenziano l'elemento della soranità e ricostruzione dello stato. I relatori hanno evidenziato l'importanza della Chiesa Cattolica come Stato ma anche come soggetto non statale e quindi ponte tra le dimensioni e portatrice di prassi che possono farsi norme internazionali. E' necessario pertanto che la Chiesa inserisca elementi dottrinali sul peacebuilding e ius post bellum. Si è evidenziato l'allarme per una progressiva militarizzazione del peacebuilding.


*      CRS: Catholic Social teaching and the Practice of Building Peace
Fr. William Headley, CSSp, University of San Diego
Reina Neufeldt, University of Notre Dame
Respondents: Fr. David Hollenbach, SJ, Boston College
Fr. Ferdinand Muhigirwa, SJ, Centre d'Etudes Pour l'Action Sociale (CEPAS), Democratic Republic of Congo

*      Human Rights and Peacebuilding
Bishop Joachim Ntahondereye, Diocese of Muyinga, Burundi
Laura Vargas, Comision Episcopal de Accion Social, Peru
Catherine Halvey Goodwin, Washington Theological Union

Con spunti interessanti sulla gestione di situazioni post-conflitto in cui la tutele dei diritti umani individuali costituiscono elementi essenziali per la reintegrazione sociale di rifugiati e sfollati e recupero della dignità personale.


*      The Ethics of War and the Ethics of Peacebuilding
Marie Dennis, Pax Christi International and Maryknoll
William Barbieri, The Catholic University of America
Heinz-Gerhard Justenhoven, Institut für Theologie und Frieden, Germany

Con riferimento in particolare alla dimensione etica della costruzione della pace, anche con una comparazione della visione di lungo termine tra un intervento di pace e uno militare. Si è dibattuto dell'etica della riconciliazione dopo un conflitto con particolare riferimento all'esperienza europea dopo la 2^ guerra mondiale.

Marie Dennis ha sottolineato l'importanza di smontare l'etica della guerra, basata sul principio della difesa del popolo, con una prospettiva di lungo termine sugli effetti della guerra e dei suoi reali risultati. L'etica della pace si sviluppa rapidamente in un conflitto, è una esigenza. E' un'etica che deve ricercare le cause del conflitto. E' necessario affermare l'eliminazione delle forme di oppressione e violenza che sono alla base del nostro attuale sistema di sicurezza, creando strumenti di sicurezza umana che minimizzino o annullino la violenza. Vi sono stati riferimenti vicini al concetto di sicurezza Pan-umana spesso citata dal Prof. Papisca.

Il rischio attuale è che si elabori uno IUS POST BELLUM troppo collegato ai concetti etici dello IUS AD BELLUM e IUS IN BELLUM.

Il relatore tedesco ha sottolineato la necessità di gesti di conciliazione individuali e collettivi per un etica della riconciliazione tra popoli e stati. Il perdono come dimensione di una identità collettiva cui educare e formare.


- Peacebuilding as a Developing Norm in Catholic Social Teaching
Fr. Kenneth Himes, OFM, Boston College
Respondent: Drew Christiansen, SJ, America

E' stata affrontata l'attuale evoluzione teologica nella dottrina sociale della Chiesa che pare concentrarsi molto sulle forme di IUS POST BELLUM con riferimento alla costruzione della pace in particolare con riferimento ad una pace giusta, equilibrata, capace di favorire la riconciliazione e la ricostruzione. Ne è emerso un dibattito molto interessante in cui è stata evidente la carenza di un riferimento sistematico alla prassi e spiritualità della nonviolenza su cui esiste ancora una prudenza della Chiesa, mentre altre tradizioni religiose assumono la nonviolenza in modo più forte. Interessante anche la riflessione sulla “inflazione” di tematiche collegate al messaggio del Papa in occasione della Giornata Mondiale della Pace, per cui ormai tutto è pace, ma si rischia di annacquare proprio il tema della costruzione della pace e delle minacce alla pace.

Himes ha delineato la pace nelle sue varie forme e concezioni aggiungendo quella della pace sociale e politica frutto dell'armonia tra gli esseri viventi. Inoltre è stato ripreso il concetto della Pacem in terris in cui la pace è frutto dello sviluppo umano e come, in particolare con Giovanni Paolo II si proponga la solidarietà come via della pace con concetti quali la partecipazione, l'opzione preferenziale per i poveri e la sussidiarietà. Sul tavolo del dibattito teologico vi sono: l'evoluzione della posizione contro la guerra, l'etica della risoluzione del conflitto e la riconciliazione.

*      A Practical Theology of Reconciliation
Fr. Robert Schreiter, CPPS, Catholic Theological Union
Respondents: Rev. Elizabeth Carmichael, St. John’s College, Oxford
Fr. Emmanuel Ntakarutimana, OP, Ubuntu , Burundi
Moderator: Laura Taylor, University of San Diego

Molto interessante. Ci si è soffermati sulla TRC process in Sudafrica e sul lavoro sull'Ubuntu del fr Emmanuel, e sul rapporto tra fede e ubuntu.


*      Interfaith Dialogue, Peacebuilding and Catholic Spirituality
Peter Phan, Georgetown University
Respondent: John Katunga, Catholic Relief Services, East Africa
Fr. Eliseo “ Jun” Mercado, OMI, National Peace Council, the Philippines
Moderator: John Borelli, Woodstock Theological Center and Georgetown University

Bello. si è parlato del legame tra nonviolenza e spiritualità, dell'approccio alla pace nel rispetto delle varie tradizioni religiose, della necessità di lavorare insieme per l'uomo e per umanizzare l'umanità.


*      Solidarity and the Future of Catholic Peacebuilding
Archbishop Antonio Ledesma, SJ, Archdiocese of Cagayan de Oro, the Philippines
Thomas Bamat, Catholic Relief Services
Gerard Powers, University of Notre Dame
Moderator: Angela Senander, Washington Theological Union

C'è stato molto spazio negli interventi sul tema della solidarietà, sulla compassione ma poca differenziazione tra questa ed il peacebuilding.



3. Incontri per il Sinodo africano
    *      Archbishop Evariste Ngoyagoye, Archdiocese of Bujumbura, Burundi
    *      Bishop Joachim Ntahondereye, Diocese of Muyinga, Burundi
    *      Pax Christi International: Incontro con Claudette Wherley
    *      Peter Pearson, Southern Africa Catholic Bishops’ Conference
    *      Archbishop Maroy Francois Xavier, Archdiocese of Bukavu, Democratic Republic of Congo
    *      Fr. Ferdinand Muhigirwa, SJ, Centre d'Etudes Pour l'Action Sociale (CEPAS), Democratic Republic of Congo
    *      Fr. Emmanuel Ntakarutimana, OP, Ubuntu, Burundi
    *      Stephen Colecchi, U.S. Conference of Catholic Bishops


4. Incontri per promozione Operazione Colomba
    *      Stephen Colecchi, U.S. Conference of Catholic Bishops
    *      Kim Lamberty : ( CPT e studentessa di teologia)
    *      Addetta stampa Krock Institute
    *      Joseph Bock, Direttore relazioni esterne Krock Institute: anche lui ha suggerito un lavoro con la Chiesa Cattolica tramite Caritas e Catholic Relief Service.
    *      Hal Cubertson, Direttore esecutivo Krock Inst.
    *      Andrea Bartoli, Sant’ Egidio USA and George Mason University


5. Altri incontri interessanti
    *      Edward Gaffney, Professor of Law, Valparaiso University
    *      Fr. Emmanuel Ntakarutimana, OP, Ubuntu, Burundi.
    *      Fr. Eliseo “ Jun” Mercado, OMI, National Peace Council, the Philippines.
    *      Fr. Cedric Prakash, SJ, PRASHANT  Centre for Human Rights, Justice and Peace, India
    *      Fr. Cyril Myint Soe, Commissione Giustizia e Pace, Conferenza Episcopale Myanmar.


6. Conclusioni sul seminario
Il seminario, come pure il CPN, costituiscono un momento interessante per poter stabilire contatti e per un confronto non solo teorico con esperienze di costruzione della pace e intervento nei conflitti da un punto di vista cattolico, non solo nella dimensione organizzativa ma anche teologica e spirituale. Il limite del dibattito sembra essere quello che la nonviolenza è un concetto troppo spesso assente o marginale mentre si parla con frequenza di ius, accompagnamento, riconciliazione, solidarietà e diritti umani. Inoltre manca a volte un approccio più mondiale ad alcuni discorsi e concetti, fin troppo “americanizzati” dai relatori.

Inoltre il peacebuilding come concetto non sempre lascia ampio spazio agli interventi in fase di conflitto acuto e aperto, anche se le esperienze di Burundi e Colombia hanno fatto riferimento poi a tali fasi del conflitto. Spicca l'assenza di alcune esperienze a noi note, ma conosciute anche negli USA, come il Chiapas. L'ascolto dei relatori e gli incontri informali sono in sintesi arricchenti e formativi e possono dare vita a relazioni interessanti anche per progetti.