Un po' di Cielo sulla terra

Albania

Mi sembra di essere sull'"isola che non c'è" in questo momento, nella Cattedrale di Scutari mentre aspetto la riconciliazione tra due famiglie. L'emozione è tanta e non riesco a stare ferma ad aspettare. Esco dalla chiesa per accogliere e non perdermi l'arrivo degli Hasani, il fis che oggi concederà il perdono. Ho le mani gelide e il cuore a mille. Mi rendo conto che sto assistendo a un evento più grande di me, incomprensibile al cuore umano. Sono nel posto giusto: in cattedrale.

Sul portone della chiesa attendo questa grande e temuta famiglia. Arriva su un furgone comune, uguale a tanti e mi chiedo come faccia a non essere illuminato o a non avere qualche segno di riconoscimento che lo distingua dagli altri e che segnali che lì sopra c'è gente che oggi si riconcilierà con i suoi nemici.
Accolgo tutta questa famiglia: prima scendono gli uomini, seri, tesi, composti e poi le donne emozionate, inquiete, aperte. Credo siano sollevati nel vedere qualche voto noto e "superpartes" a riceverli. In chiesa è già radunata la famiglia Shelmi che accoglierà il perdono. Si guardano intorno in silenzio e attendono con trepidazione l'entrata, in scena l'arrivo degli Hasani.
In prima fila ci sono le donne, coloro che hanno perso mariti e figli. La storia di vendetta di questa famiglia comincia quasi vent'anni fa. E ha avuto almeno otto morti di cui uno che non c'entrava assolutamente nulla con questa faida. Sono testimone della nascita di una nuova unione. Fin'ora sono stata partecipe solo al dolore che scuote le persone in vendetta. Finalmente potrò descrivere la gioia e il sollievo di un lieto fine.
Credo che il capofamiglia Hasani, Pal, abbia capito sulla sua pelle più e più volte che continuare a uccidere e a odiare porta alla rottura dei legami familiari e all'abbrutimento della propria esistenza. Per la società perdonare è un simbolo di debolezza, di codardia. E' giunto il momento di trasformare il pensiero della società, di non assecondare questa mentalità bruta, di ritornare a vivere e a sperare! Pal e la sua famiglia terranno segreto il fatto che si sono riconciliati. Pazienza. Ci hanno voluto ad assistere alla cerimonia in quanto costruttori del processo di pace tra le due famiglie, ci penseremo noi a diffondere la lieta novella.
Il Vescovo e i preti circondano le due famiglie e ascoltano il Vangelo delle Beatitudini che richiama la persona a essere felice, giusta e immersa nel mondo.  
Dopo la Parola di Dio viene data la parola alla famiglia Hasani che, in modo completamente gratuito, concede il perdono. Mi sorprende che sia per prima questa famiglia a parlare, che gli Shelmi non la anticipino con una richiesta di perdono. Questo mi fa capire che il perdono non viene dal cuore umano, è senza compenso, senza calcolo. Sul crocifisso e davanti al Signore gli Hasani giurano di perdonare i Shelmi e di chiudere questa storia. Uno ad uno gli uomini e le donne della famiglia Hasani concedono il loro personale perdono all'altra famiglia; prendono parola soprattutto i familiari più stretti delle vittime. La commozione non ha misura sia fra le famiglie che fra di noi della Colomba. E' come aver visto germogliare un fiore dopo un inverno secco e rigido su un albero riarso.
Ora è il turno dei Shelmi che accolgono e ringraziano per la concessione del perdono. Anche loro giurano sul crocifisso.
Alla fine si scambiano tutti un segno di pace. I capifamiglia si guardano negli occhi e si mettono al centro dell'assemblea stringendosi le mani.
Dopo la benedizione finale vedo volti più distesi e rassicurati. Non scorgo il disorientamento che era presente prima del rito. Il soffio dello Spirito Santo ci ha scossi e trasformati: ha messo un seme di speranza nel futuro e fiducia nell'essere umano che prima lo si sentiva lontano e estraneo. I Shelmi e gli Hasani hanno gettato basi concrete nel loro presente e quindi del loro futuro. Il passato lascia una grossa cicatrice ma è solo un "segno particolare" da riportare sul passaporto.
Pal viene vicino a noi felice e radioso e ci confida che non capisce se è in cielo o in terra. Credo che oggi abbia portato un pezzetto di cielo sulla terra.
Mi torna in mente la canzone di Bob Dylan "Blowin in the Wind": "Quante volte un uomo deve guardare verso l'alto prima che riesca a vedere il cielo? Quanti anni può esistere una montagna prima di essere spazzata fino al mare? E quanti anni la gente deve vivere prima che possa essere finalmente libera?" Beh, oggi, Pal ha dato risposta a queste domande che non soffiano nel vento ma si sono fermate qui a Scutari, in mezzo a noi.

Laura