“Benvenuti in Albania”

Albania

Oggi prendo la bici.
Non ho voglia di fare un giro a piedi.
E' così liberatorio e divertente, quando funzionano i freni.
Così sono scesa in strada entusiasta (povera stolta), con la curiosità di chi vede tutto per la prima volta. Ma già alla prima curva, una mercedes nera immacolata ha ridimensionato la mia allegria con una meravigliosa inchiodata.
Ho quindi realizzato che di questo passo il lago di Scutari era davvero lontano ma ho ripreso fiato, un bel respiro, e ho continuato.

A passo di lumaca, vedo donne con fazzoletti in testa colorati, uomini ai bar che sembrano tutti uguali statuine dallo sguardo duro e birra nelle mani.
Fumi e spazzatura, pannocchie e noccioline, e sono tutte piene, le panchine.
I vecchi si ammassano su un tavolino per un'imperdibile partita di domino.

Una scia d'allegria... momentanea.
Lascio passare le bambole, spose troppo giovani ma già consapevoli di chi comanda l'amore.
Ancora più avanti fuori dal centro e lungo il lago.
Vacche al pascolo, pescatori, zingari e moschee.
Ecco lo spazio dei poveri, delle bestie, dei perché.
E le montagne dentro l'acqua, docilmente, si lasciano scivolare, mi sento così piccola, mi sento così grata, un paradiso alternativo, da testimoniare.

Mentre pedali forte ogni strada è cimitero, è passerella, è compagna di viaggio troppo lunga o troppo corta ma comunque lì, in attesa del tuo passaggio.

Un altro giorno è volato.
E tu? Cosa hai dato? Ho fatto così poco, ho sentito così tanto dolore, mai prima conosciuto: il timore di un nuovo inverno infinito, la fame che scava l'anima, le mani e il viso, la paura di essere una preda a tiro, la rabbia per un futile insensato omicidio.

E cosa prendi? Cosa porti via? Lo sguardo sincero, l'abbraccio spudorato di un istinto d'amore libero e incondizionato.
Voi, famiglie.
Chi vive con niente nella spirale soffocante di tradizioni e violenze, ma che ha deciso da qualche Colomba di lasciarsi guidare sorvolando gli odi, i ricordi e il rancore, dando spazio alla costruzione di una nuova persona: con una mano che cuce e l'altra perdona.

Amarilli, 12 settembre 2013