Luce

Albania

In Albania ci sono incontri che accendono una luce nel buio. Il buio del rancore erode l’animo delle persone che non riescono a perdonare, è la notte che avanza e fagocita tutto, non lascia spazio alla riconciliazione. Ma fortunatamente ci sono persone che accendono la luce della speranza, dimostrando con la loro scelta di vita che esiste un’alternativa – in realtà l’unica via praticabile.   Qualche giorno fa ho conosciuto una persona che mi ha commosso. E’ una signora semplice, dai modi cortesi e con un sorriso un po’ timido, sembra quasi stupirsi del mio interesse per la sua storia. La vita è stata dura con lei: è difficile sopravvivere alla morte del proprio figlio, rimasto ucciso nelle spire di una vendetta senza senso.
Alla morte del figlio, ebbe alcuni giorni di crisi: non riusciva più a parlare, a muoversi, provava un forte dolore alle gambe, alla bocca, quasi una paresi. Dopo qualche tempo, ha iniziato a frequentare la chiesa. Viveva dilaniata tra due pensieri: da un lato, si convinceva che suo figlio fosse in Paradiso, mentre dall’altro si ripeteva nella mente che non era vero, che doveva accettare la realtà che il figlio fosse morto e si trovasse sotto terra, tra i sassi.
Senza giri di parole mi racconta che, terminato il periodo del lutto, il clan familiare di cui è parte aveva già deciso i dettagli della vendetta: chi, dove e quando uccidere un membro della famiglia rivale. Infatti, già i suoi parenti – il fis – si erano riuniti a casa sua per decidere di vendicarsi nei confronti della famiglia avversaria, quando lei decise di mandare via tutti coloro che non appartenevano al nucleo familiare stretto. Insieme ai suoi figli, e addirittura in opposizione ad uno di essi, il quale ammetteva che non avrebbe mai perdonato gli assassini di suo fratello, si è diretta verso un’altra via. In risposta a questa violenza, ha pregato, e ha pregato, e ha pregato ancora. E così tutti i giorni, ogni singolo giorno, chiedendo a Dio cosa fare.
Poi ha scelto.
Ha scelto la riconciliazione. Ha raggiunto il pajtimi (riconciliazione) con l’altra famiglia, ha perdonato gli assassini di suo figlio, permettendo al suo cuore di respirare di nuovo. Ormai le due famiglie, un tempo rivali, vivono e festeggiano insieme le rispettive festività religiose. In occasione della Pasqua cattolica, i membri dell’altra famiglia – che è di fede musulmana – si sono recati in visita per i festeggiamenti presso di lei, mentre per il loro Bajram lei ricambierà la visita.
In questo suo percorso di riconciliazione, la fede ha avuto un ruolo fondamentale, sia nell’accettazione della situazione, sia nell’apertura del suo cuore. Afferma che quando ha perdonato il suo cuore ha respirato, si è alleggerito, si è aperto, e che Dio ha voluto così. Spesso le viene chiesto di portare la sua testimonianza di pace dove questa manca, e dal canto suo lei sente di dover fare qualcosa anche per gli altri, si sente uno strumento nelle mani di Dio. Addirittura le è stato chiesto di agire da esempio di riconciliazione presso un’altra famiglia che era in una situazione di vendetta di sangue. Nonostante la timidezza, ha accettato e, grazie agli incontri presso queste famiglie in conflitto, anche queste ultime si sono riconciliate. Si è posta come luminoso esempio di pace in una situazione di conflitto.
Ha scelto di nuovo.
La signora, che oggi mi racconta la sua storia, nella sua vita lavorativa si è occupata di bambini, aiutando le puerpere a dare la vita nell’ospedale cittadino. Quando ha scelto la riconciliazione, in realtà, ha continuato per altre vie la sua attività: ha scelto la vita, nuovamente ha aiutato a dare la vita, nella sua famiglia.  
Ha acceso una luce nel buio.
S.