Riflessioni...

Albania

Sono ritornata da poco più di dieci giorni in Italia, in una terra che oggi mi sembra lontana, diversa, piatta. La verità è che qui non riesco ad esprimermi, a dare il meglio di me stessa.
E’ il contesto, infatti, il più delle volte che ci spinge a dare il 100% delle nostre energie.

Il fatto di trovarsi in un ambiente in cui si coglie una certa tensione culturale, politica o sociale non è irrilevante, anzi. Situazioni estreme ci spingono a ragionare in modo diverso e conseguentemente ad agire in modo diverso. Ci sono dei muri che non avremmo mai pensato di abbattere, ma quando ti ritrovi in determinati contesti, scopri qualità che non avresti mai pensato di possedere. L’umiltà, ad esempio. Avresti mai pensato di mettere in secondo piano la tua vita? La mia vita vale la pena di essere vissuta così come quella di un altro; e l’altro può essere un ragazzo, un uomo barricato in casa a causa delle vendette di sangue. Sono fortunata perché sono nata in un paese in cui non c’è un conflitto ed è avanzato dal punto di vista culturale. Ma io sento il dovere di dare un senso a questa “fortuna”. Si, perché sento la necessità di condividere la mia fortuna con l’altro, forse così acquisterà un sapore diverso.
Condividere il dolore con qualcuno significa ridurre, se pur minimamente, la sofferenza dell’altro, significa riuscire a vivere le emozioni dell’altro, significa che ora tu non sei più solo nel trovare una possibile soluzione per alleviare quella sofferenza, ma ci sono io che ti tengo la mano, forse cadremo ma sono sicura che ci rialzeremo insieme.

 

Palumbo Maria