Piccole magie

Allegra è atterrata in Albania come una piccola meteora, una fiammella ardente che produce energia positiva.
Il suo nome si abbina perfettamente alla sua corporatura minuta e ai movimenti elastici, e a me ricorda quei bastoncini che si accendono a capodanno e generano scintille di allegria.
Allegra è una signora con il viso da ragazzina, che sorride dolcemente e conserva in sé una riserva infinita di amore.
Ha una storia dolorosa che sa raccontare senza retorica, che ha saputo trasformare in uno strumento potente e denso di significato.
Allegra incontra l’altro lieta dello scambio, non teme il giudizio, e si fa strada nella giungla di rabbia e dolore degli altri.
E gli altri riescono a trovare ristoro nelle sue parole feconde.
Allegra, infatti, compie piccole magie.

Quando è arrivata in Albania, era completamente afona, bisbigliava solamente.
Ma forse il destino voleva soltanto che tutti noi tacessimo, per metterci in ascolto di una voce flebile e sottile che sussurrava parole buone.
Ad ogni giorno di permanenza in Albania, la voce di Allegra si irrobustiva, diventava più squillante, come un richiamo che parte in sordina e si trasforma in un annuncio stentoreo.
Secondo la sua stessa interpretazione, Allegra temeva gli incontri in cui la sua parola era la protagonista, e la sua voce – un po’ vigliaccamente – si nascondeva tra le corde vocali; ma mano a mano ha ritrovato il suo posto e si è fatta sentire in tutto il suo significato, posata ma solida.
Una voce importante, che pronuncia abbracci di parole.
Allegra ha trascorso in Albania pochi giorni, che però sono stati molto intensi, riempiti di incontri e di parole.
Il primo incontro è stato con una ventina di donne, ognuna delle quali trattiene dentro di sé un dolore particolare: la perdita di un figlio, l’assenza del marito, la solitudine di chi vive da vittima del fenomeno della vendetta di sangue, le cui conseguenze finiscono sempre per ricadere sulle spalle delle donne.
Il racconto personale di Allegra ha immediatamente creato un silenzio di sospensione, in cui ognuna si ritrovava; erano tutte sedute in cerchio, con il busto proteso verso la signora-ragazzina, di cui intuivano il tono anche senza cogliere il significato di ogni parola pronunciata in italiano.
E a ogni frase tradotta, arrivava il rimando della loro compassione sollecita per qualcuno in cui si rivedevano.
Qualcuna ha pianto, qualcun’altra ha sorriso, molte hanno provato l’empatia di chi si specchia in un’altra se stessa.
Una signora ha ricordato che sogna i suoi genitori ogni notte, numi tutelari della sua quotidianità, protettori dei suoi tre figli cresciuti senza padre.
Una giovane mamma invece ha riconosciuto negli occhi della sua bambina la sorella perduta anni prima, vittima di una furia cieca che ha messo fine alla sua breve vita.
E’ stata una sorta di  catarsi, in cui il dolore ha lasciato un piccolo spazio alla malinconia del ricordo di chi non c’è più.
Il secondo incontro a cui ha partecipato Allegra è stato breve e del tutto fortuito; dopo un anno dalla morte di un giovane ucciso per una vendetta di sangue, la famiglia della vittima ha voluto celebrare una messa nella chiesa del villaggio per ricordarlo.
Allegra ha voluto prendervi parte, condividendo con i parenti della vittima l’anniversario della morte del ragazzo, in un clima di vicinanza e di affetto volto a offrire attenzione a tutti i membri della famiglia in lutto.
Ancora più significativo è stato l’ultimo incontro, che si è svolto con Flutura, una ragazza che a casa vive nel lutto per la perdita della sorella maggiore, uccisa qualche anno fa a causa di una vendetta tra clan familiari.
Ci siamo ritrovate davanti a un caffè nella veranda di un bar, nel punto esatto in cui il fiume Drin si unisce al Buna e sfociano insieme nel lago di Scutari, così scomparendo.
E’ un luogo in cui le acque si mescolano, come le parole, per scorrere altrove e stemperarsi. E’ lì che Allegra ha compiuto una piccola magia.
Si è confidata per prima, chiedendo un consiglio alla sua giovane amica: come si può accompagnare un figlio nel dolore per la perdita di una sorella, mentre ancora bisogna affrontare il proprio per la perdita di una figlia?
Le loro vicende sono speculari, ma i ruoli no: madre e sorella, punti di vista diversi travolti da uno stesso lutto.
La ragazza ci ha pensato un attimo, seduta in punta di divano, nello spazio minuscolo che occupa.
Flutura contrappone sempre un atteggiamento calmo esteriore a una profonda irrequietezza d’animo, che traspare nel modo in cui siede, come se fosse sul punto di volare via.
E quello era il suo desiderio quando una volta mi disse che se avesse avuto un’automobile, sarebbe fuggita lontano, scomparsa, per non tornare mai più a casa.
Quando si è sentita pronta, ha risposto ad Allegra che una madre non è necessariamente la persona giusta a cui confidare un tale dolore.
E così evidenziava la propria cesura, il distacco dalla propria famiglia tipico dell’età adulta, in una cultura in cui spesso la figlia diventa individuo indipendente solo nel momento del matrimonio.
Parlando di sé, è riuscita a trasmettere ad Allegra la necessità della distanza, i figli sono altro da sé, sentono in modo diverso e si danno già da soli le risposte che cercano.
E così Flutura con un battito di ciglia ci ha aperto uno spiraglio, permettendoci di intravedere qualche sprazzo di serenità in una famiglia dove il lutto vive da protagonista.
Allegra e Flutura si somigliano in effetti: entrambe hanno una presenza delicata e un carattere resiliente, entrambe sono attratte dalla bellezza.
Entrambe hanno deciso che faranno fiorire il bello che ancora conservano nell’animo.
Flutura vuole seminare in giardino fiori profumati, a ricordo dell’attività preferita della sorella scomparsa.
Allegra continuerà a diffondere le sue parole, come una fatina che vola dove c’è bisogno di lei.
E ogni tanto compirà le sue magie!  

Sara