Manifestiamo in silenzio

Albania

Negli ultimi mesi abbiamo sentito molte notizie di delitti avvenuti a Scutari per vendetta. Questi omicidi ci lasciano sbigottiti, quasi senza parole. Ma ci sconvolge ancora di più l’indifferenza generale. Perché nessuno, dalle autorità pubbliche alla gente comune, si schiera contro le vendette di sangue a voce alta? Perché questi omicidi passano inosservati come se fossero la normalità?

Sono italiana e non pretendo di cambiare, capire o giudicare la cultura di questo Paese, anche a me si può dire che vivo in un paese, l’Italia, dove esiste la mafia. Sono rari gli italiani che hanno il coraggio di ribellarsi e denunciare i mafiosi.
Ma io ora vivo qui da più di un anno, vedo cosa succede qui a Scutari e, anche da italiana, ho deciso di non rimanere passiva davanti a quello che sta succedendo. Metto a disposizione ciò che sono, le mie mani e la mia testa per trovare qualcosa di creativo che urli la crudeltà degli omicidi per vendetta di sangue.
Conosco molte famiglie che hanno subito omicidi per vendetta e che si sono vendicate. C’è tanta rabbia, dolore e mancanza di fiducia nel futuro. La vendetta non porta a nulla, solo e soltanto a disperazione e rancori.
Non ho una formula magica per far finire tutto questo perché una formula magica non esiste.
Sono le persone, per prime, che nel loro intimo devono decidere di perdonare l’ingiustizia subita.
È la società albanese che si deve far carico del peso che sopportano le famiglie coinvolte direttamente nelle vendette.
Siamo tutti coinvolti dal momento che sappiamo e che vediamo ciò che succede intorno a noi.
È per questo che abbiamo deciso di “farci sentire”. Non vogliamo che il fenomeno delle vendette passi inosservato e che venga ignorato. La nostra manifestazione si svolgerà in pieno centro e all’ora di punta: sarà difficile non essere notati!
Siederemo in cerchio, in silenzio. Molti si chiederanno perché in silenzio…
In silenzio perché rispecchia il nostro stato d’animo davanti agli ultimi assassini per vendetta avvenuti a Scutari: di rispetto per la famiglia della vittima e dell’omicida, di disorientamento davanti a questo fenomeno antico ma ancora oggi vivo più che mai, di paura verso il futuro.
Vuole anche essere un silenzio che provoca: davanti a questo caos, a questa anarchia omicida vogliamo “urlare” il nostro silenzio.
Stiamo in silenzio anche per riflettere, per fermarci e pensare, per ricordare le vittime, per farci domande e cercare risposte nuove, innovative. Ci chiediamo se l’onore offeso valga più della vita di un uomo. Che valore ha la nostra vita? E quella dei nostri cari? Non abbiamo risposte.
Vorremmo che le persone si ponessero delle domande e non dessero tutto per scontato.
Il cerchio silenzioso sarà aperto a chi vorrà entrarci.
Credo sia importante fermarci in silenzio per un po’.
In questo modo, forse, non staremo in silenzio domani.  

Laura