Giugno 2013

SITUAZIONE ATTUALE

In questo periodo l’attenzione dei mass media e dell’opinione pubblica è stata concentrata sulle elezioni politiche del 23 Giugno. Le elezioni si sono svolte in un clima teso e si sono verificati alcuni incidenti nel corso dello svolgimento delle operazioni di voto. Per queste ragioni scarsa attenzione è stata data agli episodi relativi alle vendette del sangue, che nonostante tutto si sono verificati con macabra  regolaritá. Gli attentati per motivi di hakmarrje (vendetta) e gjakmarrje (letteralmente “presa del sangue”) nel mese di Giugno sono stati almeno 6 di cui 4 omicidi e 2 ferimenti. In tutto, le vittime sono state 10.
Tali episodi accrescono il numero delle persone e delle famiglie coinvolte nelle faide di sangue in quanto riguardano nuovi casi. Ciò significa che il fenomeno, numericamente parlando, non diminuisce minimamente. Particolarmente significativa la vicenda accaduta ad Elbassan, nel centro dell’Albania, (Cfr http://noa.al/news/artikull.php?id=327745), dove si è verificata una sparatoria in cui sono rimasti uccisi un uomo e una donna che passavano per caso nelle vicinanze. La vittima da una settimana era uscita dal carcere in cui aveva scontato una condanna a 17 anni per un omicidio commesso nel 1995. Dalle prime indagini risulta che l’assassino sia il fratello della persona uccisa nel 1995 dalla vittima. Un chiaro episodio di gjakmarrje. Tale episodio testimonia non solo quanto il fenomeno delle vendette di sangue sia presente, ma anche che non sia limitato al Nord del Paese, come sempre si afferma, ma che sia esteso anche in altre parti dell’Albania. Inoltre si evidenzia quanto, nonostante siano passati quasi 20 anni e l’assassino abbia scontato una pena in carcere, i parenti della vittima non si siano accontentati della giustizia dello Stato ma abbiano preferito farsi giustizia da soli.
Il 5 Giugno è entrato in vigore il nuovo codice penale che, tra le altre cose, prevede un inasprimento per i crimini commessi per motivi riferibili ad hakmarrje e gjakmarrje. La nuova norma, infatti, prevede una pena non inferiore a 30 anni e fino all’ergastolo per gli omicidi commessi a causa di vendetta di sangue (Cfr http://mapo.al/2013/05/31/vret-per-gjakmarrje-jo-me-pak-se-30-vite-burg/). Nonostante tale inasprimento della legge sia accolto con favore dall’opinione pubblica, il timore è che tale provvedimento non sia sufficente a eliminare o diminuire significativamente il fenomeno delle faide del sangue.

CONDIVISIONE E LAVORO

Il mese di giugno è stato molto intenso. L’impegno maggiore è stato profuso verso iniziative di sensibilizzazione, la progettazione degli interventi di sostegno ai processi di riconciliazione delle famiglie coinvolte nelle vendette di sangue e le visite alle stesse famiglie.
Le visite alle famiglie si sono svolte con regolaritá così come alcuni accompagnamenti sia in ospedale che in carcere. In questo periodo stiamo continuando a seguire alcune situazioni che per la loro delicatezza richiedono particolare investimento di energie e di attenzione.
Per ciò che riguarda il gruppo donne, considerato il periodo estivo, non svolgiamo attivitá strutturate, ma ci rechiamo nelle loro case di volta in volta per passare del tempo insieme a loro e in qualche modo continuare in forma diversa il percorso che durante l’anno svolgiamo durante gli incontri  bimensili.
Il 9 giugno abbiamo svolto una gita a Lac nella chiesa dedicata a S. Antonio, santuario frequentato anche da fedeli di altre religioni. In questo luogo sono avvenuti numerosi miracoli e le donne del gruppo sono tutte molto fedeli. Durante la funzione religiosa, a cui le donne insieme ai figli hanno partecipato, Padre Michele ha lanciato messaggi forti contro le consuetudini e le pratiche connesse alla vendetta del sangue. Erano presenti numerosi fedeli provenienti da tutta l’Albania e quindi è stata un’ulteriore occassione per lanciare messaggi contro la vendetta.
Al gruppo giovani sono stati dedicati incontri informali e l’organizzazione di qualche partita di calcetto. È una modalitá scelta per continuare a seguire da vicino i ragazzi nonostante la pausa estiva e proseguire, anche se in forma diversa, il percorso iniziato. Alcuni dei ragazzi hanno partecipato ad una settimana per animatori di campi estivi organizzata dall’Associazione Ambasciatori di Pace con la quale collaboriamo da diverso tempo. È stata una bella opportunitá per loro, un’occasione per sperimentarsi durante il mese prossimo con l’animazione di bambini e in questo modo sentirsi responsabili di qualcun’altro.
Sul versante delle attivitá di sensibilizzazione e di sostegno alla campagna “5000 firme per la vita” siamo stati molto impegnati. Siamo stati presenti in diversi luoghi con dei banchetti per la raccolta firme e abbiamo avuto l’opportunita di interagire e dialogare sulle problematiche relative al fenomeno delle vendette di sangue con molte persone. In questo mese siamo stati presenti nelle parrocchie di: Guri i Zi e Juban e nel Santuario di Lac S. Antonio, ove abbiamo raccolto oltre 2000 firme ed è stata una preziosa occasione per incontrare la gente, osservare la loro reazione, confrontarci con la popolazione locale sul nostro lavoro.
Siamo stati inoltre presenti anche a Scutari e a Tirana.
Le nostre attivitá hanno ricevuto una risonanza mediatica attraverso la pubblicazione in un quotidiano a tiratura nazionale del comunicato stampa in lingua albanese da noi appositamente redatto per la campagna di raccolta firme.
Il 14 giugno, insieme al coordinamento di associazioni che operano per la pace e con le famiglie in situazione di vendetta, abbiamo organizzato una manifestazione contro le vendette nel centro di Scutari. La data si è rivelata particolarmente significativa in quanto in quel giorno, un anno prima, è stata uccisa, insieme a suo nonno, una ragazza di 17 anni completamente estranea al conflitto che ha scatenato l’assassinio. Tale episodio ha suscitato indignazione e scalpore nell’opinione pubblica e nei mass media ed è per questo motivo che la morte di questa ragazza è diveuta quasi un simbolo dell’ingiustizia e dell’assurdità della pratica delle vendette di sangue. Alla manifestazione hanno preso parte alcuni familiari della ragazza uccisa non solo a ricordo della loro cara, ma anche a testimonianza di quanto illogiche siano e di quanto male provochino le pratiche vendicative.
Siamo stati a Tropoja qualche giorno per fare visita alle famiglie che seguiamo anche nel nord dell’Albania e per organizzare il campo estivo che svolgeremo ad Agosto prossimo col supporto di alcuni volontari dell’associazione italiana Progetto Colomba e kossovara Npu. L’impegno logistico e organizzativo è notevole ma pensiamo che sia un’opportunità per cercare non solo di diffondere la cultura della Pace, ma anche di creare basi concrete di risposta nonviolenta dinanzi a situazioni di conflitto o di vendetta. In tal senso stiamo collaborando in modo stretto con P. Antonio Giovannini, sacerdote da anni impegnato nel territorio per costituire sempre più una sinergia tra diverse forze presenti sul campo per costruire una rete di persone che operi in modo nonviolento contro le ingiustizie e le pratiche di vendetta del sangue.

VOLONTARI

A giugno Giulia si è goduta il mese di stacco. La presenza in Albania nel mese di giugno è stata supportata da Marcello e Laura sostenuti dalla preziosa presenza di Sara, Silvana e Francesca. Abbiamo avuto anche la presenza dei volontari e collaboratori locali: Franceska che ha vissuto nella nostra casa per circa una settimana e in particolar modo è stata d’aiuto nella trascrizione dei dati della raccolta firme.
Il 20 giugno, a San Sepolcro (FI), Giulia ha ricevuto la borsa di studio "Angiolino Acquisti" come premio alla sua tesi di laurea "Gestione dei conflitti: la riconciliazione nei casi Kossovo e Israele-Palestina". La tesi è stata premiata da un Comitato Scientifico presieduto dal Professor Tonino Drago che ha valutato diverse tesi relative al tema della nonviolenza. La testiomonial della serata è stata Agnese Moro, figlia di Aldo Moro e ricercatrice di laboratorio di Scienza della Cittadinanza.