CHIUSURA PRESENZA

Dopo 10 anni di attività nonviolente, Operazione Colomba si appresta a chiudere la presenza in Albania.
Questa decisione, per nulla presa a cuor leggero, è frutto di attente riflessioni e constatazioni che sono state effettuate a partire dai risultati positivi raggiunti in questi anni di progetto e valutando il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie conosciute e seguite da Operazione Colomba.
I percorsi di rielaborazione dei conflitti e dei lutti causati dal fenomeno hanno permesso a molti membri delle famiglie colpite da questa piaga sociale di superare, poco alla volta, il dolore e la rabbia per le ingiustizie e le violazioni dei Diritti Umani subite.
Questi percorsi hanno aiutato le famiglie ad abbandonare l’idea di vendicare l’uccisione di un proprio parente, sostenendole nella pianificazione di un futuro costruttivo e dedicato alla vita e all’educazione dei figli, nell’ottica di prospettare loro un futuro migliore…

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SITUAZIONE ATTUALE

Nel mese di dicembre purtroppo sono continuate le scosse, il cosiddetto sciame sismico, successive al forte terremoto del 26 novembre scorso. La Commissione europea ha annunciato che a gennaio sarà indetta una conferenza internazionale dei donatori dei Paesi membri della UE per la ricostruzione del Paese. In generale si stimano danni a circa 14.000 costruzioni, che hanno lasciato senza abitazione 13.000 persone. Nel frattempo la verifica delle condizioni di sicurezza delle abitazioni procede, anche se molte famiglie, nelle zone più isolate, lamentano l’assenza delle Istituzioni che ancora non si sono interessate. Un caso particolare è stato segnalato dal programma satirico “Fiks Fare” (omologo dell’italiano “Striscia la notizia”) a Thumanë, epicentro del sisma, dove poche abitazioni sono rimaste intatte. Una famiglia con 7 bambini vive nel cortile di casa in condizioni difficili, senza accedere ai servizi di alloggio offerti dallo Stato, poiché è coinvolta in una “vendetta di sangue” e quindi non si fida a vivere insieme ad altri concittadini per questioni di sicurezza.

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SITUAZIONE ATTUALE

Nel mese di novembre fortunatamente non abbiamo riscontrato casi riconducibili al fenomeno della “vendetta di sangue”. Tuttavia a inizio mese ha avuto una grande risonanza nei media il servizio della trasmissione televisiva “Fiks fare” (omologa albanese dell’italiana “Striscia la notizia”) nel quale viene intervistato un uomo che sta per partire per la Germania in autobus per richiedere l’asilo per motivi di “vendetta di sangue”. Il passeggero proveniente da Lezha, non riconoscibile, sostiene di aver dovuto pagare cifre rilevanti alla Procura, ai giudici e a un’Associazione che si occupa di riconciliazione per ottenere i documenti che attestano il suo status di vittima riconosciuta del fenomeno della vendetta.

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SITUAZIONE ATTUALE

La situazione politica dell’Albania è ancora incerta sotto vari profili. Le preannunciate nuove elezioni amministrative che si sarebbero dovute tenere il 13 ottobre non sono mai avvenute. Il comune di Scutari ha ancora la carica di sindaco vacante, dopo il ritiro del sindaco neo-eletto prima del giuramento, a causa dello scandalo sulla sua condanna in Italia per traffico di stupefacenti. Nel frattempo, il comune è retto dalla sindaca uscente.
Inoltre l’Unione Europea ha rimandato nuovamente l’apertura dei negoziati di accesso per Albania e Macedonia del Nord: nonostante la Commissione Europea fosse compatta nella propria raccomandazione all’adesione, la Francia si è opposta fermamente all’apertura. L’Italia, nelle parole del Presidente del Consiglio Conte, ha definito questa decisione “Un errore storico”. Anche il Parlamento Europeo ha espresso il proprio disappunto per il mancato accordo attraverso una risoluzione.

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SITUAZIONE ATTUALE

All’inizio del mese di settembre il fenomeno della “vendetta di sangue” è emerso dalle cronache per un caso di omicidio avvenuto a Bulqizë (regione di Dibër). Un giovane ha ucciso un suo amico per motivi ancora poco chiari e le forze dell’ordine – temendo la vendetta da parte della famiglia della vittima – hanno presidiato la casa del colpevole.
Inoltre, una lunga analisi del fenomeno e delle sue conseguenze, è apparsa sui media albanesi, a partire dalla vicenda di un conflitto sorto nel 1997 e degenerato in una “vendetta di sangue” fino ad oggi. L’esortazione dell’editoriale è un richiamo alle Istituzioni albanesi affinché eliminino definitivamente questa piaga sociale, in netto contrasto con le richieste di modernità e sviluppo dell’Unione Europea.

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