Agosto 2013

SITUAZIONE ATTUALE

In questo mese sono apparse sui mass media (giornali e tv) notizie in cui si affronta il problema della gjakmarrjes.
In particolare l’attenzione dei media si è centrata sui bambini e le donne che vivono in auto-reclusione per timore di essere vittime di attentati. L’attenzione mediatica è, nella maggior parte dei casi, un fatto positivo nella lotta al fenomeno, specialmente quando contribuisce a farlo diventare un problema di tutti (e non di una parte del Paese, come spesso accade), un fenomeno che richiede soluzioni efficaci ed incisive che agiscano al cuore del problema.

Alla fine del mese dal Komiteti Pajtimi Mbarekombetare (Comitato di Riconciliazione Internazionale) di Tirana, è stato pubblicato uno studio sul fenomeno della gjakmarrjes (vendetta del sangue) che nello specifico espone alcuni dati statistici sul numero delle famiglie in conflitto e che vivono in auto-reclusione. Secondo tale studio in Albania esisterebbero almeno 1200 famiglie che sono coinvolte nelle faide di sangue o comunque sono in conflitto con altre famiglie. La causa principale di tali conflitti sarebbe da collegare a contese sulle proprietà di case e terreni. Inoltre i bambini e le donne costrette a vivere in auto-reclusione sarebbero circa 900.
I dati presentati nello studio sopra citato sono impressionanti anche se nel rapporto complessivo non sono illustrati i criteri con i quali sono state raccolte le informazioni fornite e pertanto si nutre qualche dubbio sulla loro piena attendibilità. Tuttavia il fenomeno della gjakmarrjes (vendette di sangue) è certamente un problema attuale, percepito a livello comune come un'emergenza sociale per la quale si attendono risposte più incisive ed efficaci da parte delle Istituzioni Statali.

CONDIVISIONE E LAVORO

Nel mese di agosto, approfittando del numero abbondante di volontari, abbiamo tenuto aperte contemporaneamente due presenze. Per due settimane un gruppo si è trasferito a Tropoja, dove si è svolto il campo estivo, mentre un altro gruppo è rimasto a Scutari per portare avanti le attività di visite alle famiglie e con i ragazzi.
Il campo a Tropoja (foto) è durato otto giorni anche se i volontari erano già presenti nell'area una settimana prima per preparare e accogliere i volontari di Progetto Colomba venuti dal Trentino, e altri volontari dal Kossovo e dall'Albania.
Quest'anno i volontari hanno alloggiato, (adattandosi molto), all'interno di una scuola da sempre terreno di conflitto. Infatti era stata costruita 4 anni fa approfittando di aiuti europei ma poiché sono stati utilizzati materiali scadenti, la scuola non è mai stata davvero funzionante ed è stata abbandonata. Durante il nostro soggiorno la scuola è diventata invece il luogo centrale delle attività per i bambini e per il Gruppo Donne, oltre che il punto di ritrovo quotidiano per i ragazzi. I volontari hanno organizzato anche attività di animazione nel villaggio di Lekbibaj e nell'area dove si trova la casa di Operazione Colomba. Abbiamo cercato in questo modo di raggiungere le zone più emarginate e isolate.
Siamo stati molto contenti di ospitare durante il campo P. Gianfranco Testa che ha potuto portare la sua esperienza di perdono e riconciliazione anche in quest'area. Ha partecipato al Gruppo Donne, in cui ha dato vita ad una bella discussione sui sogni e desideri delle donne per il loro futuro, ha incontrato i giovani e ha tenuto un incontro con gli insegnati di un paese limitrofo.
Un'altra bella presenza durante il campo è stata quella di un ragazzo che partecipa al Gruppo Ragazzi a Scutari che è venuto ad aiutarci come educatore.
Il campo si è concluso con una festa finale molto bella. Hanno partecipato un gran numero di bambini, di ragazze, di ragazzi e anche un gruppetto di donne. In questa occasione abbiamo invitato anche una famiglia della zona che seguiamo da qualche anno. La mamma, S., rimasta vedova, e i suoi bambini, sono venuti a festeggiare con noi. E' stato molto toccante assistere all'incontro tra questa donna e un'altra che aveva partecipato alle nostre attività. Mentre si confidavano le reciproche storie familiari, entrambe toccate dalla vendetta, S. ha avuto parole di speranza e di conforto. Questo incontro ha dato molta speranza anche a noi perché ci ha mostrato come questa donna sia cambiata... fino a qualche tempo fa non desiderava nemmeno più vivere.
Il gruppo che è rimasto a Scutari, invece, ha accolto alcuni clown del gruppo VIP (Vivere In Positivo) di Roma. Insieme a loro sono state organizzate delle giornate di animazione nei quartieri periferici di Scutari e un pomeriggio speciale a casa di una famiglia che seguiamo, in cui ci sono tanti bambini piccoli. Questa famiglia ha subito un lutto qualche anno fa e dovrebbe “prendere il sangue”. Il nostro lavoro di accompagnamento e vicinanza li sta aiutando a superare la rabbia e il dolore nella sua fase più acuta. In questo periodo siamo particolarmente vicini a loro poiché l'assassino è uscito di carcere.
Oltre alle attività di animazione, che hanno divertito non solo i piccoli ma anche i grandi, con i clown è stato organizzato un corso per i ragazzi e i bambini sotto vendetta. Attraverso la magia e i giochi si è lavorato molto sulla manifestazione delle proprie emozioni, sul gruppo, cioè sulla fiducia reciproca e sull'attenzione ai compagni. Al termine di questo corso i ragazzi hanno realizzato uno spettacolo artistico e di magia che è stato messo in scena davanti a tutti i bambini delle case famiglia. Lo spettacolo ha riscosso molto successo ed è stato un momento molto emozionante. Infatti i ragazzi e i bambini sono riusciti a “lasciarsi andare”, mettendosi in gioco davanti a degli estranei e tirando fuori le loro qualità migliori. Il teatro ha dato modo ai ragazzi e ai bambini di confrontarsi con i coetanei e imparare un modo nuovo di stare insieme.
A Scutari sono continuate anche le visite di monitoraggio e di sostegno alle famiglie che seguiamo e gli accompagnamenti di emergenza in ospedale o quelli in carcere per le visite.
Il 12 del mese, come sempre, è stata organizzata la manifestazione di sensibilizzazione nel centro della città. Questa volta come slogan abbiamo scelto una frase di Shakespeare che utilizza sempre Padre Gianfranco durante i corsi sul perdono: “Odiare qualcuno è come prendere un veleno e sperare che faccia del male all'altro”.
Anche in questa occasione abbiamo continuato l'attività di raccolta firme per la nostra campagna “5000 firma per la vita”, mentre abbiamo allestino altri banchetti in alcune parrocchie di periferia di Scutari e nel centro di Laç Vaudejes. La raccolta firme è stata un grande successo, infatti siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo prima della chiusura della campagna. Abbiamo quindi superato abbondantemente le 5000 firme!
E’ stato per noi un grande risultato che ci ha confermato come buona parte del popolo albanese sia contro le vendette e desideroso di fare la propria parte se sostenuto e stimolato. Ci stiamo preparando ad organizzare la prossima fase di questa campagna che sarà un evento conclusivo per chiudere la raccolta firme e per consegnarle ai rappresentanti delle Istituzioni albanesi.

VOLONTARI

Il gruppo è rimasto compatto rispetto al mese precedente. E' partito Corrado, dopo aver aggiustato tutto quello che era rotto in casa, e a fine mese è partita anche Anna e il suo entusiasmo contagioso. Ringraziamo di cuore i ragazzi di Progetto Colomba: Carmen, Ismelda, Erika, Matteo e Davide, perché hanno reso possibile il campo a Tropoja. Ringraziamo anche Visar, Denis, Sokol, Irene e Pashko che hanno dato una mano importante nella realizzazione della attività.
Grazie a Padre Gianfranco che ha scelto di accompagnarci nel nostro lavoro anche a Tropoja e di diffondere un po' di nonviolenza anche nelle difficili montagne albanesi.
Grazie anche a Franceska che ha vissuto con noi una settimana per aiutarci durante la presenza dei clown e infine un grande grazie a tutto il gruppo di VIP Roma che hanno portato colore e allegria a Scutari!