Novembre 2014

SITUAZIONE ATTUALE

Nel mese di novembre si sono registrati numerosi casi di hakmarrje e gjakmarrje a Scutari, Gramsh, Kavaja e Durazzo, in cui hanno perso la vita quattro uomini. I conflitti si sono originati per motivi diversi. Nel primo caso, che ha visto la morte di un giovane di 25 anni, la lite è nata per futili motivi su un campo da calcetto alle porte della città. Nel secondo caso, si è trattato di un conflitto acceso nei confronti di un uomo di 40 anni, che da tempo era emigrato in Belgio; sembra che i colpevoli – un padre e i suoi due figli – lamentassero numerose violenze da parte della vittima. Nel terzo caso, il conflitto che ha portato all’uccisione di un 25enne di Hajdaraj – vicino a Kavaja – nasceva dal rispetto dell’onore della sorella dell’omicida, la quale pare avesse una relazione con la vittima, contro il volere della propria famiglia. Nel quarto caso, si sospetta che sia un caso di vendetta di sangue, poiché pare che la vittima – uccisa nel tardo pomeriggio sulla soglia del locale di sua proprietà – fosse implicata nell’omicidio di un uomo e nel sequestro di suo figlio nel 1999.
Vi è stato anche il ferimento di due uomini a Fan, nella regione della Mirdita, per un acceso conflitto sorto per la proprietà della terra tra due famiglie.   
Infine, vi è stato un aggiornamento importante per un caso di vendetta di sangue risalente al giugno 2012, in cui due fratelli avevano ucciso e ferito altri due della famiglia avversaria a Fushe-Mamurras (Albania centrale). I due colpevoli, estradati in Albania nel gennaio di quest’anno dalle autorità italiane, sono stati recentemente condannati a 50 anni di reclusione per omicidio premeditato e possesso illegale di armi e munizioni da guerra.  
Nei media si continua a parlare di vendette di sangue; oltre alle notizie di cronaca, i quotidiani hanno seguito la presentazione pubblica in Parlamento del Rapporto dell’Avvocato del Popolo sul fenomeno delle vendette di sangue, nonché il dibattito in corso tra il Procuratore capo nazionale Adriatik Lalla e il deputato parlamentare Pandeli Majko. Il Procuratore ha pubblicato recentemente il proprio Rapporto sull’azione svolta dalle procure di registrare le famiglie in vendetta e quelle in autoreclusione: i suoi dati affermano che sono 230 le famiglie che risultano in conflitto nella sola area di Scutari, di cui 25 in reclusione, corrispondenti a 35 persone. L’onorevole Majko, dal canto suo, ha criticato l’operato delle procure nazionali nella lotta al fenomeno della vendetta di sangue, sostenendo che vige ancora un alto livello di corruzione.
Infine, nella trasmissione Pasdite sul canale televisivo a diffusione nazionale Top Channel Albania, è stata trasmessa un’intervista ad una famiglia del villaggio di Ferizaj (Kosovo), in vendetta di sangue, dopo aver perso per un incidente stradale l’unico figlio, ha trasformato il proprio dolore perdonando e riconciliandosi con la famiglia avversaria. All’interno della trasmissione, è seguito anche un breve dibattito sulla vendetta di sangue nel suo complesso, attraverso le voci di un rappresentante dell’Avvocato del Popolo e di una giornalista televisiva che si è occupata a lungo del fenomeno.

CONDIVISIONE E LAVORO

Nel mese di novembre sono proseguite le visite con le famiglie riconfermando un’attenzione particolare alle persone che si trovano nella condizione di dover decidere se vendicare o meno – “riprendere il sangue”. I volontari di Operazione Colomba sono preoccupati rispetto alla possibilità che queste famiglie scelgano la vendetta; per questo, nelle ultime visite effettuate, si persegue l’obiettivo di essere ancora più incisivi e diretti attraverso messaggi chiari, volti ad evitare che la situazione degeneri. Nello specifico, con due famiglie diverse si sono ripresentate con forza la necessità e l’urgenza del perdono e della riconciliazione; infatti, in entrambi i casi, la situazione è delicata e necessita di un intervento per interrompere il circolo vizioso dell’odio e l’escalation della violenza. In uno dei due conflitti, i volontari hanno deciso di conoscere autonomamente la famiglia avversaria, recandosi direttamente a casa. Si è scelto di entrare in medias res nel conflitto, presentando Operazione Colomba con l’obiettivo che ha, nella forte convinzione che non c’è alternativa al perdono. Ne è emerso un ritratto disomogeneo da parte dei membri della famiglia nell’approccio al conflitto: c’è chi prova molta rabbia e chi invece trasmette una richiesta chiara per aprirsi ad un percorso di superamento del conflitto. In ogni caso, i volontari sono persuasi che inserirsi direttamente nel conflitto, con messaggi netti e chiari, sia la strategia vincente.
I volontari di Operazione Colomba continuano a visitare le famiglie per abbassare il livello di tensione e per creare spazi di ascolto attivo, fondamentale per affrontare il percorso di superamento del dolore e della rabbia. Nella condivisione della vita quotidiana con le famiglie in vendetta, oltre alle visite, si inserisce la convivialità delle cene insieme presso la casa di Operazione Colomba, come avvenuto nel mese di novembre.
Per dare maggiore incisività al lavoro, si stanno sviluppando diverse collaborazioni, attraverso il confronto con gli attori e le istituzioni presenti sul territorio, tra i quali psicologi, mediatori culturali  e figure religiose. Un gradito appuntamento è stato un pranzo fraterno con il vescovo di Lezha, Monsignor Ottavio Vitale, il quale ha espresso grande disponibilità a collaborazioni future e fiducia nell’operato di Operazione Colomba in Albania. Inoltre, durante questo mese è stato fornito supporto sanitario, tramite accompagnamenti in ospedale e fornitura di medicinali specialistici, a qualche componente delle famiglie che seguiamo.
Il 14 novembre si è svolta la consueta manifestazione mensile contro le vendette di sangue. I volontari di Operazione Colomba hanno distribuito circa 500 volantini, sui quali era scritto “La riconciliazione è una festa”; infatti, in occasione della ricorrenza della Festa Nazionale dell’Indipendenza dell’Albania del 28 novembre, i volontari hanno voluto associare al festeggiamento locale la festa per la riconciliazione. Il messaggio comunicato ai cittadini è stata la proposta di una riconciliazione nazionale, attraverso il parallelismo con l’unità nazionale nata a seguito della dichiarazione di indipendenza del 28 novembre 1912. Si è proposto ai cittadini di fare un piccolo gesto simbolico, incollando un pezzo di puzzle su un grande cuore rappresentativo della riconciliazione nazionale, in modo da completare tutti insieme il disegno. La manifestazione è stata arricchita dal prezioso aiuto dalle studentesse del Convitto delle Suore di Ravasco, che hanno partecipato numerose, leggendo pubblicamente il comunicato e distribuendo i volantini ai passanti, nonché dalla presenza di un ragazzo sotto vendetta, che si è confrontato con alcuni partecipanti, spiegando l’obiettivo della manifestazione. Tra i cittadini che hanno preso parte alla manifestazione vi è stato anche l’Imam di Scutari, Fejzi Zagamjori, che si è fermato qualche minuto, ringraziando i volontari di Operazione Colomba anche per aver ricevuto la documentazione prodotta a seguito della Marcia per la Pace. Durante la manifestazione, i volontari sono stati intervistati dai giornalisti di una rete locale, che ci si augura possa amplificare il messaggio di sensibilizzazione della popolazione proposto con la manifestazione.
Quanto al lavoro di collaborazione con le istituzioni, il 18 novembre, insieme alle associazioni scutarine parte della tavola “Alleanza per la vita”, ci siamo recati alla presentazione del Report dell’Avvocato del Popolo, relativo al fenomeno delle vendette di sangue davanti alla Sottocommisione per i Diritti umani del Parlamento albanese. All’incontro erano presenti molte istituzioni e alcuni  rappresentanti della società civile. Dopo aver assistito alla presentazione del Report, anche i volontari di Operazione Colomba sono intervenuti, rinnovando la richiesta alle istituzioni presenti di essere più incisive negli interventi volti allo sradicamento di questo fenomeno, anche attraverso l’applicazione della legge n. 9389 del 2005 per la creazione del Consiglio di Coordinamento per la lotta contro la gjakmarrja, come già richiesto nell’appello della Marcia per la Pace e nelle attività di sensibilizzazione portate avanti quest’anno.
Nelle prime settimane del mese, un gruppo ristretto di volontari si è recato in Kosovo per definire i dettagli del viaggio organizzato per portare i ragazzi del “Gruppo Giovani” a visitare il Paese. Dal 21 al 24 novembre, infatti, 8 ragazzi provenienti dalle famiglie in vendetta dell’area di Scutari sono partiti per visitare le città di Prizren, Peja e Prishtina, accompagnati da 4 volontari di Operazione Colomba e da Sokol. Obiettivo del viaggio era l’approfondimento di alcune tematiche affrontate con i ragazzi in questi anni, quali la riconciliazione e la trasformazione del conflitto, nonché la convivenza pacifica tra culture e fedi religiose diverse, grazie alla disponibilità di testimoni d’eccezione come don Lush Gjergji – uno dei protagonisti del Pajtimi i Gjaqeve (letteralmente Riconciliazione dei Sangui) nazionale in Kossovo. Gli incontri – ricchi di testimonianze di dolore, guerra, ma soprattutto riconciliazione e perdono – hanno portato un cambiamento palpabile nei ragazzi e nei volontari, ormai parte di un gruppo unico e senza più barriere di ruolo. La trasformazione si è percepita negli occhi dei ragazzi che hanno superato i propri pregiudizi e hanno iniziato a rileggere e rielaborare il conflitto che vivono come conseguenza del fenomeno delle vendette di sangue di cui sono vittime.  
Infine, sono proseguite le attività solite con il “Gruppo Giovani”, in linea con il progetto iniziato il mese precedente: la realizzazione di un cortometraggio sul tema della vendetta e della riconciliazione. Sono state ultimate le riprese ed è stato affidato il montaggio a Giacomo, volontario esperto di cinema, che se ne occuperà in Italia. Continua il lavoro di ricerca sul fenomeno della hakmarrje e della gjakmarrje, realizzato partendo dai dati ricavati dal lavoro sul campo; i dati raccolti sono stati elaborati e organizzati in un dossier che – una volta tradotto in lingua inglese e albanese – sarà presentato pubblicamente nei prossimi mesi a coronamento degli ultimi tre anni di progetto.

VOLONTARI

Nel mese di novembre Anna, Elena, Federica e Sara G. – volontarie in Servizio civile – sono tornate in Italia per qualche giorno di meritato riposo. Giacomo, volontario di breve periodo, dopo un’esperienza di tre mesi nel progetto, è tornato a casa; gli siamo grati per la sua grande disponibilità e la sua capacità di entrare in contatto con le persone. Anche Marcello è tornato in Italia per trascorrere una settimana di riposo. Tra i volontari di questo mese vanno annoverate anche le studentesse del Convitto delle Suore di Ravasco e i ragazzi del “Gruppo Giovani” che hanno collaborato attivamente alla riuscita delle nostre attività. Un ringraziamento speciale va a Sokol B., prezioso volontario e mediatore culturale, fondamentale interprete della cultura albanese.