Gennaio 2015

SITUAZIONE ATTUALE

Nel primo mese del 2015 in Albania si sono registrati due casi di hakmarrje, uno nei pressi di Valona e l’altro a Durazzo. Nel primo caso si è trattato di un conflitto per motivi di onore: un uomo, convinto che la moglie avesse una relazione extra-coniugale, ha aperto il fuoco sul presunto amante, causando il ferimento di altre quattro persone. Il secondo caso, invece, ha visto il ferimento di un uomo in un locale e la causa scatenante è ancora ignota.
Inoltre i media segnalano il caso di un uomo, coinvolto in un conflitto avvenuto in Albania per gjakmarrja, che sarebbe fuggito prima negli Stati Uniti e poi in Canada. In Canada l'uomo sarebbe rimasto coinvolto in un altro conflitto armato che gli avrebbe procurato una condanna a 9 anni di carcere per omicidio.
Si è poi assistito ad alcuni aggiornamenti rispetto ai procedimenti giudiziari riguardanti il noto caso di vendetta denominato dalla cronaca “la strage di Puka” (città del Nord d'Albania) e accaduto nel giugno 2012. Il conflitto si è originato nel 2006 con la compravendita di un pezzo di terra su cui pascolava senza permesso il bestiame di una delle famiglie coinvolte. I membri del clan Përmarkaj hanno assassinato in un agguato due membri della famiglia Markaj (i fratelli Hilë, 58 anni, e Paulin, 45 anni) e hanno ferito gravemente le loro rispettive mogli e il loro nipote. Dopo il massacro, la polizia aveva arrestato Fran e Bardhok Përmarkaj che avevano già ricevuto una condanna all’ergastolo in primo grado dal tribunale di Puka. Recentemente la Corte d’appello di Scutari ha condannato all'ergastolo in secondo grado altri due membri della famiglia Përmarkaj, Anton e Sokol, nonché Bardhok Përmarkaj a 25 anni e Fran Përmarkaj a 23 anni di carcere.
Nel mese di gennaio, inoltre, sono usciti diversi articoli che hanno presentato il fenomeno delle “vendette di sangue” sotto diversi aspetti. Per esempio, il 18 gennaio il quotidiano “Koha” ha pubblicato in rete un articolo che descrive la regione settentrionale del Paese e, in particolare, la tradizione del Kanun di Lek Dukagjini da un punto di vista geografico, etnologico e antropologico.
Mentre, il giornale “Shqip” ha pubblicato online un proprio editoriale in cui l'autore,  richiamandosi ad un reportage pubblicato in Italia (vd. Oltre), evidenzia la dicotomia presente nell'Albania di oggi tra lo spirito di apertura verso l’Europa e la permanenza di fenomeni culturali tradizionali come la "vendetta di sangue".
Infine, ulteriore attenzione al fenomeno è stata data attraverso la trasmissione televisiva “Tête à tête” in onda sul canale nazionale “A1 Report”. Durante il programma sono intervenuti esperti in ambito giuridico, sociologico e storico per offrire un excursus del problema della vendetta in Albania fino ad oggi.
Anche i media italiani si sono occupati del fenomeno. Il quotidiano nazionale “Corriere della Sera” ha pubblicato online un reportage realizzato a Scutari in cui viene illustrato con dovizia di particolari il funzionamento delle faide di sangue attraverso interviste sottoposte ad alcune famiglie direttamente coinvolte.

CONDIVISIONE E LAVORO

Nel mese di gennaio i volontari di Operazione Colomba hanno continuato le visite alle famiglie in vendetta con una speciale attenzione alle situazioni conflittuali più accese. La frequentazione mirata, in particolare, con una famiglia che dovrebbe decidere se emettere vendetta nei confronti di un’altra conosciuta da molto tempo ha permesso: l'approfondimento del rapporto con essa; l'abbassamento del livello di rancore in alcuni dei suoi membri; il dialogo sulla possibilità di riconciliazione. Il feedback sembra indicare ai volontari che la scelta di perseguire una modalità interlocutoria diretta ed esplicita nel rapporto con questa famiglia stia diventando fruttuosa.  
In un altro caso conflittuale, i volontari hanno parlato apertamente alla famiglia che teme di subire una vendetta dell'importanza di rendersi protagonisti del cambiamento attraverso la partecipazione di uno dei suoi figli al “Gruppo Ragazzi”. Il giovane, nonostante dimostri creatività ed entusiasmo, ancora fatica a coinvolgersi e a lasciarsi andare completamente per trasformare e superare il conflitto che vive. Soprattutto in queste situazioni, Operazione Colomba promuove un intervento incisivo che supporti la riconciliazione tra i membri delle famiglie coinvolte nel fenomeno della "vendetta di sangue".  
Questo mese sono stati effettuati alcuni accompagnamenti di cui un paio presso le strutture sanitarie di Scutari e un altro in carcere per permettere ai membri di una famiglia di visitare i propri parenti detenuti. Al termine di quest'ultima attività, la famiglia, una volta riaccompagnata a casa, ha invitato i volontari a fermarsi per il pranzo in segno di ringraziamento. I volontari hanno colto l'occasione per proporre nuovamente la scelta della riconciliazione alla famiglia.
I volontari continuano a monitorare la situazione di due famiglie emigrate da qualche mese all’estero a causa delle faide, tramite frequenti telefonate e visite ai membri dei rispettivi clan che sono rimasti in Albania. Una delle due famiglie si trova in Belgio presso un campo per richiedenti asilo ed è in attesa del permesso per risiedere nel Paese; mentre l’altra si è recata in Germania dove ha già ricevuto un’abitazione dall’assistenza sociale. Fortunatamente entrambe le famiglie sono in buone condizioni.
Il 12 gennaio si è svolta, a Scutari, la Manifestazione mensile per la Riconciliazione contro il fenomeno delle "vendette di sangue". In quest’occasione, dato l’inizio dell’anno nuovo, abbiamo chiesto ai passanti di “donarci” un proposito per la pace e la riconciliazione. Lo slogan della manifestazione è stato: “ora è il momento per essere protagonista del cambiamento”. Grazie alla partecipazione di alcuni ragazzi provenienti dalle famiglie in vendetta che frequentiamo e al gruppo delle studentesse del Convitto delle Suore di Ravasco, abbiamo distribuito circa 500 volantini e coinvolto 80 persone nella realizzazione del gesto simbolico. Dopo il gesto simbolico le persone hanno ricevuto un bicchiere di tè caldo come simbolo del “calore” che dona la riconciliazione, in contrapposizione alla “freddezza” provocata dalla vendetta. La finalità del messaggio è stata quella di poter costruire insieme la Riconciliazione nazionale, partendo da se stessi.
Sono circa tre anni che ogni mese i nostri volontari, assieme a volontari locali, manifestano nel centro di Scutari contro le "vendette di sangue" e per la riconciliazione. In questi tre anni di azioni mensili la creatività messa in campo è stata tanta, ogni mese, infatti, c'è uno slogan e un gesto simbolico diverso.
Sono proseguiti gli incontri con il “Gruppo Giovani” che questo mese si è riunito due volte. Il primo incontro si è tenuto all’inizio del mese ed è stata un’occasione per discutere con Fabrizio e Marcello del video realizzato insieme nonché per consegnare ai ragazzi la t-shirt di Operazione Colomba. Il gesto è stato un segno ulteriore di ringraziamento per il loro coinvolgimento e per il costante entusiasmo che mettono nel lavoro. Sempre in quell'occasione i ragazzi hanno potuto ascoltare la testimonianza di un volontario di Operazione Colomba appena rientrato da un'esperienza nei campi profughi siriani in Libano. Oggetto del secondo incontro, invece, è stato una partita di calcetto con conseguente cena a base di pizza a casa di Operazione Colomba. La serata si è conclusa con un momento di saluto particolarmente affettuoso da parte dei ragazzi per le quattro volontarie in servizio civile che li hanno seguiti durante tutto il 2014. In modo particolare, la gratitudine dimostrata da parte dei ragazzi per il lavoro di supporto e di accompagnamento delle volontarie è stata davvero toccante.
I volontari sono alle ultime fasi di preparazione della Conferenza di presentazione del documento “Descrizione del fenomeno delle "vendette di sangue" per la sensibilizzazione delle istituzioni albanesi e internazionali”, che si terrà il 13 febbraio a Scutari. I volontari hanno ricevuto con piacere le conferme di partecipazione da parte di molti rappresentanti delle istituzioni nazionali e internazionali invitate all'evento.
Continuano le attività di monitoraggio del fenomeno attraverso la lettura dei quotidiani e la scelta degli articoli che lo riguardano.

VOLONTARI

Dopo ben cinque anni di esperienza in Albania, Marcello R. ha definitivamente salutato il progetto per seguirne uno nuovo della Comunità Papa Giovanni XXIII in una altra zona di missione. A lui rivolgiamo un ringraziamento speciale e un augurio di buon lavoro per la sua nuova esperienza da parte di tutti i volontari e di tutte le famiglie che frequentiamo. Siamo certi che Marcello saprà essere uno straordinario elemento di cambiamento e di speranza così come lo è stato in Albania.
Al termine dell’anno di servizio civile internazionale con la Comunità Papa Giovanni, sono tornate in Italia anche Anna B., Elena S., Federica C. e Sara G.. Le ringraziamo in modo particolare per l’eccezionale dedizione e la grande disponibilità che hanno mostrato nei confronti del progetto, con la speranza che tornino presto ad offrire il loro prezioso contributo.
All’inizio del mese è arrivato Corrado B., già volontario nei progetti di Operazione Colomba in Israele/Palestina e in Libano, che si è fermato circa una settimana ripartendo insieme alla nostra ormai volontaria affezionata Francesca R. Questo mese è arrivato anche Paolo P. che rimarrà fino a marzo, nonostante sia la sua prima esperienza con Operazione Colomba. Sono poi finalmente rientrati in Albania Sara I., dopo il suo mese di stacco, e Giacomo B. che ha cominciato il primo turno da volontario di lungo periodo.
L’ultima settimana del mese è tornato per una settimana Fabrizio B., co-referente del progetto dall’Italia, che era già venuto a inizio gennaio per qualche giorno.
Tra i volontari di questo mese vanno ringraziate anche le studentesse del Convitto delle Suore di Ravasco e i giovani del “Gruppo Ragazzi”, che hanno collaborato attivamente alla riuscita delle nostre attività. Un ringraziamento speciale va a Sokol B., mediatore culturale e per noi fondamentale interprete della cultura albanese.