Gennaio 2017

SITUAZIONE ATTUALE

L'anno nuovo è stato funestato da alcuni tragici episodi di vendetta. A Valona, un giovane ventiduenne è stato ucciso da suoi due coetanei e a Visselhovede, in Germania, un cittadino albanese è stato freddato a colpi di pistola davanti agli occhi della figlia. Da un anno l'uomo era uscito da un carcere albanese per un omicidio compiuto nel 2011 e, preoccupato di eventuali ritorsioni, aveva inoltrato la richiesta d'asilo in Germania. La vendetta di sangue, incurante dei confini e della pena carceraria scontata, l'ha raggiunto sin là. La giustizia statale albanese sta affrontando il fenomeno continuando a richiedere l’estradizione di chi commette omicidi per vendetta. Recentemente un altro detenuto è stato estradato dalle autorità britanniche. La faida che lo trova coinvolto risale al 1992 e ha causato ad ora tre morti e due ferimenti nella regione montuosa della Mirdita.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Pur rimanendo esiguo il numero di volontari presenti sul campo, si cerca di mantenere vivo il cuore del progetto attraverso le visite alle famiglie in vendetta e gli accompagnamenti sanitari o in carcere. Infatti sono tante le famiglie che hanno almeno un parente in prigione e la nostra presenza consente loro di rivedersi. Questo mese è successo a un ragazzo che, dopo aver scontato sei anni di carcere, ha rivisto il fratello, detenuto a sua volta in un’altra prigione. Sono momenti in cui si percepisce la felicità di rivedere un proprio caro, ma anche il dolore e il peso che queste famiglie sopportano. Ad aggravare la situazione si aggiungono le drammatiche condizioni di detenzione che non prevedono né riscaldamento né acqua durante l’inverno, che quest’anno è particolarmente rigido.
Questo mese abbiamo incontrato per due volte la moglie di un uomo che è “autorecluso” in casa a causa di un omicidio commesso da suo fratello. La donna si è dimostrata essere estremamente dolce: è una gran lavoratrice, e per ora sente il bisogno di parlare e sfogarsi per aver subito una situazione di vendetta che prosegue da 6 anni. Le visite hanno lo scopo di instaurare un rapporto di fiducia con questa famiglia.
Continua anche la nostra attività di mediazione tra le famiglie in conflitto. Attraverso una visita di monitoraggio, una madre rimasta vedova per motivi di vendetta ci ha confermato di aver scelto di crescere i propri figli nella pace e nella nonviolenza. La donna lo ha dimostrato recandosi al funerale del suocero che aveva cercato di toglierle il suo unico figlio maschio. Abbiamo comunicato la sua scelta di abbandonare propositi di vendetta alla famiglia avversaria.
Inoltre, a fine mese a Tropoja è continuato il lavoro di stesura di una lettera di scuse che potrebbe rivelarsi un strumento valido con cui riavvicinare due famiglie in vendetta da quasi 4 anni.
A Tirana, accompagnati da un giovane del “gruppo ragazzi”, abbiamo incontrato un paio di giocatori della squadra di rugby locale per parlare della loro esperienza. Il progetto è ancora acerbo, ma sarebbe bello far incontrare il “gruppo ragazzi” in un contesto sportivo come quello del rugby nell’ottica di incanalare le loro emozioni attraverso questo sport.

RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI E LAVORO IN RETE

Siamo stati contattati dal dipartimento di ricerca belga “Commissioner General for Refugees and Stateless Persons” che, ricevendo molte richieste di asilo da cittadini albanesi per motivi di vendetta, ha chiesto di incontrarci durante la loro permanenza in Albania allo scopo di comprendere meglio il fenomeno delle vendette di sangue.
Continua la collaborazione con i Servizi sociali di Scutari, attraverso lo scambio di informazioni sulle attività che conduciamo. L'obiettivo della direttrice dei Servizi Sociali sarebbe quello di offrire un lavoro alle donne delle famiglie in vendetta, per consentir loro una maggior indipendenza economica.