Novembre 2017

SITUAZIONE ATTUALE

Il 21 novembre si è tolto la vita un ragazzo detenuto nel carcere di Shen Koll. Nel 2016 il ragazzo era stato accusato di tentato omicidio. Il fatto era stato ricondotto ad una vendetta di sangue causata da motivi sentimentali. Il 27 novembre è stato ripreso dalla cronaca il caso di vendetta avvenuto a Rivabella di Rimini a maggio di quest’anno. Sebbene la pena richiesta per i tre accusati di omicidio fosse l’ergastolo, la Corte d’Assise di Rimini ha stabilito una condanna dai 23 ai 25 anni di reclusione. Il mese di novembre si è poi concluso con una sparatoria in centro a Scutari. Un 17enne ha aperto il fuoco contro un coetaneo, probabilmente a causa di un conflitto precedente. Nonostante non ci siano stati né feriti né vittime, monitoriamo la situazione in caso di future rivalse.

Infine, questo mese anche la BBC si è occupata delle vendette di sangue, pubblicando la storia di un bambino autorecluso per motivi di vendetta. L’articolo approfondisce, inoltre, la tematica raccontando l’evoluzione della pratica del Kanun e di come oggi esso sopravviva nel Paese in modo non conforme alla versione originaria.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Il ritorno di Tommaso, Nadia ed Elia ci ha permesso di arricchire di attività il calendario e, dopo molto tempo, sono ripresi gli incontri del “Gruppo Donne”. Per celebrare questo nuovo inizio abbiamo deciso di creare un piccolo laboratorio di icone sacre. L’attività è stata davvero gradita e la possibilità di condividere un pomeriggio insieme ha dato “sapore” al lavoro. Inoltre,  l’organizzazione di una partita di calcetto ha fatto riprendere le attività del “Gruppo Ragazzi”, permettendo l’inserimento di nuovi partecipanti.
Anche grazie all’arrivo di Giulia, novembre è stato un mese ricco di accompagnamenti e visite di monitoraggio. Il principio dell’equivicinanza rispetto alle parti in conflitto ci porta, in diverse situazioni, ad essere vicini alle famiglie che hanno inizialmente scelto soluzioni violente. Ad inizio mese, infatti, una famiglia ci ha chiesto di riaccompagnare in carcere un loro parente che era uscito per qualche giorno con un permesso di buona condotta. Anni fa il giovane aveva commesso un omicidio che ha dato inizio ad una faida, tuttora aperta. Inoltre, questo mese abbiamo accompagnato tre donne in visita dai loro mariti in carcere. Dalle conversazioni è emerso come siano donne e bambini a soffrire maggiormente a causa del fenomeno: sono spesso loro le vittime che da sole devono gestire le paure e le difficoltà quotidiane conseguenti ad atti di vendetta. Abbiamo anche accompagnato due membri di una famiglia, coinvolta in una particolare storia di vendetta, sulle montagne della regione della Mirdita, affinché potessero partecipare a una festa familiare tradizionale.
Infine, negli ultimi tempi ci preoccupa la situazione di un ragazzo, il quale pare abbia ricevuto intimidazioni da parte della famiglia rivale. La sua voglia di condurre una vita normale spesso si scontra con un profondo sentimento di sfiducia: tutto può diventare pericoloso e diviene quindi complicato immaginarsi il proprio futuro.

RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI E LAVORO IN RETE

Questo mese abbiamo partecipato alle consultazioni pubbliche indette dall’Unione Europea in vista della stesura del Report Annuale sull’Albania. Ci siamo, quindi, recati presso la sede della UE di Tirana per consegnare il nostro report triennale sul fenomeno delle vendette di sangue e ribadire all’Europa la necessità di affrontare il problema adottando misure efficaci. Continua, infine, il nostro lavoro di mediazione tra i servizi sociali del comune di Scutari e le famiglie in vendetta affinché si stabilisca un ciclo virtuoso di fiducia verso le istituzioni, da un lato, e di efficace sostegno a chi è in difficoltà, dall’altro.