Luglio 2018

SITUAZIONE ATTUALE

A fine mese, a Tirana, un’esplosione ha danneggiato la casa di un uomo, fortunatamente senza ferire nessuno. L’uomo ha affermato che l’attacco è stato una forma di ritorsione per un omicidio commesso dal figlio nel 2015. Da quel giorno, questa famiglia ha subito quattro attacchi col tritolo, oltre ad un tentativo di omicidio, compiuto nei confronti del ragazzo in carcere. Il clan ha dichiarato che, se non ci sarà l’intervento della giustizia statale, si farà giustizia da solo. Inoltre, a fine mese, qualcuno ha sparato in direzione della casa di un uomo nel villaggio di Fierza, tra le montagne di Tropoja. Sui giornali si sospetta che l’episodio sia il frutto di un’escalation di violenza tra l’aggressore e un’autista di furgoni della zona. Il ciclo di violenza sarebbe iniziato con alcuni proiettili sparati contro il furgone, e proseguito con minacce armate da parte del figlio dell’autista.
Situazioni simili spesso degenerano in casi di vendetta di sangue.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Come ogni mese, abbiamo visitato molte famiglie che vivono una vita difficile a causa della “vendetta di sangue”. In particolare, abbiamo approfittato della presenza di Fabrizio, storico volontario ed ex-referente del progetto in Albania, per recarci in visita da un uomo che ancora soffre molto per l’uccisione del figlio. La vicinanza e l’attenzione che mostriamo nei confronti dei membri di questa famiglia li aiuta a lenire il dolore e a riacquisire fiducia in sé stessi e nel futuro.
Le visite alle famiglie possono avvenire anche al di fuori dei confini albanesi. In Italia, abbiamo incontrato i membri di una famiglia originaria di Tropoja che dovranno decidere come comportarsi rispetto all’uccisione di un proprio parente, avvenuta in passato. Dal canto nostro, teniamo monitorata la situazione, cercando di operare una pressione positiva che li faccia propendere verso una pacificazione con la controparte e che sposti la loro attenzione sulla richiesta di giustizia statale. In merito a questo caso specifico, abbiamo anche instaurato un contatto diretto con la Procura Generale Albanese.
Nel mese di luglio purtroppo una famiglia che seguiamo è stata colpita da due lutti. Durante la visita abbiamo porto le nostre condoglianze alla famiglia e abbiamo cercato di sostenerla nel superamento di questo dolore. Uno dei loro figli ci ha ringraziato per la nostra vicinanza, dicendoci che siamo persone straordinarie e che non ha parole per descriverci.
Con il gruppo di ragazzi in vendetta che seguiamo, abbiamo trascorso una giornata al mare. È stato un momento molto divertente e importante per consolidare la relazione di gruppo e per scambiare qualche parola con alcuni dei ragazzi che fanno più fatica ad aprirsi.
A fine mese siamo partiti per Tropoja dove, come ogni anno, organizziamo il campo estivo per bambini e donne e, da quest’anno, anche per ragazze adolescenti. Il tema di quest’anno è “Tutti possono essere eroi” e il nostro obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza nei partecipanti del ruolo fondamentale che possono ricoprire per portare cambiamento all’interno della loro comunità.

RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI E LAVORO IN RETE

In risposta alla consegna del report triennale sul fenomeno della vendetta di sangue alle Istituzioni albanesi, abbiamo ricevuto una lettera dalla Direttrice di Gabinetto della Procura Generale, che abbiamo incontrato a inizio mese. La Direttrice si è resa disponibile a collaborare con noi, in particolare per quanto riguarda alcuni casi su cui ancora non è stata fatta giustizia. Anche questo mese, alcuni studiosi e giornalisti ci hanno contattato per ricevere informazioni sulle  nostre attività e sul tema della vendetta di sangue.
È gratificante sapere che il lavoro di Operazione Colomba in Albania viene apprezzato e considerato in diversi campi di studio e comunicazione.