Una rivoluzione tradita?

Domenica scorsa tutti i cileni sono stati chiamati a votare per eleggere 50 persone che faranno parte dell’assemblea che dovrà verificare la nuova costituzione, che è già in gran parte scritta da un gruppo di circa 70 esperti. Il tempo per “lavorare” su questa nuova carta costituzionale sarà di sei mesi, dopodiché si tornerà alle urne per approvarla o rifiutarla.
“Rechazar por una mejor” “rifiutarla per una migliore” è stato il motto di molti partiti nel settembre 2022 quando la prima bozza costituzionale è arrivata alle urne. La stragrande maggioranza dei cileni l’ha infatti rifiutata.
La prima bozza nasceva da un’assemblea di 155 membri, molto diversa da quella eletta domenica.
Il processo costituente arrivava dopo la grossa pressione fatta dalla società civile che dall’ottobre 2019 aveva iniziato a scendere in piazza per chiedere più diritti e una società più giusta.
L’estallido social che aveva lo scopo di cambiare questo Paese è stato un grosso movimento di massa che lo Stato e il Governo Piñera hanno tentato di fermare con una repressione a tratti feroce.
Le premesse c’erano: la pressione popolare aveva spinto il Presidente ad accettare un processo democratico di cambiamento della carta costituzionale attualmente vigente, (carta costituzionale scritta durante la dittatura di Augusto Pinochet); le elezioni per il nuovo Presidente hanno poi visto eletto Gabriel Borić, un Presidente progressista, di sinistra ed ex leader studentesco.


Cos’è successo? Io non l’ho capito ma pare che quella parte di Cile che ha sempre comandato su questo Paese, la parte che più avrebbe perso dal cambio di rotta, abbia messo in atto una strategia volta a cambiare sì, ma per non cambiare niente.
L’assemblea nominata domenica ha 22 consiglieri del partito Repubblicano, un partito di destra dove qualcuno non nasconde le sue simpatie per la passata dittatura.
Quale costituzione uscirà e verrà approvata da questo processo democratico? La bozza rifiutata in passato era molto decisa nei temi ambientali, sociali, di diritto all’acqua e sui popoli nativi; quella che uscirà da questa assemblea sicuramente non sarà così rivoluzionaria.
Questo Paese ha comunque posto in essere un processo democratico, la maggioranza vince, ma quanto il voto è condizionato dalla paura e da un’informazione che spesso è forviante?
A mio parere, da spettatore, da persona che non capisce ancora molto di questo Paese, le aspettative di chi è sceso in strada nel 2019 a chiedere più diritti e più uguaglianza sono state deluse; ma perché la politica non è stata all’altezza della piazza? Perché questo Governo non sembra un governo di sinistra? Perché la politica verso il popolo originario mapuche nella cosiddetta macro zona sud è fatta di repressione, stato di eccezione e arresti?
In realtà i mapuche non ci hanno quasi mai creduto: non credono nella politica cilena e in molti iniziano a pensare che il non-dialogo con lo Stato sia giusto.
Sicuramente dopo il 17 dicembre, data prevista per il nuovo voto, il Cile avrà una nuova costituzione; speriamo che il mio pessimismo venga smentito e che questo Paese si trasformi.

Fabrizio