Maggio 2022

Situazione attuale

In questi mesi le speranze di miglioramento della situazione sul campo con l’arrivo del nuovo governo sono via via scemate.
L’intenzione di aprire un dialogo, nel marzo scorso, da parte del governo si è scontrata con la critica delle comunità mapuche in lotta, che continuano a vedersi escluse dai processi decisionali territoriali e chiedono il rispetto di procedure formali di dialogo che rispettino le loro autorità e portino risultati concreti. La militarizzazione della regione dell’Araucania e delle province di Arauco e Bio Bio, reintrodotta il 17 maggio, è stata nuovamente rinnovata. Durante il mese, purtroppo, si sono registrate anche alcune vittime, è stato ucciso un dipendente di un’azienda forestale; la Coordinadora Arauco Malleco (CAM) si è dissociata dall’atto violento dichiarandosi contro le imprese e rivendicando atti di sabotaggio ma non l’uccisione di persone. Anche a maggio prosegue il lavoro dell’assemblea costituente che è osteggiata da molti ambienti della destra cilena, ma accolta con disillusione anche dalle comunità mapuche incontrate.

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Nel sud del Cile sta arrivando l’inverno, le temperature si abbassano ma prosegue il nostro lavoro per riprendere i contatti con le comunità mapuche conosciute prima della pandemia. A maggio siamo stati presenti, per la prima volta dopo la pandemia, ad un processo giudiziario, o meglio alla formalizzazione di atti giudiziari contro un attivista mapuche. Il 18 di maggio abbiamo partecipato, come osservatori, ad un presidio di fronte al carcere di Temuco, uno dei penitenziari con più detenuti mapuche in tutto il Paese. I presidi di fronte a commissariati, carceri o Tribunali sono eventi molto comuni per le comunità. In questo caso l’attività serviva per portare all’attenzione delle autorità la situazione carceraria dei prigionieri politici mapuche. Con l’occasione circa ottanta persone sono entrate in visita nel penitenziario incontrando i prigionieri e sostenendoli nelle loro richieste. In questo caso la manifestazione si è svolta in maniera pacifica dalla mattina alla sera, con balli e momenti cerimoniali. In serata, però, si è registrato l’arresto di tre attivisti, fermati in centro città poco dopo la fine del presidio. Anche noi ci siamo quindi spostati dal carcere al Commissariato per monitorare la situazione. La presenza è proseguita per tutta la sera e la mattina seguente, attendendo il rilascio degli arrestati. Durante il mese abbiamo continuato le visite alle diverse comunità che conosciamo nelle regioni del Bio Bio, Araucania e Los Rios. Alcune sono comunità in conflitto da molti anni con imprese nazionali e transnazionali o famiglie di latifondisti, i coloni spesso europei che al tempo dell’Occupazione dell’Araucania hanno ottenuto in privilegio la maggior parte delle terre tolte agli antenati mapuche. Altre comunità invece stanno iniziando solo da poco a mobilitarsi, o si trovano ad affrontare nuove sfide nei loro territori. È il caso del Lof Radalko, divenuto famoso a livello internazionale per il contrasto alla costruzione di dighe per l’energia idroelettrica sul fiume Curacautin. Il lonko Curamil e la sua comunità ci hanno accolto alla loro ruka alle pendici del vulcano Tolhuaca, in una zona occupata a perdita d’occhio da piantagioni di eucalipto, ma ora in “recuperazione”. L’obiettivo è sostituire la pianta esotica con un nuovo bosco nativo, ma a questo lavoro si somma una nuova denuncia e mobilitazione per un progetto geotermico previsto sul vulcano Tolhuaca e scoperto casualmente dagli attivisti. La mancanza di reale dialogo e inclusione delle comunità che vivono queste terre nei processi decisionali per la costruzione di progetti energetici e monocolture è evidentemente un modus operandi ricorrente.
Visitando un’altra comunità, il Lof Rauco al confine tra Bio Bio e Araucania, ci hanno raccontato del processo di “recuperazione territoriale” che la comunità vive dagli anni ‘90, affrontando numerosi sgomberi delle forze armate e arresti di attivisti. Anche qui l’avversario sono le imprese del legname e della cellulosa, ma solo recentemente un’amica attivista ha avvisato la comunità circa un nuovo progetto di un Parco Eolico di cui nessuno nella zona era a conoscenza. Verso fine mese ci siamo spostati a Chol Chol, verso la costa. Anche qui 30 comunità si stanno mobilitando per difendere il Rio Chol Chol dalla costruzione di tre bacini per l’irrigazione agricola che ne metterebbero a rischio l’ecosistema già da tempo contaminato. Le loro terre ospitano un microclima perfetto per l’agricoltura e un progetto coordinato tra grandi impresari e governo sta portando avanti sperimentazioni agricole per inaugurare nuove monocolture. Ora che il nord e il centro del Cile sono sempre più inospitali a causa della crisi idrica e siccità sempre maggiore, della degradazione del suolo causato dalle monocolture e del cambiamento climatico, il fronte dell’agricoltura intensiva si sposta più a sud.