Maggio 2023

Situazione attuale

Il 7 maggio oltre 15 milioni di cileni si sono recati alle urne per eleggere i 50 membri, tra 350 candidati, che formeranno il Consiglio costituzionale. Queste elezioni hanno alterato drammaticamente lo scenario politico cileno, proprio nell’anno del cinquantesimo anniversario del colpo di Stato di Augusto Pinochet. I repubblicani di Kast hanno infatti ottenuto il 35,4 per cento delle preferenze, mentre la coalizione di centro-destra Chile Seguro il 21,1%. Questo vuol dire che 33 dei seggi su 50, ben più della metà, sono in mano alla destra, 22 dei quali del partito dell’ammiratore, per sua stessa ammissione, della dittatura di Pinochet.
Gli ultra conservatori hanno assicurato che non boicotteranno il processo costituente, pur sottolineando che non lo hanno mai sostenuto: “Non boicotteremo il processo costituente, i cileni hanno la nostra parola, ma non rinunceremo ai nostri principi”, ha detto Luis Silva, il consigliere eletto con il maggior numero di preferenze nelle fila repubblicane, “apporteremo moderazione a un processo che non abbiamo mai voluto”. Questo rappresenta un paradosso: le stesse persone che per decenni si sono opposte alla riforma della costituzione, oggi possono scriverne una nuova. Una simile maggioranza può approvare e proporre tutte le norme che vuole.
C’è da sperare che la destra si lasci guidare dalla moderazione e dalla volontà di trovare un accordo, princìpi basilari per creare una nuova costituzione ed evitare un altro fiasco dopo quello dell’anno scorso, quando un’ampia maggioranza di cileni (62 per cento) ha bocciato la riforma costituzionale presentata dal presidente Gabriel Boric.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

A maggio abbiamo seguito una vicenda giudiziaria che vedeva una coppia di mapuche accusati di sequestro di persona ed estorsione. Le due persone si sono trovate coinvolte nei fatti perché rivendicano un terreno, già terra indigena, che però, affidato ad una comunità che non lo occupa e non lo utilizza, era stato affittato ad una terza persona. La comunità della quale fanno parte le due persone arrestate ha iniziato un processo di rivendicazione territoriale, e in questo ambito le “trattative” con l’affittuario della terra sono state interpretate come estorsione dalle autorità giudiziarie. Che l’accusa sia valida o meno non sta a noi giudicarlo, ma sicuramente in questi anni abbiamo visto alcune montature giudiziarie. Dal nostro punto di vista, l’aspetto grave e che abbiamo seguito con attenzione, è il fatto che uno dei due imputati arrestati e attualmente in carcere preventivo, è ammalato di cancro e sotto cura chemioterapiche. Purtroppo le autorità carcerarie e giudiziarie non hanno permesso il ciclo regolare delle cure, pur inserendo il detenuto in un braccio con attenzione medica. Questa scarsa attenzione alla salute delle persone in carcere l’avevamo constatata anche in un altro caso di un mapuche in carcere preventivo che nelle ore precedenti alla sua detenzione era stato colpito alla testa da dei vicini e aveva perso conoscenza. Per più di due mesi è stato chiesto invano un controllo medico in quanto il prigioniero soffriva di forti emicranie e giramenti di testa.
A maggio abbiamo anche partecipato ad un incontro con lo special rapporteur per i Diritti Umani e Ambiente David Boyd in visita in Cile. Come molte altre organizzazioni avevamo invitato l’inviato dell’ONU a visitare alcuni luoghi e ad incontrare persone che per noi sono significative e rappresentative della lotta per la difesa dell’ambiente che moltissime comunità mapuche portano avanti. Purtroppo non è stato possibile ospitare il rappresentante dell’ONU, ma abbiamo comunque portato la nostra testimonianza e inviato della documentazione sulla violazione dei diritti ambientali che speriamo possano essere utili per il Report finale e che questa missione possa avere l’effetto di cambiare gli equilibri che vedono sempre più spesso i difensori della terra trattati e considerati come terroristi.
Continua la vita nella casa di Lautaro, la relazione con i vicini migliora sempre di più e ci sentiamo quotidianamente accolti nella piccola realtà rurale dove sorge la nostra casa. Prosegue anche il lavoro di conoscenza di nuove realtà e, in particolar modo, ci piace menzionare il lavoro di dialogo che una comunità sta facendo con una congregazione di suore presente da più di cinquant’anni nel territorio. Da due anni la comunità ha iniziato un processo di rivendicazione territoriale su un piccolo fondo che è di proprietà della chiesa cattolica. Il rapporto di collaborazione e di dialogo fra la comunità e la congregazione delle suore è un bell’esempio, anche se non riesce ad essere risolutivo nella cessione della terra perché di fronte all’intenzione delle monache a permettere che la terra torni ai suoi antichi proprietari, si trova l’opposizione dell’episcopato. Speriamo di poter conoscere meglio questa situazione e di potere aiutare i contatti fra questa piccola comunità e la chiesa cattolica.
A fine mese abbiamo partecipato alla consegna, da parte di un comitato, di un documento all’ufficiale in carico della principale base militare (distaccamento Tucapel) a Temuco in Aaraucania. L’obiettivo del comitato, che riunisce i superstiti e i familiari dei vari “Asientamentos” (terreni coltivati collettivamente all’epoca della riforma agraria fino al 1973), è quello di ricevere tutti i documenti redatti dai militari, al tempo del golpe, riguardanti i sequestri di animali, materiali e beni in questi terreni coltivati collettivamente. Questa è solo la prima fase di un processo, a cinquant’anni dal golpe militare, di rivendicazione di diritti sulla terra e di richiesta di risarcimento per tutti i beni mobili e immobili sequestrati e per le violenze subite da parte dei golpisti.