Il magazzino delle anime

Avete presente i grandi magazzini di Amazon con tutti i pacchi ammassati in attesa di essere distribuiti? Il campo profughi di Mavrovouni (Moria 2.0) a Lesbo, in Grecia, è così.
E’ “il magazzino delle anime” stipate in uno spazio minuscolo nell’indifferenza di tutti. Nell’attesa di poter viaggiare, di raggiungere la loro destinazione proprio come i pacchi in attesa di essere distribuiti. Con un’unica differenza: i pacchi sono liberi di muoversi mentre le anime no, sono bloccate nel magazzino per via delle nostre scelte. E passano ammassate un tempo indefinito, che sanno quando inizia ma non sanno quando finirà…
E nel frattempo gli anni passano e le speranze muoiono. La speranza è il fondamento del nostro pensiero, è il desiderio di una vita felice che ci spinge ad esplorare nuove strade per raggiungerla.

E cosa succede quando manca la speranza?
Nel magazzino delle anime della speranza non c’è traccia, incontri solo la disperazione e il timore.
Gli adulti si autolesionano per coprire il dolore con altro dolore e i bambini tentano il suicidio.

E mentre scrivo penso al profondo dolore che proverei nel vedere crescere mio nipote in un magazzino per le anime. Senza una casa, del cibo, una scuola, uno spazio per giocare. Senza libertà, sogni e speranze. Senza il diritto di crescere da bambino.

Il magazzino delle anime è stracolmo di persone, rifugiati li chiamano, a me piace chiamarli “persone alla ricerca di un abbraccio, della felicità, dei sogni, della pace” con un velo di nostalgia sempre nel cuore.

E.