La speranza viaggia in valigia

"Mettimi in valigia, portami in Italia con te!"
E’ una delle invocazioni più richieste a Lesbo, dopo aver saputo che sono italiana.
Mi viene proposto come scherzo, lo so!
Ma alla base di ogni scherzo c'è un fondo di verità, un fondo di speranza.
Una richiesta di aiuto esplicita.
Mi si strazia il cuore sapendo di non poterlo fare, sapendo di non potere fare niente per coltivare il loro sogno.
Alla fine non chiedono molto, vogliono solo avere una vita lontano dalla guerra, una casa, un lavoro, fare studiare i propri figli e dare loro una vita migliore di quella che hanno vissuto finora.
Sono felici quando riescono a mettere piede in Europa, pensano di essere salvi, di poter iniziare una vita nuova.
Ma questa felicità svanisce appena realizzano che quest'isola non è un semplice punto di passaggio.

Restano mesi, o addirittura anni, fermi in questo luogo con condizioni di vita disumane, Diritti Umani calpestati, vivendo in tende di plastica dove d'estate non si respira e d'inverno si congela; dove il cibo arriva in vaschette monodose, spesso con gli insetti dentro; dove la paura di essere deportati in Turchia, dopo aver ricevuto il rigetto alla richiesta d'asilo, non concilia un riposo sereno; dove se si sta poco bene di salute, molte volte i medici dicono solo di bere acqua e che tutto passerà...
E anche la speranza di una vita nuova va svanendo come la felicità.
Qui dove l'umanità finisce.

Michela