Aiutiamoci a svegliarci

S. e suo figlio hanno lasciato l'isola di Lesbo.
Li abbiamo incontrati per strada mentre caricavano i bagagli su un furgoncino.
Hanno ricevuto l'Open Card, l'autorizzazione per potersi spostare legalmente all'interno della Grecia.
Viaggeranno verso Salonicco per ritirare i documenti, forse il passaporto, e poi vorrebbero rimanere ad Atene - mi dice S..
Non so se hanno trovato una casa o un luogo in cui dormire.
Non so con quali soldi potranno permetterselo.
Non faccio in tempo a chiederglielo.
Devono partire.
Ci abbracciamo e ci salutiamo.
E’ stato un piacere conoscerli.

Lascio a S. il numero di telefono che noi volontari utilizziamo per comunicare con le persone che incontriamo, così, per qualsiasi cosa, potremo ancora rimanere in contatto.
"Que Dieu vous protège!" ("Che il Signore vi protegga!") è l'unica cosa che posso dirgli.
E’ tutto ciò che adesso posso fare: pregare per loro e accompagnarli da lontano.
Lasciare quest'isola in cui l'Europa continuamente fallisce e tradisce se stessa è la speranza di tutti i profughi.
Ma è anche un grande rischio.
Tutte le persone qui hanno il mito della grande città: pensano che ad Atene potranno trovare un lavoro e costruirsi una vita migliore.
Sicuramente ci sono più possibilità lavorative che a Lesbo (molto chiusa in se stessa) ma la povertà nella capitale greca è estremamente diffusa e le notizie che ci arrivano raccontano di moltissime persone che vivono per strada; infatti, un grandissimo numero dei rifugiati che lasciano Lesbo per raggiungere Atene non ha nemmeno un luogo sicuro in cui dormire.
Ma, pur di lasciare l'isola in cui sono stati costretti a vivere per anni, quasi sempre senza poter accedere a cure mediche adeguate e a un'istruzione per i minori, anche quando è stato loro riconosciuto il diritto di asilo e ne avrebbero pieno diritto, si corre il rischio.
S., sola, con un bambino, che fine farà?
E’ una donna forte, intelligente e con tante altre qualità umane che sicuramente l'aiuteranno.
Ma saranno sufficienti, affinché lei e il suo bambino possano vivere una vita con quella dignità ed umanità che sono state loro negate qui a Lesbo?
Spero proprio di sì.
E spero anche che i nostri cuori e le nostre menti si sveglino presto.
Aiutiamoci a vicenda a svegliarci, perché anche qui a Lesbo, nella "nostra" Europa, diritti e umanità sono costantemente e miseramente calpestati.
Forse sembra impossibile ma è proprio così.
Anzi, forse è anche peggio di quanto io non riesca a descrivere.

Mariaserena