Ali dagli occhi azzurri

Ali si addormenta sulle gambe del padre.
Siamo seduti in un parcheggio, sull’asfalto, e parliamo con il padre e la madre.
Sono due ragazzi giovani, molto giovani, costretti a crescere troppo velocemente.
Hanno lasciato il loro Paese due anni fa e hanno raggiunto Lesbo - l’ultima isola della Grecia.
Hanno finalmente raggiunto l’Europa!
La terra di “pace” che credevano essere la loro salvezza.
Di certo non si immaginavano che, lasciata una “prigione”, ne avrebbero trovata un’altra.
Ali e la sua famiglia sono nel campo profughi di Lesbo da mesi e sappiamo tutti che resteranno ancora tanto tempo qui.
A Lesbo il tempo si ferma.

Si rimane in attesa per anni di una risposta alla propria domanda di asilo, che la maggior parte delle volte, anche se sei afghano come Ali e la sua famiglia, viene rifiutata.
Probabilmente Ali, nato dentro al campo, imparerà a camminare, a correre e a dire le sue prime parole dentro al campo.
Il campo, inevitabilmente, sarà la sua scuola perché qui a Lesbo (in Europa!) i profughi a scuola non possono andare.
Anche se sono bambini.
Ali ha solo 5 mesi, suo fratello ha solo 3 anni, sua madre ha solo 21 anni, suo padre ha solo 24 anni.
Mi chiedo come possano corpi così giovani contenere tanto dolore.
Mi chiedo come facciano i loro visi a mantenere la gioventù, dopo tutto quello che hanno visto.
Mi chiedo come facciano a mantenere la speranza dopo quello che hanno vissuto.
“Abbiamo il futuro davanti! C’è ancora speranza per noi!” - queste sono le parole del padre.
Parole cariche di speranza e di forza.
E forse sono proprio Ali e suo fratello la fonte di energia del padre, la motivazione per la quale continuare a lottare.
Lo guardo cullare il figlio, mentre lo protegge dal vento con una copertina di panno blu, piccola quanto il suo corpicino di 5 mesi.
Lo guardo e penso a cosa farebbero mia madre e mio padre se fossimo noi questa famiglia.
Lo guardo e prego per loro.
Pregate anche voi per loro, e ricordatevi che ci sono tanti Ali anche nella nostra città.

Mariaserena