Toccarsi

Hai un sorriso travolgente, Bushra. Quando mi prendi la mano e ridi, guardandomi con quegli occhi nerissimi, posso solo guardarti incantata. Il resto del tuo corpo tradisce i segni di sei anni in questo pantano: i capelli scuri, nascosti sotto l’Hijab, sono meno folti d’un tempo; la pelle è diventata grigia, arrugginita dalle lacrime. Tutto il tuo corpo vacilla sotto il peso di un’attesa perenne ed incerta.
Malgrado tutto, hai una forza straordinaria: su quel sorriso si reggono i tuoi cinque figli e tuo marito, ci reggiamo noi e le altre persone che hai incontrato in cammino. La stessa forza, tuttavia, ti lascia da sola a portare questo peso. Non vuoi che i tuoi figli debbano vedere le tue lacrime; non ti è concesso piangere davanti a tuo marito, né davanti agli sguardi che spiano dai container. Puoi smettere di sorridere solo con un’amica e con noi.


Oggi siedi qui con noi su un tavolino da campeggio fuori dal campo di Ritsona. Cinque anni in un campo, senza prospettive, stavano avendo la meglio anche su Rabeeah, la maggiore dei tuoi figli. Così – di nascosto – è fuggita nel cuore dell’Europa, e con lei una parte del tuo cuore di madre. Lo stesso cuore che adesso respira e si addolora guardando Sarah che chiede sorridendo se la sorella verrà al mare con noi. I tuoi occhi attenti la seguono mentre impara a scrivere e corre tra un muro e una macchina abbandonata, e grida inconsapevole: «bye mama! me go Germany».
Appena si allontana mi sorridi e ti lasci andare. Il dolore è travolgente e la speranza, tra muri e filo spinato, è poca. Riesco solo a guardarti e stringerti le mani. Vorrei darti tutto, vorrei che il mondo ti vedesse e ti desse il posto che ti spetta, vorrei saperti libera. Invece posso solo vederti, e provare a toccarti.

...
Sacro è toccarsi
Qualunque essere umano
Può morire se non lo tocchiamo
F. Arminio

Chiara