La meraviglia che si compie

Ci sono una donna eritrea, una coppia afghana, una donna kenyana, una coppia italiana che vive da 10 anni ad Atene e una volontaria che vive con loro da due anni, tre volontari/e del progetto Corpi Civili di Pace e un numero imprecisato di bambini e bambine con l'energia di un tornado.
No, non è l'inizio di una classica barzelletta ma la scena a cui ho assistito questa sera, nella Casa Famiglia di Atene.
Qui basta qualche coscia di pollo e un po' di musica trash per unire mondi solitamente lontanissimi e per far sentire le persone migranti solitamente indesiderate, desiderate.
"Desiderare: dal lat. desiderāre, comp. di dē- ‘de-’ e un deriv. di sīdus -ĕris ‘stella’; propr. ‘smettere di guardare le stelle a scopo augurale’, da cui ‘sentire la mancanza’, quindi ‘desiderare’." (Garzanti linguistica).
Ecco stasera, mentre tutti insieme ballavamo felici per salutare Fajza, la ragazza afghana che domani partirà, mentre la vedevo farsi i selfie con Janine, donna eritrea con cui ha condiviso una casa, pensavo che per queste persone è un dono anche la nostalgia. Pensare che dopo la partenza ci sarà qualcuno che parlerà di te, qualcuno che farà vedere le tue foto, qualcuno a cui mancherai, dona dignità e umanità. Soprattutto dopo mesi, anni, di soprusi, di violenze e umiliazioni.


Stasera guardavo gli occhi felici di Fajza e di sua figlia e immaginavo quelli terrorizzati delle persone che proprio stamattina hanno perso la vita nell'Egeo a causa di un respingimento.
Immaginavo quante Fajza e quante Janine con i loro figli ci saranno state su quella barca. Chissà se hanno ancora qualcuno a cui mancheranno, o chissà se mai qualcuno dirà ai loro parenti che attendono notizie che a causa di politiche indecenti la loro tomba è il mare.
Ma pensavo anche che questo è proprio il motivo per cui siamo qui. Perché ogni vita vale e perché, nel nostro piccolo, avere qualcuno che ci manca quando parte, è la sua rivincita contro le prove che la vita gli ha sbattuto in faccia. Ed è la nostra umanità che pulsa potente e ci fa commuovere quando, in una sera di novembre, in una Casa Famiglia di Atene, assistiamo alla meraviglia che si compie in qualche coscia di pollo e un po' di musica trash.

N.